Cosenza, Braglia ‘re’ dei Lupi

Il tecnico toscano è entrato nel cuore della città


“Re Lupo”: una favola in rossoblù. Altro che Esopo, padre mondiale delle favole; altro che Alarico e il suo tesoro nascosto nelle viscere della terra, bagnata dalle acque di Crati e Busento; altro che quei meravigliosi e romantici “c’era una volta”, quelli che finiscono sempre con il lieto fine. La favola di oggi è quella che sta scrivendo il Cosenza, è quella che sta sceneggiando Piero Braglia, eletto Lupo all’unanimità, da una piazza che, da sempre, ha a che fare con i vincenti. Piero Braglia, sangue toscano nelle viscere, diventato cosentino doc per “vocazione” pallonara, per scommessa del destino, per scelta, è l’idolo di una piazza che sogna. Sogna l’impresa, sogna l’impossibile, sogna in grande. Piero Braglia, è entrato di diritto nella “bacheca” dei magnifici Di Marzio, Sonzogni, Mutti, Zaccheroni, passando anche per Reja, per Giorgi, per Toscano, senza dimenticare gli angeli protettori rossoblù: Marulla, Bergamini, Catena. O Lentini, Zunico, De Paola, Lucchetti, Urban, Padovano e Ciccio Marino.

Sono tutti Lupi, sono nati Lupi, sono rimasti Lupi. Nell’anima, nella pelle, nel cuore. Lo saranno sempre. Quel commovente e spettacolare “Portaci a Pescara”, esibito dai gruppi della Tribuna A, incorona, ulteriormente, il tecnico toscano. Incorona il Cosenza. Quell’altro drappo, “Braglia non si tocca”, è l’ennesima promessa d’amore che il popolo rossoblù, fa al mister, arrivato al capezzale del Cosenza per rianimarlo. Per restituirgli orgoglio e forza, consapevolezza e dignità. Quando l’ex tecnico del Lecce, arrivò a Cosenza, si misurò con una piazza spazientita, con una squadra sfilacciata, con un gruppo di giocatori, feriti nell’animo e incapaci di rispondere agli avversari e alle critiche. Braglia, non ha promesso niente, ha solo e sempre, predicato calma, pazienza e lavoro. Lavoro, a testa bassa. Lavoro e sudore. Ed è così che ha cancellato lo zero in classifica, ed è così che ha responsabilizzato i suoi giocatori, ed è così che ha trasformato un gruppo stordito e disorientato, in eroi.

In Lupi. Affamati. Il capolavoro tecnico-tattico di ieri sera, è, qualora ce ne fosse bisogno, l’ennesima conferma della “fame” di quest’uomo, ancora passionale e determinato con l’entusiasmo di un ragazzino. Braglia, anche ieri sera, ha sconfitto Calori, vincendo, per la quarta volta consecutiva la partita a scacchi, con l’ex centrale dell’Udinese. Sì, perché il confronto è finito 4-0. Due in campionato, una in coppa Italia, una nel primo round del terzo turno dei play off. E, mercoledì si bissa. Il Cosenza e il tecnico, puntano alla manita. Mercoledì sera, basterà non prendere gol. Basterà disputare una gara perfetta. Servirà un’altra prova, di maturità e di passione. Servirà, un’altra, l’ennesima notte magica. “Inseguendo un gol, sotto il cielo di città colorata, di rossoblù”. Esaltare Braglia è doveroso ma, è altrettanto onesto, riconoscere la grandezza di questo gruppo, fatto di eroi, fatto di uomini, fatto di “Lupi”: Tutino, Okereke, Saracco, Dermaku (eccezion fatta per la leggerezza, costata il gol di Polidori, quello che tiene ancora a galla il Trapani. ndc), Corsi, Palmiero, D’Orazio e tutti gli altri, fino all’ultimo dei magazzinieri, stanno dimostrando di crederci, stanno dimostrando di tenerci. Alla maglia, alla città, ad un sogno, ad una favola. Da scrivere.

Carmine Calabrese