‘Mancini era innamorato della sua città. Occhiuto sta lavorando bene per Cosenza’

LE INTERVISTE DI COSENZAINFORMA.IT Pierangelo Dacrema, docente presso l’Unical ed ex assessore della giunta di Giacomo Mancini: ‘Principe non fece il possibile per la concretizzazione della metro’. Del progetto attuale non conosco i dettagli, ma nella cui utilità credo fortemente’

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    Lorenzo Maria Alvaro, in una intervista per il Foglio per l’uscita del suo libro “La morte del denaro. Una lezione di indisciplina”, quando lo ha incontrato a Milano, lo ha definito un dandy. Pierangelo Dacrema, Professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari all’Università della Calabria, ha insegnato nelle Università di Bergamo, Siena, Messina e a Milano, alla Cattolica del Sacro Cuore, alla Bocconi e alla Nuova Accedemia di Belle Arti (NABA). Non solo, negli anni Novanta ha vissuto una importante fase politica in qualità di assessore ai Trasporti, all’Amaco e alla realizzazione della metro, nella giunta dell’ex sindaco Giacomo Mancini. La definizione di Lorenzo Maria Alvaro calza a pennello su Pierangelo Dacrema. Che sia un dandy lo si intuisce dal suo modo brillante di parlare, di raccontare il suo vissuto, i suoi viaggi e la sua passione per le auto. E allora capita che una sera lo si incontra in uno dei tanti locali della movida cosentina, dopo avere chiacchierato gli abbiamo chiesto se fosse possibile intervistarlo. Lui, ha accettato e dopo un paio di giorni Cosenzainforma lo ha beccato in Toscana.

    Lei è docente all’Università della Calabria di Economia. Non solo, negli anni Novanta è stato componente in qualità di assessore comunale nella giunta guidata da Giacomo Mancini. Che le è rimasto di quella esperienza?

    Di quell’esperienza mi rimane il bellissimo ricordo di un sindaco innamorato della sua città e di un gruppo di persone che, guidate e stimolate da lui, si trovavano impegnate per il progresso culturale, sociale ed economico di Cosenza.

    Mancini le aveva dato la delega ai Trasporti, all’Amaco e alla realizzazione della metro. Come è arrivato alla corte del “vecchio leone”?

    Giacomo e io ci conoscemmo casualmente in teatro, e la simpatia fu immediata. Ci si rivide nei bar, nei ristoranti e in Università, in occasione di convegni a cui lui, da politico eccentrico e colto, era realmente interessato. Poi, pronubo dell’amicizia, fu un indimenticabile amico che avevamo in comune, Tommaso Sorrentino, avvocato e docente dell’Università della Calabria .

    Foto di Ercole Scorza

    L’erede naturale di Giacomo Mancini (seppur separati da diversa ideologia politica) è l’attuale sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto. Quale la differenza tra i due e c’è qualche punto in comune?

    La differenza potrebbe consistere nel fatto che, anche per ragioni anagrafiche, Mario Occhiuto non dispone della grande esperienza politica che contraddistingueva Giacomo Mancini. Il dato in comune mi sembra che si possa riconoscere nella voglia e nella capacità di entrambi di fare, realizzare cose buone per il presente e il futuro della città.

    Nei giorni scorsi Occhiuto ha firmato un accordo programmatico per la realizzazione della metro a Cosenza. Cosa che fecero, circa 30 anni fa, anche Giacomo Mancini e l’allora sindaco di Rende, Sandro Principe. Perché non andò in porto quel progetto e che giudizio dà dell’opera i cui lavori partiranno da qui a breve?

    Nella mia qualità di assessore, tra l’altro, alla metropolitana leggera, ho sempre considerato la sua mancata realizzazione un mio personale fallimento. Credo tuttavia che, nonostante l’accordo, Sandro Principe non abbia fatto tutto il possibile per la concretizzazione dell’opera. Del cui progetto attuale non conosco i dettagli, ma nella cui utilità (se non altro sul piano concettuale) credo fortemente.

    Che ricaduta economica nell’area urbana, può avere la realizzazione della metropolitana a Cosenza?

