Monica Zinno: ‘Il parto in casa non è meno sicuro di quello nelle strutture sanitarie’

La presidente dell’associazione G. Rodari ha relazionato a Roma in merito alla proposta di legge regionale sul parto in casa

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    “Parlare di parto in casa, a volte, spaventa poiché si ritiene che esso metta a repentaglio la sicurezza di mamma e bambino. Non è cosi. Gli studi ci dicono che un parto è tanto più sicuro quanto più la mamma è consapevole di ciò che sta vivendo. Consapevolezza spesso negata a causa della mancata informazione e dello scarso coinvolgimento della partoriente che troppo di frequente viene sottoposta anche a forme di violenza ostetrica che solo ora stanno ottenendo riconoscimento tramite anche una proposta di legge nazionale che ha il fine di contrastarle. Esistono troppi abusi sulle donne, anche da parte di chi dovrebbe tutelarle cioè dai professionisti della salute”. E’ quanto ha sostenuto Monica Zinno, presidente dell’Associazione G. Rodari, che ha relazionato il merito alla legge regionale “Il ruolo delle associazioni di madri in Calabria nel promuovere le legge regionale sul parto in caso” durante la Conferenza stampa di presentazione dei dati della Prima indagine nazionale sulla violenza ostetrica in Italia, realizzata da Doxa e OVOItalia. “Le donne e il parto”. Questo il titolo dell’incontro al quale hanno partecipato studiosi ed esperti del settore nel Palazzo delle Esposizioni in via Milano a Roma. La proposta di legge regionale presentata dall’associazione G. Rodari è la prima nelle regioni del Sud. Un testo di legge seguito con attenzione da studiosi e istituzioni del centro e del Nord del Paese per la capacità di leggere un fenomeno così complesso alla luce della libertà della donna in modo incondizionato. “Lasciar nascere invece che far nascere è il principio fondamentale – ha affermato Monica Zinno – di questa proposta di legge, lo spirito, la ratio che coincide esattamente con ciò che le donne desiderano. Tutte le donne ascoltate, incontrate, intervistate hanno espresso la forte esigenza di potersi determinare nel momento che considerano esclusivo e privilegiato. Umanizzare il parto per recuperare la dimensione intima, personale, relazionale di questa esperienza è una necessità grande in un momento storico in cui prevale la generale disponibilità ad adeguarsi a una vita dove ogni cosa deve essere rapida, priva di emozione, pianificata, indolore, funzionale solo a sopravvivere correndo e producendo”. “Diffondere una cultura della nascita fisiologica – ha sottolineato Monica Zinno – e fare in modo che le donne si approprino del proprio ruolo attivo e da protagoniste rispetto alla gestione del proprio parto come non è stato mai loro concesso in nessuna epoca storica. Non si tratta di stabilire se sia meglio il parto in casa o in ospedale, se il marito debba assistere o no, se l’allattamento al seno sia indispensabile e da agevolare a tutti i costi, se le evidenze scientifiche impongano alcune pratiche piuttosto che altre, ma permettere alle donne di accedere a informazioni corrette e libere da interessi e finalità “altre”. E potere scegliere. Ognuna secondo i propri vissuti, diversificando il più possibile l’offerta. sia urgente una lotta sinergica per ribadire un No secco alla violenza di stato sul corpo delle donne”.

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