Trinchera ‘immagina’ il nuovo Cosenza. E la città vuole la B

L'ennesima scommessa. La squadra rossoblù riparte dal diesse del Virtus Francavilla

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    Stefano Trinchera, artefice di una stagione decisamente straordinaria, ha deciso di accettare il corteggiamento del patron Guarascio, legandosi ai Lupi per un progetto sportivo, umano e professionale di durata biennale. Di Trinchera, della sua grinta da calciatore (ex bandiera del Lecce, ndr) della sua competenza calcistica e del suo fiuto nello scoprire talenti e nell’assemblare squadre toste, si è detto, si è letto e si è scritto tanto. Trinchera arriva a Cosenza con i gradi di vincente. Ma la vera sfida sarà far vincente il Cosenza, rimasto orfano di Aladino Valoti e ferito dall’eliminazione nella corsa alla B. Il Cosenza targato Trinchera nascerà a breve. Radio mercato, infatti, assicura che il diesse ha una lista di suoi uomini di fiducia. Una lista di calciatori che immagina con il rossoblù addosso. Prima di tutto, però, il nuovo diesse, di comune accordo con il patron rossoblù e con lo staff dirigenziale silano, dovrà trattare la questione allenatore. Il tormentone De Angelis sì, De Angelis no, De Angelis forse, sta tenendo banco. Per quello che questa squadra, soprattutto, nella post season ha dimostrato sul campo, la conferma del trainer romano dovrebbe essere una pura formalità. Ma, c’è qualcosa che a volte allontana, altre riavvicina il tecnico silano a risedersi sulla panchina del Marulla. Questione di inesperienza, questione di scelte, questione di ambizioni, questione di opportunità, questione di progetti. Trinchera, infatti, ha preso tempo e sfoglia la margherita. I nomi che circolano come papabili nuovi condottieri rossoblù sono tanti: dall’Autieri furioso con i Lupi e contro i Lupi, a Braglia, da Sottil a Vivarini, da Padalino a Campilongo, passando anche per profili rigorosamente top secret o per allenatori in cerca di sistemazione e rilancio. Chi la spunterà? Quel che è certo è che la scelta del tecnico è legata a doppia mandata con le ambizioni. La Cosenza calcistica, la Cosenza dei 12 mila di domenica 4 giugno, la Cosenza ferita dall’estromissione dal calcio che conta, la Cosenza pugnalata dalla Lega con quell’X, la Cosenza fermata dal palo di Lombardo, la Cosenza affondata da Maini lungo la Via del Mare, la Cosenza dei trionfi in serie D, la Cosenza che soffre, che ama, che vive con i Lupi e per i Lupi, sogna un campionato ambizioso e di vertice. Sogna un campionato da regalare alla storia. Sogna un trionfo, con i fuochi d’artificio. Rossoblù. Ma le prime ore di Lupo-Trinchera, sono dedicate anche al capitolo rinnovi. E, anche qui, saranno le motivazioni, le ambizioni, il budget e i dicktat societari a fare la differenza. Il Cosenza 2017-2018 parte da una certezza: Pietro Perina. Il Santo pugliese ha strappato l’aureola al suo ex allenatore Giorgio Roselli, la cui batteria di divinità si era scaricata con il pari interno contro il Catanzaro. Quel pari che, come si ricorderà, gli è costato posto e panchina. Il pipelet di Andria, con una condizione pisco-fisica, degna di un candidato sicuro alla conquista del pallone d’oro o dei guanti di platino, blindato da un triennale fino al 2019, è il sogno proibito di numerose squadre. Negargli un’occasione in B o un’apparizione in A sarebbe un vero sgarbo alle qualità umane e acrobatiche di uno dei migliori portieri in circolazione. Saracco, inchiodato al ruolo di dodicesimo, un altro campionato da spettatore non pagante, non ha nessuna intenzione di passarlo. In difesa, sicuro di posto e fascia è Paride Pinna. Il futuro di Blondett e Tedeschi, coppia di centrali tra le migliori in circolazione che, però, spesso nel campionato da poco concluso, ha girato spesso a vuoto, è in bilico. Sui due marcantoni difensivi c’è la Sambenedettese, ma sia l’ex doriano che il felsineo hanno estimatori in Lega Pro. Corsi, nato centrocampista e trasformato in difensore da Roselli, è il classico jolly che fa bene alla squadra, fa bene all’ambiente, fa bene allo spogliatoio. Meroni e Madrigali, penalizzati tanto dall’età, quanto dal loro utilizzo con il contagocce, torneranno presto alle rispettive case madri. A centrocampo c’è parecchio traffico. In uscita. Capitan Caccetta, potrebbe con il Pordenone, aver disputato la sua ultima partita con il Cosenza. Il capitano, dopo le due perle di Catanzaro e un inizio di stagione ad alti livelli, ha perso smalto, grinta e maglia da titolare. Capece, ex metronomo dell’Arezzo, arrivato in riva al Crati con un curriculum di tutto rispetto, ha vissuto un campionato anonimo e anomalo. Il biondo centrocampista, sulla cui carta d’identità alla voce segni particolari si legge: piedi buoni e ottima visione di gioco, blindato da un biennale, ha collezionato più minuti tra panchina e tribuna che in campo. Un vero peccato. Per lui e per la squadra. Ranieri, talento orobico, esploso in riva al Crati come il palermitano Fiordilino, tornerà all’Atalanta e poi, chissà. L’estro Mungo, responsabile del reparto fantasia, è sotto gli occhi di mezza Lega Pro, di altrettanta mezza serie B e di formazioni di categoria, intenzionate a sfondare nel calcio che conta. La casacca n 10, indossata da Cavallaro, potrebbe cambiare padrone. Il fantasista, dai piedi sopraffini, dalla visione di gioco allargata e dall’abilità balistica, potrebbe essere tagliato non da scelta tecnica ma dalla carta d’identità. Identico destino per D’Anna, uomo ovunque, calciatore d’esperienza, utile al gruppo e alla causa rossoblù. Letizia, indemoniato in alcune gare, esorcizzato in altre, potrebbe riprendere la strada per Foggia. E, anche in questo caso, poi si vedrà. Mendicino, strappato da Valoti nel mercato di gennaio, ad un’agguerrita concorrenza e premiato con un triennale, sarà la testa d’ariete e l’uomo immagine del Cosenza. Allan Baclet è in attesa di conoscere il suo futuro e aspetta una telefonata. Insomma, l’impressione è che gli spogliatoi del Marulla, sembrano la sala d’aspetto di un aeroporto o di una stazione ferroviaria. Tanti con la valigia in mano, in cerca di una destinazione. Da raggiungere o da cui ripartire. I prossimi giorni diranno tanto, tanto da più. Certo, la parola d’ordine è non sbagliare. Il lavoro degli scorsi giugno e luglio, fatto da Massimo Cerri, non ha soddisfatto la piazza e, forse, nemmeno la proprietà. Poi, Valoti tra dicembre e gennaio ha terminato la messa a punto e il Cosenza ha ripreso a viaggiare. Arrivando alle porte del sogno. Ora tocca al nuovo diesse aprire quella porta, sperando che, giocando tra il cognome del nuovo arrivato e il futuro, inteso come verbo, il Cosenza alla fine di maggio prossimo, Trincher…à. Finalmente. Ubriacandosi di passione. Rossoblù.

    Carmine Calabrese

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