Sospese da oggi le prestazioni mediche a carico del Servizio Sanitario Regionale

Nonostante i cittadini già paghino tasse e ticket sanitari, la Regione Calabria non paga da un anno i propri fornitori

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    La decisione del commissario alla sanità della Regione Massimo Scura, di sospendere i pagamenti per le prestazioni erogate e il taglio del budget di 20 milioni per le strutture accreditate è a dir poco irresponsabile e incomprensibile. Le aziende sanitarie hanno i conti in rosso e spesso non possono garantire neppure i Livelli essenziali di assistenza (LEA). La forma di protesta che i titolari delle strutture di analisi hanno deciso di adottare ritenendo, giustamente, ormai insostenibili i ritardi nei rimborsi da parte della Regione, da oggi non erogheranno servizi se non a pagamento, è una decisione che ancora una volta viene a colpire i ceti più deboli della società calabrese, a causa di una gestione della sanità improvvisata e senza una seria programmazione ma solo con tagli e posti letto e chiusura di ospedali.

    Cose gravissime, eppure – in questa regione – ci siamo assuefatti a tal punto a simili notizie, da non indignarci più – commenta Matteo Olivieri. Come se non bastasse i cittadini sono lasciati soli a pagare le cure mediche. In un paese normale si diventerebbe rossi dalla vergogna ma qui in Calabria, invece, si pensa di risolvere i problemi della sanità costruendo nuovi mega-ospedali (peraltro in zone idrogeologicamente non idonee per legge). Al massimo, si minaccia di andarsi ad incatenare a Roma, salvo poi ritrattare e sperare che i calabresi dimentichino in fretta gli annunci urlati e roboanti. In verità, sul portale web della Regione Calabria di oggi, neppure una parola è spesa per sottolineare la vicinanza (almeno morale) alle difficoltà delle persone in queste ore.

    La sezione sanità è vuota – conclude Olivieri – , come la testa di chi ci governa. I calabresi hanno diritto ad una sanità pubblica, giusta, efficiente e accessibile – commenta Sergio Del Giudice, consigliere provinciale – e non essere sballottati come pacchi postali da un nosocomio all’altro, attendere molti mesi per non dire anni per analisi, cure e quant’altro di cui necessitano. E che si possa porre fine alla vergognosa e non più sopportabile dell’emigrazione per i calabresi costretti, se vogliono curarsi, a recarsi, loro malgrado, nelle città del nord del paese.

    mafmed

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