San Giovanni in Fiore: I lavoratori di “Città Pulita” rischiano di restare senza lavoro

Emergenza occupazione in Sila. La cooperativa chiama in causa il Comune

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    “Il Comune di San Giovanni in Fiore sta finora rinnegando i suoi stessi atti sulla differenziata. Il tutto a discapito dei 21 lavoratori di “Città pulita”, che sta per chiudere perché il municipio non vuole intervenire, nonostante gli atti e i fatti lo impongano. A palazzo prevalgono una sordità e un’indifferenza ostinate, rispetto ai diritti di questi operai. Il sindaco ritiene, peraltro, che la specifica attività della commissione consiliare “Controlli” sia, per quanto testimoniatomi, “una pagliacciata”. Non si era mai vista, qui, una delegittimazione istituzionale del genere”. Questo lo sfogo dei lavoratori della cooperativa, fatto circolare stamattina, che stanno cercando di far conoscere le ore difficili che stanno attraversando all’opinione pubblica. 

    Di ieri è, invece, la seguente comunicazione che riportiamo virgolettata: “La storia è quella di un bando comunale per il servizio della raccolta differenziata nel Comune di San Giovanni in Fiore – come si legge in una nota inviata ai giornalisti e che ricostruisce la storia della raccolta differenziata a San Giovanni in Fiore secondo i lavoratori di “Città pulita”- viene pubblicato il bando, poi viene prorogata la scadenza dei termini per la presentazione delle offerte. L’importo a base d’asta è di 5,5 milioni di euro per 5 anni. Non sono noccioline. Durante la proroga dei termini, le ore dei lavoratori vengono diminuite da 6 a 4, peraltro senza un accordo sindacale con i 21 lavoratori da inserire d’obbligo in salvaguardia, cioè quelli della cooperativa locale “Città pulita”, che ha sempre gestito sul posto il servizio rifiuti. Nella procedura pubblica, la salvaguardia viene estesa a 6 unità di personale esterne alla predetta cooperativa. A riguardo il sindaco argomenta che, comunque, queste 6 unità “facevano parte del bacino”, in quanto negli anni passati avevano lavorato con “Valle Crati”. Non è una motivazione robusta, sia chiaro. Il riferito avviso di proroga non viene pubblicato, come chiede espressamente l’Autorità nazionale Anticorruzione (Anac), sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

    Il Comune risponde, in proposito, esibendo il parere di uno studio legale cosentino. Vince la gara un’associazione temporanea di imprese formata da “Presila cosentina” (a maggioranza pubblica, con la partecipazione del privato Ecologia oggi”) e da “Locride Ambiente” (a maggioranza pubblica, con la partecipazione del privato “Ecologia oggi”. La vittoria avviene con un punteggio sensibilmente più alto per l’offerta tecnica, non per quella economica. Tale offerta tecnica prevede, oltretutto, l’assunzione di altre 3 unità di personale. I fondi sono insufficienti, anche considerando il ribasso, per applicare il contratto di categoria. Dunque i dipendenti di “Città pulita” devono, senza accordo sindacale preventivo, che la giurisprudenza ritiene obbligatorio, ingoiare l’amara pillola di ricevere uno stipendio più basso del dovuto.

    Negli atti di gara si legge che, alla firma del contratto con il Comune, il vincitore doveva pagare ad Asmel consortile l’1,5% del totale, per i servizi di committenza ausiliari resi da questo operatore, che, già prima della conclusione della procedura, aveva ricevuto un’ampia inibizione dall’Anac, confermata dal Tar del Lazio. Il ricordato pagamento, sappiamo, non è ancora avvenuto, benché il suddetto contratto sia già stato firmato. Negli atti di gara si legge, ancora, che il vincitore avrebbe dovuto indicare, alla firma del contratto, la sede del proprio centro servizi e dimostrarne il titolo. Questo non è ancora avvenuto. Non risultano inserite nel contratto firmato le 3 unità presentate dal vincitore nel proprio progetto.

    Ora, il punto è semplice – scrivono i lavoratori – quando si firma un contratto, per cui il segretario comunale fa da notaio, vanno controllate tutte le carte.

    Ci sono delle responsabilità degli uffici comunali? Perché non sono stati eseguiti tutti i controlli del caso? Il sindaco intende provvedere o vuol continuare a dire che è “tuttappostu”?

    Perché devono rimetterci gli operai di “Città pulita”, che hanno sempre lavorato duro, anche con la neve, il ghiaccio e il freddo polare?

    Il sindaco non viene dal sindacato? E gli altri consiglieri comunali – esclusi Antonio Lopez, Angelo Antonio Gentile e Giuseppe Bitonti, che sono intervenuti più volte nel merito – vogliono continuare a tacere? Deputati Dalila Nesci e Paolo Parentela, questa è la Calabria, nonostante la storia regionale sui rifiuti, il lunghissimo commissariamento governativo per l’emergenza ambientale e la retorica del nuovo corso, cui buona parte dei soliti politici non sa rinunciare”.

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