Seconda guerra mondiale. A Cetraro il saluto al carabiniere Giuseppe Masci

Le sue spoglie sono finalmente rientrate in patria dopo settantadue anni dalla morte

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    Il carabiniere Giuseppe Masci ha sacrificato la sua vita per l’Italia durante l’ultimo conflitto mondiale, morendo in Germania settantadue anni fa, ma da qualche giorno può finalmente riposare in pace accanto a sua moglie, la signora Margherita Burza, nel cimitero di Cetraro. Stringendosi idealmente alla sua unica figlia, la signora Marinella Masci Cesareo, e ai suoi nipoti, Maurizio e Carmelina Cesareo, giovedì scorso, la comunità di Cetraro, nella Cappella de “La Casa del Giovane” di Cetraro Marina, alla presenza dei vertici dei Carabinieri della locale stazione e degli assessori Massimiliano Vaccaro e Tommaso Cesareo in rappresentanza dell’amministrazione comunale, ha, infatti, vissuto una emozione intensa, che ha profondamente toccato i cuori di tutti coloro che hanno assistito alla cerimonia funebre, celebrata dal parroco don Loris Sbarra, insieme a don Mario Cristiano, in memoria del carabiniere Giuseppe Masci, medaglia al valore civile, caduto in guerra il 20 gennaio 1945 a Fallingbostel Orbke, in Germania.

    Avvolti nel Tricolore e conservati in un’urna, i resti del carabiniere, rientrati in Italia pochi giorni fa, grazie all’intervento del Ministero della Difesa, hanno potuto così finalmente avere una vera e propria cerimonia funebre e una degna sepoltura, a distanza di tanti anni. Le spoglie mortali di Giuseppe Masci (originario di Gioia del Colle, ma residente a Cetraro, con la sua famiglia, quando partì in guerra) sono, infatti, rimaste per settantadue anni, all’insaputa di sua moglie, la signora Margherita Burza, di sua figlia Marinella e di tutti i suoi parenti, nel Cimitero militare d’onore di Amburgo. Ma il merito del ritrovamento del luogo in cui riposava Giuseppe Masci è da ascrivere a una persona speciale, che da molti anni compie un’opera davvero meritoria. Solo due anni fa, la signora Marinella ha, infatti, saputo che i resti dell’amato genitore erano stati ritrovati in Germania, grazie a Roberto Zamboni, un ricercatore volontario che ha dedicato la sua vita proprio alla ricerca di tantissimi civili e militari, fatti prigionieri nei campi di concentramento e sepolti sul suolo tedesco, austriaco e polacco, migliaia di italiani morti in guerra e seppelliti in terra straniera, in attesa di essere, appunto, rimpatriati.

    Dal momento in cui ha ricevuto la notizia, attesa per così tanto tempo, la signora Marinella si è subito attivata per riportare in patria i resti del padre, grazie anche all’intervento del Ministero della Difesa. Qualche settimana fa, sua figlia, Carmelina Cesareo, è partita alla volta della Germania, dove, accompagnata dal figlio Lorenzo, ha visitato il luogo che ha accolto per tanti anni le spoglie del nonno, vivendo questo momento con grande e comprensibile commozione. Le spoglie di Giuseppe Masci sono così rientrate in Italia nei giorni scorsi, insieme a quelle di altri quattro nostri connazionali, sempre grazie all’intervento del Ministero della Difesa, che ha provveduto, tramite i propri funzionari, al trasferimento delle urne. Le stesse sono state poi collocate presso le Fosse Ardeatine, luogo, come è noto, profondamente simbolico, oggi sacrario e monumento nazionale. Proprio qui lo scorso 20 settembre è avvenuta, in una atmosfera di grande commozione, la consegna ufficiale dell’urna contenente la spoglie di Giuseppe Masci alla nipote Carmelina Cesareo, giunta a Roma accompagnata dal figlio Lorenzo.

    La stessa commozione che si leggeva sul volto dei numerosi presenti alla cerimonia funebre di giovedì scorso, caratterizzata da una significativa omelia del parroco, don Loris Sbarra, e dall’altrettanto significativo intervento dell’assessore comunale Massimiliano Vaccaro. Dopo aver ringraziato tutti coloro che sono intervenuti a questo significativo momento di preghiera e di riflessione, nonché i rappresentanti delle istituzioni civili e militari presenti, don Loris ha voluto ricordare a tutti il valore profondo del sacrificio di cui fu protagonista Giuseppe Masci, ma anche il valore profondo della pace, affinché essa non sia un impegno solo per i grandi della Terra, ma lo diventi per ognuno di noi, nella vita di ogni giorno, improntando le relazioni con gli altri a sentimenti di giustizia, verità e carità. Infine, don Loris ha chiesto a tutti una vera conversione del cuore, in nome di tutti i caduti in guerra, in ogni tempo e in ogni luogo. A sua volta, l’assessore Massimiliano Vaccaro ha ricordato il grande rigore morale e la fedeltà alla Patria che hanno caratterizzato la figura di Giuseppe Masci, focalizzando l’attenzione sulla necessità, nella società attuale, di riscoprire valori umani e civili che sembrano dimenticati.

    Clelia Rovale

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