Abusi e violenze alla badante: 80enne verrà processato

Per settimane ha tormentato una 45enne dell'Est. La donna, stremata e stanca, ha detto basta e l'ha denunciato

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    Il vecchietto con il vizietto. Sembrerebbe il titolo di uno di quei classici film tipici della più classica commedia all’italiana. Quella anni 70’ e 80. Quella che, tra l’ironico e i doppi sensi, ha raccontato il sesso. Di ogni età. Il vecchietto a cui facciamo riferimento, è un arzillo 80enne, ancora fisicamente aitante e con l’ormone galoppante ed impazzito come quello di un diciottenne. Pasquale (il nome è di fantasia, ndc) è, come dicevamo, un 80enne dello Ionio. Lui, convinto che l’uomo, fino alla fine dei suoi giorni, deve rimanere un “cacciatore”, rimasto vedovo e solo in casa, messo alla ricerca di qualcuno che gli facesse compagnia. Gli amici del bar, la passeggiata in centro, le telefonate con i parenti, gli impegni quotidiani, ormai, non gli bastavano più. Convinto dai familiari, s’era deciso a prendere in casa una donna che, oltre a tenergli pulita la casa, fargli da mangiare, gli facesse anche compagnia. Insomma, una donna che si sarebbe dovuta occupare di lui. Alla fine, Pasquale, dopo una specie di “casting”, la sua badante ideale l’aveva anche trovata: Alina, 45enne dell’Est europeo, con una laurea di prestigio in tasca e con una famiglia da mantenere. A distanza. E, Alina, in quella casa, c’era entrata anche volentieri. Invogliata dalla promessa di un contratto e da una buona paga. Ma, le promesse di una stabilizzazione contrattuale ed economica soddisfacente, sono rimaste solo tali. L’unica cosa che è cambiata, è stata l’atmosfera in quella casa, con quel pensionato dalla faccia apparentemente gentile, che, da Alina, pretendeva altro. Non contemplato in nessun accordo verbale: baci, carezze, toccate e sesso. Sì, sesso. Di quello serio. Per Alina, ovviamente, queste condizioni sono diventate inaccettabili. Ma, il pensionato non voleva sentire ragioni. Quella 45enne, doveva averla, doveva “farla” sua. Senza se e senza ma. Alina, per giorni ha sopportato, le mani callose e rugose sul suo corpo, i palpeggiamenti, le avances spinte e anche le violenze. Secondo, quanto emerso dalla fase investigativa, addirittura, Pasquale la costringeva a bere ansiolitici e alcolici per non sentire dolore e vergogna e per sopportare anche avances e tutto quello che quell’uomo le faceva, le procurava, le imponeva. Alina, dopo notti insonni, passate a piangere, dopo giornate vissute con il “cappio” della disperazione stretto intorno a se stessa, sl suo futuro, ha detto basta. Ha chiesto aiuto. Ha detto no, urlandolo. L’ha fatto per salvare la sua dignità. Di mamma, di lavoratrice e di donna. Con una vita di sacrifici alle spalle e con tanti altri ancora da fare. Per ricostruirsi una vita, per garantirsi una vita migliore. Per se stessa e per i suoi figli. La 45enne ha così denunciato tutto ai carabinieri. L’informativa è poi finita sul tavolo del procuratore capo della Repubblica di Castrovillari. La pubblica accusa, però, in una prima fase, aveva avanzato al gip richiesta di archiviazione. Una richiesta, sonoramente bocciata dallo stesso Ufficio gip e dai legali della 45enne che, hanno immediatamente presentato ricorso. Alina, potrà avere giustizia. Quel pensionato, infatti, su decisione del gip del Tribunale di Castrovillari, verrà processato. E, dovrà difendersi da quelle accuse di violenze. Ora, forse, quei calmanti serviranno a lui.

    Carmine Calabrese

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