Sbarcati 635 immigrati nel porto di Corigliano. Bene la macchina dell’accoglienza

Efficace il sistema dei controlli messo in piedi dalle forze dell'ordine all'arrivo della Vos Hestia

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    E’ stata una giornata estenuante quella di oggi a Corigliano Calabro. Come previsto, 635 richiedenti asilo sono sbarcati sulla nave Vos Hestia, assistiti da Save the children, provenienti quasi tutti dall’Africa sub shariana, ad eccezione di due siriani e di 50 dal Bangladesh. Sono arrivati al porto intorno alle 9.30 e le operazioni di sbarco si sono concluse intorno alle 14. Sul posto erano ad attenderli la Croce Rossa, la Misericordia, personale del ministero della Salute, polizia, carabinieri, guardia di finanza e guardia costiera. Anche numerosi mediatori culturali, che hanno comunicato con gli immigrati sia in inglese che in arabo. Ognuno di loro aveva addosso la coperta termica, portava uno zaino e un asciugamano in mano. Sembravano in buone condizioni di salute, ma appena sbarcati sono stati rifocillati con acqua e cibo, quindi sottoposti alle visite mediche secondo il protocollo. E alle visite sono stati riscontrati numerosi casi di scabbia, propagatasi sulla nave anche a causa della promiscuità. Tutti erano partiti dalla Libia: qualcuno era lì da oltre un anno, vi aveva trovato addirittura un lavoro, altri da poco più di un mese. Ci risulta che si sia verificato un episodio particolare: ai due siriani si era aggiunto un giovane di diciotto anni circa, che affermava di essere di Aleppo, per contraddirsi in seguito sostenendo di provenire dalla capitale dello stato medio orientale, ovvero Damasco. Inoltre, non sembrava parlare nella lingua araba quanto piuttosto in un dialetto nordafricano. Questo giovane sarebbe stato fermato dalle autorità per ulteriori controlli. Con ogni probabilità, ha affermato di avere la nazionalità siriana per poter beneficiare dello staus di richiedente asilo, che spetta a chi proviene da un paese in guerra, e la Siria lo è. Oppure, si è nascosto sul barcone perchè scafista o, addirittura, perchè costretto dagli scafisti. Ripetiamo: al momento, non ci è dato sapere altro. Per il resto, la Calabria oggi ha fatto un’ottima figura, dimostrando una buona organizzazione – gestire un numero così elevato di immigrati, in un porto piccolo, come quello di Corigliano, non era semplice – ma, soprattutto, ha rafforzato la sua naturale e antica vocazione all’accoglienza, mettendo all’angolo, almeno per oggi, le brutte storie di sfruttamento cui ci sta abituando la cronaca più recente.

    Tania Paolino 

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