IL COMMENTO. D’Aversa e Frattali ‘vendicano’ i lupi

I due calciatori del Parma sono stati gli artefici della resa dei friuliani (di Carmine Calabrese)

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    Una vendetta, sportiva, lunga 11 metri. C’è anche tanto cuore rossoblù nel sofferto e fortunato passaggio del Parma alla finale dei play off. Il coriaceo, volitivo e ben organizzato Pordenone di Tedino è stato “matato” solo ai calci di rigore. Un “passaggio” costruito in panchina da Roberto d’Aversa, ex metronomo dei Lupi, ai tempi della cadetteria (era la stagione 1999-2000, ndr), protetto da “spiderman” Pierluigi Frattali in porta, ex custode della porta rossoblù alcune stagioni fa e messo in cassaforte da Lucarelli, Alessandro, fratello di Cristiano che in riva al Crati ha lasciato il segno come bomber, come “compagno” e come ultrà. Sono stati questi tre gli artefici del successo del Parma. Con il passaggio del turno e con l’accesso alla finale di giorno 17, il Parma ha vendicato il Cosenza, eliminato proprio dal Pordenone. D’Aversa, quella grinta che da calciatore ha dimostrato sul campo, l’ha portata anche in panchina, allenando un gruppo di uomini, prima che di calciatori, che si sono rimessi in gioco per riportare il Parma dall’anonimato della terza seria, ai trionfi in massima seria o alla riconquista dell’Europa. Frattali, diventato cosentino quasi doc per acclamazione popolare e per indole da Lupo, proprio da Cosenza, con il Cosenza e grazie al Cosenza ha trovato il passpartout per entrare nel calcio che conta. Era il campionato 2013-2014 e l’allora pipelet silano, scelto dal direttore sportivo Ciccio Marino, altro Lupo doc, stregò tutti. Reattivo tra i pali, sicuro nelle uscite, preciso nel gioco aereo, abile con i piedi e ipnotizzatore di attaccanti e centrocampisti avversari, il nome Frattali finì sul taccuono di numerosi direttori sportivi e consulenti di mercato, anche esteri. Poi la corte dell’Avellino. E Frattali lasciò la Sila per l’Irpinia. Rimanendo, però, sempre un Lupo, dentro. 

    Carmine Calabrese

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