Chi era Aldo Salvatore Di Iuri, amato preside della scuola cosentina

E’ stato uno dei personaggi più importanti della Scuola militante calabrese degli anni a cavallo tra il primo e secondo millennio.

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    “Ci sono formule chimiche e matematiche che si fa fatica a ricordare, come si dà il caso per molti giovani quando sono interrogati; poi capita che escono dalle pagine di un libro ed entrano nei sentieri della nostra vita con semplicità e diventano di facile comprensione. Perciò se le sappiamo percepire ci insegnano tante cose semplici e tante cose complesse. Sono regole che si apprendono nel laboratorio della vita, basta avere dei buoni insegnanti e crederci …….” Oggi, queste parole, che Aldo Salvatore Di Iuri, storico Preside del Pezzullo, la prima ragioneria di Cosenza, scrisse per presentare ai suoi studenti un libretto sul corretto stile di vita, suonano quasi come un testamento spirituale, si presentano in mezzo ai cento altri ricordi e diventano voglia di raccontare qualcosa di Lui. Schivo, poco incline alle chiacchiere, solo qualche sorriso accennato esprimeva un suo compiacimento a discorsi intrapresi. Lo conobbi già Preside con un passato da chimico che ricordava spesso e che gli permise con i suoi collaboratori di dare senso e nuova vita a tutte le antiche attrezzature scientifiche dismesse ammucchiate nei depositi dell’Istituto che guidava, catalogarle, descriverle e abbinarle ai nuovi strumenti, per poi metterle nelle teche creandone un piccolo museo da fruire on line, ma anche da visitare in bella esposizione accanto all’Auditorium, che Lui aveva tanto voluto. Una infinita dedizione e profonda abnegazione per la Scuola, sempre in giro per le classi sui vari piani. Per chi partecipava ad una riunione nella sua Scuola proverbiale era il momento della “ricreazione”. Ci si aspettava una pausa per andare a prendere anche noi un caffè, invece Lui scattava come una molla, si congedava con impaccio e con la sua riconosciuta timidezza spiegava di dover uscire nel cortile per far ricreazione con i suoi Studenti. Era il momento giusto per confrontarsi con i ragazzi sui temi più complicati della giornata, sulle questioni o storie recenti che in una comunità scolastica così complessa non mancano mai. Rientrando, si scusava, poi, per la sua assenza e con frasi brevi, secche e concise analizzava con profondità i problemi, con la coscienza di non possedere la verità in tasca e dunque consapevole della necessità di esercitare gli strumenti del dialogo, del confronto, dell’ascolto: è con questo prezioso esercizio che ha svolto un servizio alla Scuola, educando le giovani generazioni al senso critico dello scambio di idee e alla profondità del dialogo. Riflettevo su questo suo fare – ogni volta mi lasciava spiazzata – che dimostrava, però, la responsabilità del buon educatore, alla quale siamo tutti chiamati quando si tratta di capire, trovare la soluzione giusta e operare per la realizzazione del bene comune di tanti giovani studenti. La ricerca e la sperimentazione di metodi didattici nuovi, la raccolta degli antichi strumenti scientifici del Pezzullo, Istituto che unisce la storia di tanti giovani cosentini e non, l’attenzione a rendere efficiente e moderna la vecchia struttura edilizia, la volontà e pervicacia di aprire il primo Liceo Tecnologico, la predilezione per lo sport, dimostrano la poliedricità del suo carattere, rispettoso del passato ed aperto al futuro e, se ce ne fosse bisogno, il suo amore e attaccamento per la Scuola. Questo è il sentimento che ci spinge a ricordare il suo valore come educatore e come uomo e perché questo rimanga vivo, auspichiamo l’intitolazione, a suo nome, di una delle sale del Pezzullo. Raccontare Aldo Salvatore Di Iuri oggi è un’occasione importante per far sentire ai ragazzi il forte legame che ci unisce ai bravi maestri, per renderli partecipi dell’importanza di gestire con serietà e coscienza la Cosa Pubblica. Credo che le nuove generazioni debbano essere consapevoli che c’è stato in Calabria un Preside ricco di valori, di voglia di innovare, di spunti di ricerca a nuovi stili educativi, di partecipazione coscienziosa, attiva e reale alla propria missione e allo stesso tempo ricco di sentimenti di bontà e di comprensione. E Di Iuri ha rappresentato uno dei personaggi più importanti della Scuola militante calabrese degli anni a cavallo tra il primo e secondo millennio.

    Giovanna Giulia Bergantin

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