    In estrema sintesi, la ricaduta economica positiva della realizzazione della metropolitana si esprime in almeno due forme: a) più lavoro, vale a dire maggiore impiego di risorse umane e materiali nell’area urbana, sia nella fase della costruzione che in quella della gestione e manutenzione dell’opera; b) diminuzione dell’uso dell’automobile in una zona dal traffico congestionato, maggiore raggiungibilità del centro storico di Cosenza e miglioramento generale della mobilità all’interno dell’area urbana (penso in particolare alle categorie degli anziani e degli studenti universitari fuori che sovente non dispongono di un mezzo di trasporto proprio). Si consideri poi che una coordinata e intelligente convivenza di mezzi pubblici di trasporto diversi (bus, metropolitana e taxi per esempio) non solo è possibile, è anche auspicabile, perchésemplifica la vita dei cittadini e migliora l’efficienza complessiva del sistema dei trasporti, senzanecessariamente danneggiare i risultati economici di uno specifico vettore.

    Sotto la gestione del sindaco Occhiuto si deve ammettere che la città ha fatto notevoli passi in avanti. Tuttavia i problemi sono tanti. Quale ricetta può dare per la rinascita della citta dei Bruzi?

    I problemi di Cosenza sono, in buona misura, i problemi del Mezzogiorno d’Italia. Il primo ingrediente della ricetta è la buona amministrazione, che significa buona politica, più efficienza dell’apparato pubblico a tutti i livelli, maggiore attenzione per i bisogni del cittadino. Del secondo ingrediente il Mezzogiorno non ha una disponibilità diretta: se lo slogan dell’economia continuerà a essere quello della competizione – e non quello della cooperazione -, il Sud perderà, come ha già perso, la battaglia, e il gap rispetto al resto dell’Italia e dell’Europa non potrà mai essere colmato. Anzi, sarà destinato ad aumentare.

    Cosa può consigliare ai tanti giovani che si laureano in Calabria ma sono costretti a emigrare in altre regioni oppure all’estero per trovare un posto di lavoro?

    Ai giovani universitari suggerisco, in primo luogo, di studiare con sempre maggiore impegno: c’è modo e modo di arrivare alla laurea. Ai giovani costretti a emigrare per trovare lavoro suggerisco di non demordere, non perdere la voglia e la speranza di rientrare più forti con l’intento di dare una mano alla loro terra (rendendola importatrice di idee, competenze e lavoro di buona qualità).

    Come si può risollevare una realtà come il Mezzogiorno e la Calabria in particolare se non si offre la possibilità di cambiamento alla classe politica?

    L’economia, in questa regione non si muove senza il traino del politico di turno…… La Calabria (in particolare Cosenza) è ormai culturalmente attrezzata, ben più di quanto lo sia politicamente. Accanto a bravi amministratori ce ne sono tanti altri non all’altezza dei loro compiti. E’ vero che stiamo parlando di una regione in cui l’economia si muove solo se si muove la politica. E proprio per questo occorre chiedere ai cittadini di compiere ogni possibile sforzo per selezionare al meglio la loro dirigenza politica. E ai bravi amministratori si può chiedere di non cedere a soluzioni di facciata, e di fare leva sulla vasta base di cittadini colti e di giovani brillanti e pieni di idee.

    Infine, mare e agricoltura sono le ricchezze di questa terra. Nonostante ciò, i bilanci sono sempre in rosso e le imprese chiudono. Cosa fare per invertire questa tendenza?

    Il mare, in Calabria, è una risorsa preziosa, ma spesso maltrattata: mi riferisco innanzitutto aicomuni in cui non si è neanche in grado di tenere pulite le acque. Quanto all’agricoltura, esistono molti esempi di eccellenza, tuttora non sempre abbastanza riconosciuti e sufficientemente potenziati. Se è vero che questi sono i settori trainanti (e almeno in parte è fuor di dubbio che lo sia), ci si concentri su di essi, sul piano dei comportamenti pubblici e privati, meglio e più di quanto si sia fatto finora. Accanto a ciò, esiste il turismo culturale, una risorsa economica fondata sull’esistenza di un patrimonio di luoghi singolari che non tutti conoscono. Chi li conosce (gli uomini di cultura) provveda a farne una mappa adeguata, e chi può pubblicizzarli (gli uomini della politica) provveda a salvaguardarli, valorizzarli e farli conoscere su ampia scala. La ragionevole ambizione sarebbe che gli uni e gli altri, privato e pubblico, cooperassero. Se i bilanci sono in rosso in tanti altri settori è perché, con ogni probabilità, la Calabria non si addice allo sviluppo di qualsiasi settore economico. E’ perché la Calabria, per mille motivi, non è “competitiva”, e forse non lo sarà mai, almeno fino a quando continuerà a essere imperante lo slogan della competizione così come è intesa nella teoria e nella pratica.

    Astolfo Perrongelli

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