Quattromiglia. Studentessa universitaria ‘posseduta’ da un branco in un parco

Il racconto della ventenne al vaglio degli inquirenti

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    Una notte di singhiozzi e paure. Un incubo di violenza ripetuta e mani ovunque. Sudici e aggressive. Scrivere su e di un’aggressione sessuale ai danni di una donna, non è semplice. Il rischio di “toccare” con le parole, con i dettagli, con le ricostruzioni quel corpo, già “sporcato” dalla violenza animalesca di “maniaci”, ancora senza nome e senza volto, è altissimo. Così come è alta anche la difficoltà del cronista, di fare il suo dovere, raccontando questa storia. Che “puzza” di orrore e disumanità. Che trasuda depravazione ed “eiacula” sadismo, perverso e malvagio. Questa storia si consuma a Rende, in piena notte. La trama di questo film dell’orrore e della paura, “girato” nella buia e solitaria Quattromiglia, parla di una giovane studentessa universitaria. Una 20enne, crotonese, dopo una serata, forse l’ennesima, di allegria e spensieratezza, con amici, amiche, se ne stava tornando a casa. La strada, fatta e rifatta chissà quante volte, era buia e desolata. Ma lei, forse con l’ingenuità dei suoi vent’anni e con la convinzione di non correre alcun pericolo, s’è messa in cammino verso casa. Chissà lungo la strada, avrà rivissuto la felicità dei momenti, ricordato la simpatia di una battuta, rievocato la spensieratezza di un divertimento o la gentilezza di un complimento ricevuto. Chissà. Lungo la strada, però, ad un tratto, è stata afferrata da un gruppo di persone, un “branco”, composto da almeno cinque uomini, volti travisati dall’oscurità, che l’ha strattonata e palpeggiata e l’ha presa con violenza, abusando, ripetutamente, di lei. La ragazza, ipnotizzata dalla paura e prigioniera della perversione di quel “branco” misterioso, non è riuscita a gridare e a chiedere aiuto. Finita la violenza, quel gruppo di “maniaci” l’ha abbandonata per terra, come un oggetto. Lasciandola sola e disperata, in mezzo al silenzio “assordante” del parco. Lei, tremolante, ferita, stordita, impaurita, ha cercato di recuperare tutte le sue forze per arrivare fino a casa. Lì ha avuto, tra le mura domestiche e sguardi comprensivi, il coraggio di raccontare tutto. Il coraggio e la forza di condividere quell’orrore. Subito. Poi, la corsa in ospedale, sorretta dalle carezze e dall’affetto delle amiche. Ai medici del pronto soccorso dell’Annunziata, ha, tra le lacrime e i singhiozzi, tra i tremori e i toementi, raccontato di quell’uomo che s’è impossessato di lei, “strappandole” di dosso, non solo, i vestiti, ma l’anima. Che sanguina, che sente dolore. Che piange. Disperata. I medici, raccolta storia e tranquillizzata la ragazza, hanno allertato la sala operativa del 112. I sanitari, secondo quanto filtrato dall’area triage del Pronto soccorso dell’Annunziata, pare che non abbiano trovato “tracce e prove” della violenza subita. Né segni evidenti dell’accanimento sessuale subito dalla 20enne. I carabinieri della Compagnia di Rende hanno avviato le indagini, cercando di dare un volto, un nome e un’età a quei demoni. Maniacali e perversi. Un’informativa sull’accaduto è stata trasmessa al procuratore capo della Repubblica di Cosenza., Mario Spagnuolo La 20enne, probabilmente, verrà riascoltata dagli inquirenti.

     

    Carmine Calabrese

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