La truffa dei gratuiti patrocini

Alcuni avvocati si sarebbero fatti pagare, durante diversi processi, la parcella nonostante i loro assistiti dovessero essere difesi gratuitamente

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    È una storia che Cosenza ha già vissuto durante lo svolgimento dei primi processi per mafia. Si era fatto un gran parlare di questa vicenda, poi il nulla. Di che si tratta? Di alcuni avvocati che difenderebbero imputati ammessi al gratuito patrocinio e nonostante, ciò si farebbero pagare anche indennizzi e compensi giustificati come rimborsi spesa. A denunciare questa nuova presunta truffa è stato un giovane dell’hinterland che è stato arrestato a Trento per spaccio di droga nei mesi scorsi. L’indagato, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, avrebbe riferito agli investigatori che circa un anno fa era stato fermato a Cosenza per spaccio di eroina. Avrebbe nominato il suo avvocato. A questo avrebbe spiegato di non essere in grado di pagare la parcella. Il difensore, per nulla preoccupato, avrebbe predisposto e ottenuto per il suo assistito il gratuito patrocinio. Ed è qui, che arriverebbe la sorpresa. Il giovane pusher al Pm competente avrebbe riferito che il penalista lo avrebbe invitato a sborsare oltre mille euro come spese per i relativi adempimenti burocratici. L’inquisito successivamente avrebbe versato la cifra chiesta dal penalista. Non si sa se sia stato assolto o meno ma, a questa denuncia se ne sono aggiunte altre che riferirebbero che alcuni legali di Cosenza e provincia per garantire la difesa ai meno abbienti, oltre al gratuito patrocinio avrebbero preteso somme in più. Episodi che si sarebbero verificati anche negli ultimi processi per mafia e droga a Cosenza e a Paola. Comunque, ad aprire un fascicolo investigativo è stata la procura di Caltanissetta dove durante un processo per droga un imputato di Cosenza avrebbe spiegato ogni dettaglio su questa truffa che sarebbe messa in atto da legali di cui alcuni abbastanza noti. Da ricordare che la Cassazione precisa che chi è ammesso al gratuito patrocinio non deve sborsare neppure un euro mentre il legale che fa credere al suo assistito si assicura un ingiusto profitto e può essere accusato di truffa. E meno male che “la legge è uguale per tutti”.

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