In un pomeriggio di “ordinaria (?) follia” al pronto soccorso, un pensiero va a Scura e ad Oliverio

Resoconto semiserio di un pomeriggio d’attesa al pronto soccorso dell’Annunziata di Cosenza. Tra caos, difficoltà organizzative, soccorsi e visite rallentate e mancate. Risolutorio intervento di due medici del “San Francesco Di Paola”, Pasquale Gagliardi e Guglielmo Guzzo

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    Quella che stiamo per raccontare è una storia vera, vera come tutte le storie di mediocre, ordinaria, buona, buonissima sanità che si consuma nelle sale di un pronto soccorso di un ospedale importante come quello dell’Annunziata di Cosenza, nonché in una sala operatoria di un “ piccolo “ ospedale della costa tirrenica , il “San Francesco di Paola”, per l’appunto. Pomeriggio d’agosto, giorno otto, per la precisione. Il caldo, l’afa e le fiamme hanno superato ogni limite di sopportazione umana, la città è violentata da un incendio e si teme il peggio per uomini e cose. Prologo necessario, apparentemente non attinente al prosieguo della cronaca. La paziente Rossana (è un nome di fantasia, ma la paziente è vera) si reca al pronto soccorso dell’Annunziata in preda ad un violento dolore toracico, che perdura da circa due giorni. Sono le 16.01. All’ospedale viene immediatamente sottoposta ad elettrocardiogramma, pressione, ossigenazione, e, per fortuna, si scongiura un problema cardiaco, almeno nell’immediato. Le viene attribuito un “codice giallo”, che in base all’ordine di gravità dei quattro codici colore assegnati durante un triage evidenzia come il paziente possa presentare “una parziale compromissione delle funzioni dell’apparato circolatorio o respiratorio, lamentando dolori intensi. Non c’è un immediato pericolo di vita, ma necessita urgentemente di un controllo medico.” Arriviamo al dunque. La signora Rossana “codice giallo” si lamenta per i forti dolori di stomaco e di spalla, ha un senso di nausea , ma i tempi di attesa per una sua probabile visita sono stimati intorno a 2 ore e 40 minuti circa. La sala d’attesa dell’Annunziata, quel pomeriggio è uno scenario apocalittico, di cui ogni civile cittadino dovrebbe vergognarsi ed insorgere. Malati dovunque, nei corridoi, a terra, anziani, giovani, giovanissimi, una signora assalita da una colica addominale urla chiedendo di essere visitata perché proprio non ce la fa. Ma nessuno la assiste. Nessuno la può assistere. Ci sono urgenze, e quelle hanno la priorità. Un padre disperato perché il figlio sta male dalla mattina, minaccia di chiamare i carabinieri. E stavolta non è colpa dei medici. Ci sono, ma sono pochissimi e non sanno a chi prima dare aiuto. Siamo in guerra, ebbene si, nel nobilissimo XXI secolo la sanità in Calabria è assalita dai predoni. Torniamo a Rossana “codice giallo”. Dopo due ore e più di attesa, dolori che perdurano, nessuno che interviene, decide di abbandonare il campo. Sono le 18.30 circa. Il mattino seguente, però, le sue condizioni non vanno meglio, anzi peggiorano, Rossana si rivolge all’ospedale di Paola, il San Francesco. L’intervento immediato ed il “fiuto” del medico Pasquale Gagliardi , anestesista rianimatore , si rivela provvidenziale: Rossana necessita urgentemente di una gastroscopia. “Ipse dixit”. Gagliardi si consulta col gastroenterologo Guglielmo Guzzo, insieme valutano il caso, convocano la squadra,e nel giro di mezz’ora la paziente si ritrova in sala operatoria per una gastroscopia con sedazione. Risultato: gastrite con sanguinamento. Rossana, dismesso il “codice gialo”, trova appena la forza di ringraziare i medici Pasquale Gagliardi e Guglielmo Guzzo, ex primario di Paola, attualmente “in esilio” a Rossano, che non hanno esitato un attimo nel prendere la decisone più giusta, nonché tutta l’equipe della sala operatoria del “piccolo” ospedale “San Francesco di Paola. Allora, caro commissario alla Sanità regionale Massimo Scura e caro presidente della Regione Mario Oliverio, se il 31 di Febbraio , dunque in un giorno impossibile, vi venisse una leggera colichetta perché non avete digerito bene il pranzo, e vi venisse voglia di andare a testare in incognito come si vive e si lavora nelle realtà sanitarie calabresi, assistendo impietosamente allo sfascio, chiedetevi entrambi se l’articolo 32 della costituzione italiana è ancora di moda. Passate un pomeriggio al Pronto Soccorso di Cosenza, ospedale primario che dovrebbe fornire cure e tutele a tutti i pazienti che giungono da qualsivoglia paesino dell’ hinterland, osservate gli occhi e il fisico mortificato e dolorante di chi è in attesa di una visita che potrebbe arrivare troppo tardi. Siamo al punto di non ritorno. E se non era per la solerzia di due medici capaci e volenterosi del piccolo ospedale “San Francesco di Paola”, Rossana, paziente “codice giallo” a quest’ora avrebbe già avuto, almeno, un bel buco nello stomaco!

    Francesca Pecora

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