Il disagio si riposa tra le colonne dell’autostazione

LA RIFLESSIONE. La speranza di una vita migliore aspetta la corsa giusta

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    Diapositive di precarietà esistenziale. Passeggiando per la città, capita, spesso, di “inciampare” su sorrisi, gesti, facce, racconti e vite che fanno riflettere, fanno commuovere, fanno emozionare. E, spesso, fanno anche male. La diapositiva di oggi, che diventa copertina, che diventa articolo, che diventa notizia, racconta di un uomo, raggomitolato su se stesso che si riposa e, forse, sogna, spera, prega, desidera, insegue una speranza. Quella di una vita migliore, quella di un’esistenza non più in fuga. Quest’uomo, senza nome, senza documenti, senza patria, senza certezze e senza identità, con la testa poggiata su uno zaino scolorito e con le mani protese su una valigia rosa, aperta dai lati e piccola, troppo piccola, per contenere vestiti, effetti personali, dolori, sofferenze e speranze, diventa un’immagine che tocca il cuore, diventa un monumento che fa tremare l’anima, diventa un grido d’aiuto, diventa un sos lanciato all’umanità. Un sos che è stato raccolto dalle persone di passaggio nell’area dell’Autostazione. Tra le tante corse quotidiane che partono e arrivano ovunque, c’è anche la fermata per la speranza, verso l’accoglienza e la solidarietà.

    Carmine Calabrese

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