Confiscati beni per oltre 700 mila euro a Francesco Patitucci, reggente della cosca ‘Ruà-Lanzino’

Le Fiamme gialle di Cosenza hanno notificato sia a lui che ad un suo familiare due misure di prevenzione personali

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    La Guardia di Finanza di Cosenza ha confiscato a Francesco Patitucci esponente del clan di spicco Ruà-Lanzino, un patrimonio di oltre 700mila euro, su disposizione del tribunale di Cosenza, e due misure di prevenzione personale, uno a lui e un’altra ad un suo parente Giuseppe De Cicco, considerato non estraneo alla stessa cosca. La confisca è avvenuta su richiesta della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro diretta dal procuratore capo Gratteri, a seguito di una articolata e complessa attività di accertamento. Contestualmente, la divisione di polizia anticrimine della questura di Cosenza ha dato corso alla misura di prevenzione personale che è il frutto di una dimostrata e pericolosa tendenza dei destinatari verso logiche di violenza e sopraffazione. In particolare nei confronti di Patitucci è stata applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di p.s. per la durata di quattro anni con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, mentre nei confronti di De Cicco la sorveglianza speciale per la durata di anni tre. Patitucci, ritenuto ai vertici della cosca, si trova attualmente detenuto per violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale e per violazione legge armi e già condannato per il delitto di associazione mafiosa e reati connessi con sentenze di primo e secondo grado (divenuta irrevocabile nel 2015), nelle quali è stato condannato per appartenenza all’associazione mafiosa denominata “Lanzino/Rua” e riconosciuto quale “reggente” della consorteria, nonché per la commissione di reati di estorsione e di usura aggravati dall’art. 7 L. 203/91. Peraltro il capo clan era già stato condannato per la partecipazione all’associazione mafiosa denominata “Pino-Sena”, con sentenza della Corte di Assise d’Appello di Catanzaro, divenuta irrevocabile nel 2000. Giuseppe De Cicco, invece, è legato da stretti rapporti di natura familiare con il reggente del clan ed è indicato nei provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria come intraneo alla cosca “Ruà-Lanzino”, prevalentemente con compiti di riscossione dei proventi dell’usura praticata dal clan. La confisca è stata possibile grazie anche al lavoro certosino svolto dai finanzieri calabresi del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cosenza, diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, che hanno svolto accertamenti patrimoniali nei confronti dei proposti nonché dei loro prossimi congiunti.

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