Ugo Vetere scrive una lettera ai parlamentari calabresi

“Modificate il fondo di solidarietà comunale”

Più informazioni su


    Ugo Vetere, sindaco di Santa Maria del Cedro, ha scritto ai parlamentari calabresi, manifestando la propria contrarietà al fondo di solidarietà comunale. Sono, infatti, 592 i comuni italiani interessati e dovranno restituire il 71,46 % su base annua delle somme versate dai proprietari di immobili a titolo diIMU. “Chiedo ai Parlamentari di tutti gli schieramenti politici – afferma Ugo Vetere – di attivarsi, affinchè la norma che dal 2012 sta portando i comuni al default venga immediatamente caducata o quantomeno modificata. E’ infatti inconcepibile che lo Stato prelevi dal Comune che mi onoro di rappresentare circa € 2.000.000,00 annui, a fronte di un incasso di poco più di € 2.600.000,00. I Comuni colpiti dall’istituito fondo non sono più in grado, non solo di poter chiudere il Bilancio ma neanche di fornire i servizi indispensabili, con l’invito altresì per i Sindaci a far fronte comune e ad investire della questione i propri rappresentanti locali (Parlamentari di qualsivoglia appartenenza politica)”. È il sindaco Vetere chiede la presentazione di un provvedimento affinchè la norma istitutiva del fondo di solidarietà comunale venga quanto meno “ modificata in ordine alla percentuale di prelievo che i comuni indicati nell’allegato 4, colonna 4 del D.P.C.M. 18/05/2016 ad oggi devono sopportare “, ma crede che sarebbe meglio eliminarla del tutto. E continua la sua esternazione sostenendo che il Governo centrale farebbe meglio a prelevare delle somme versate dai proprietari di immobili a titolo di IMU delle somme versate dai proprietari di immobili a titolo di IMU altrove,” magari eliminando sprechi conosciuti da tutti (come contributi ad associazioni, fondazioni, giornali), la somma che viene prelevata ai 592 comuni italiani ridotti ormai a meri “ esattori della tassazione”. Una piccola comunità come Santa Maria del Cedro ha sempre più difficoltà, infatti, a garantire i servizi essenziali quali la mensa scolastica, lo scuolabus, il servizio idrico, la raccolta dei rifiuti, il sociale. A farne le spese, ancora una volta, quindi, le categorie più deboli.

    Tania Paolino

    Più informazioni su