Sanità, Cisl Cosenza: settore allo sfascio

Costretti ad emigrare e cercare le cure altrove

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    “La Calabria non è solo terra di emigrazione per chi è alla ricerca di lavoro, ma anche per chi è alla ricerca di cure sanitarie, con una offerta ormai completamente allo sfascio”. E’ quanto afferma, in una nota, il segretario provinciale della Cisl di Cosenza, Tonino Russo. “È notizia di alcuni giorni orsono – sostiene Russo – un turista in visita alla città di Rossano, colto da malore, non ha trovato nessuna ambulanza a disposizione ed è stato costretto a recarsi all’spedale in autobus, una situazione del genere aggravata dall’assenza di personale medico e paramedico non lascia certo spazio a buone speranze bensì ad un peggioramento al quale saremo costretti ad assistere se non si dedicherà la giusta attenzione e il giusto impegno nei tempi più brevi possibili.

    Da quando il ministro Lorenzin ha deciso di affidare le sorti della sanità calabrese al commissario Massimo Scura, con l’obiettivo di renderla efficiente e rispondente ai bisogni dei cittadini, la situazione, è precipitata completamente. Si era detto che il commissariamento della sanità calabrese doveva servire principalmente ad una drastica riduzione dei tempi di attesa delle liste degli ammalati, frenare i viaggi della speranza di persone bisognose di cure dalla Calabria verso ospedali del Centro e del Nord del Paese, e come terzo obiettivo, ma per Scura era il primo, la riduzione del debito. Per quanto riguarda i tempi di attesa, si sono dilatati enormemente, se pensiamo che per fare una risonanza o un esame cardiologico si deve attendere come minimo dai dodici ai diciotto mesi, quando questo dovrebbe avvenire, per la sua gravità, nel più breve tempo possibile”.

    “La decisone – sostiene ancora Russo – di chiudere alcuni ospedali della provincia di Cosenza, ad esempio quello di Rogliano, che era una struttura di vitale importanza per i territori della Valle del Savuto e della Presila, così come quello di Trebisacce, la cui chiusura ha portato i cittadini dell’area a farsi curare nelle regioni limitrofe di Basilicata e Puglia, hanno aggravato il quadro di criticità dell’offerta sanitaria regionale. Il processo di realizzazione delle Case della salute è rimasto solo sulla carta, mentre l’Ospedale Hub di Cosenza e il Pronto soccorso dell’Annunziata, preso d’assalto, versa in una situazione che dire drammatica è poco, arrivano dei pazienti in codice rosso e se gli va bene rimangono su una sedia o una barella almeno per quarantotto ore. L’emigrazione dei calabresi che necessitano cure e assistenza verso altre regioni del Nord è un vero dramma sia per gli ammalati che per i familiari costretti ad accompagnarli nei viaggi della speranza, perché oltre ai disagi fisici si aggiungono anche quelli economici, in una regione dove il reddito pro-capite è il più basso d’Italia si è costretti a ricorrere a prestiti di amici e parenti. La conseguenza di tutto ciò è che il diritto alla salute viene negato ogni giorno ai calabresi”

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