L’ennesimo sbaglio di Andrea: in manette per minacce

Il 35enne è finito di nuovo nei guai. Annullati i domiciliari, torna in carcere

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    Un “cliente”. Della legge, della galera, dei guai. La vita di Andrea Molinari, 35enne, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, è costellata di cadute e sbagli, errori e punizioni. Che, però, non gli hanno mai, fatto cambiare vita. Non l’hanno mai fatto redimere. Il 35enne, ha continuato a sbagliare. Forse per il suo carattere irruento, per per un suo continuo conto aperto verso la vita, forse perché, quel passato che resta incollato al presente, è diventato un peso, un “marchio”, una sua connotazione identitaria e caratteriale. L’ultimo “errore” risale a ieri, quando, è finito nuovamente in manette. Con l’accusa di minacce nei confronti di una donna. L’epicentro del suo nuovo “terremoto” interiore, s’è verificato all’interno di un albergo del centro cittadino. Molinari, infatti, era lì, assegnato agli arresti domiciliari. Una “punizione” per via di una serie di maltrattamenti in famiglia che il 35enne, aveva commesso nello scorso mese di dicembre. La nuova storia, racconta di un litigio. Forse banale, forse scatenato dalla “scintilla” dei futili motivi. Andrea Molinari, all’interno dell’albergo da di matto. Se la prende con tutto e tutti. Ne fa le spese, una donna, dipendente della stessa struttura. Forse uno sguardo, forse una parola, forse un gesto. E, nella sua testa, deflagra un nuovo moto di rabbia. Incontrollabile. Il 35enne, è in foga, prigioniero dei suoi stessi deliri, ostaggio della sua stessa rabbia. La donna diventa, l’oggetto delle sue paranoie. La minaccia con un coltello. La donna urla, chiede aiuto, prova a difendersi. Ma, cerca anche di far ragionare il 35enne, provando a calmarlo. L’effetto placebo delle parole, non serve a niente. Il 35enne, sembra in uno stato di agitazione. Le persone all’interno della strutura, allertano la centrale operativa del 113. A sirene spiegate, nel giro di pochi secondi, arrivano gli agenti della Volante. Il 35enne, cerca di nascondere la sua rabbia, disfacendosi prima del coltello, poi del suo ghigno di rabbia sul volto. All’arrivo dei poliziotti, fa finta di niente. Non ho più bisogno di minacciare nessuno, già i suoi occhi appuntiti, incutono paura. Come lame. I poliziotti, diretti dal vicequestore Cataldo Pignataro, raccolgono le prime testimonianze. Tutti raccontano la stessa storia: è lui che ha “infestato” di rabbia e terrore l’hall dell’albergo. Il 35enne, finge indifferenza, sperando di farla franca. Di quel coltello che tutti parlano, quello che ha usato contro la donna, minacciando di “piantarglielo” nel corpo, non c’è traccia. Addosso non ha nulla. Ma, per i poliziotti, è lì, da qualche parte. Viene controllato il bagno, viene verificata l’area d’ingresso. Vengono ispezionati divani, poltrone e sedie. Eccolo. E’ nascosto dietro un divano. Il 35enne, l’aveva lanciato lì, sperando di farlo sparire, con un gioco di polso e di abilità. Gli è andata male. I testimoni e la donna, riconoscono il coltello. Andrea Molinari, “fiutando” aria di guai, da in escandescenza. Non vuole rifinire in manette. Gli inquirenti, l’immobilizzano. Portato in questura, sono uscite altre verità. In quell’albergo era ospite. Non per sua scelta ma, per ordine del tribunale di Cosenza. Ce l’aveva mandato per maltrattamenti in famiglia. Una volta completate le formalità di rito, il 35enne è stato trasferito nel carcere di via Popilia. La “vacanza” in albergo, è finita. Se l’è giocata con quel coltello appuntito di minacce.

    Carmine Calabrese

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