Giù il cappello per un grande Giannini

L’attore ha declamato poesie, ieri sera, al festival “Leoncavallo”, accompagnato dal sax di Marco Zurzolo

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    Nonostante la grande fama, il maestro di teatro e cinema italiano Giancarlo Giannini entra in punta di piedi e si presenta al pubblico accorso numeroso, ieri, alla penultima serata del festival internazionale Ruggero Leoncavallo, a Montalto Uffugo, con un recital di ventiquattro poesie dal titolo: Parole Note. Un cammino, che racchiude il meglio della cultura poetica, accompagnata dal sound struggente del sassofonista Marco Zurzolo e trio. Il recital è un monologo tra l’attore e il pubblico e sembra nascere con la consapevolezza che c’è bisogno di divulgare, in questo mondo sempre più omologato e globalizzato, la bellezza della parola e delle oscillazioni musicali della nostra nazione e non. La forza, la capacità evocativa della sua voce, non può che suscitare emozioni, ricordi, sensazioni in chi ascolta. Un percorso di riflessione che induce lo spettatore a non subire passivamente l’arte della poesia ma a reagire e aprire la porta della dimensione eterna, celebrativa, senza tempo come quella della poesia stessa. La scenografia viene offerta dal bel gioco di luci che illumina la facciata del Duomo, gli strumenti, lo sgabello e il leggio. Poi, con lettura e vibrante interpretazione, che conferma le attese del grande attore qual’è, inizia la kermesse. Tra brani jazz e poesia Giannini ci porta sul tema dell’amore e della donna con Pedro Salinas (la voce a te dovuta) e poi via con Garcia Lorca (Federico) Poliziano (Angelo) Quasimodo (corpo di donna) Dante (la vita nova) Renata Pisu (è un mondo cattivo- la prima volta che ti vidi) Petrarca (benedetto sia…) Alda Merini (se avess’io) Francesco Melosio (bella bocca) Shakespeare (marc’antonio- essere o non essere) Ungaretti (12-9-66) Leopardi (silvia- infinito) Ada Negri (bacio morto) Neruda (XXVII- il tuo sorriso) Cecco Angiolieri (sonetto 86) Elizabeth Barret (browning) Pasolini (supplica a mia madre) J. Prevert (questo amore). Il tutto ravvivato e pienamente integrato nel fulcro del viaggio dalle note trascinanti di Marco Zurzolo e il suo trio tutto partenopeo che portano il pubblico verso il bis e gli applausi finali ma con la consapevolezza di aver vissuto, anche se solo per una sera, in un mondo che quasi non esiste più.

    David Corniola

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