Due drammi in sala parto: l’Annunziata nuovamente sotto accusa

Dalla gioia al pianto in poche ore. Distrutta la felicità di altre due famiglie

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    Fiocco … nero. Nero, come la morte. Nero, come la disperazione. Nero, come il dolore. Nero, come il buio. Dell’anima e della mente. Nero, come l’oggi e il domani di Alberto e Francesca, di Attilio e Fabiola, quattro vite, “smantellate”, quattro esistenze, da risollevare, da ricostruire, da rianimare. Quattro persone, cui due nuovi presunti casi di malasanità, ha spezzato sogni e speranze. Sono storie di serenità interrotta. All’improvviso. Ancora una volta, dal “ventre” dell’Annunziata di Cosenza, nascono due terribili storie. Due storie che parlano di morte. Che, raccontano di un dolore. Insopportabile. Il dolore di due coppie che, nell’arco di poche ore, sono state catapultate da uno stato di lievitazione estatica e di felicità indescrivibile, a quello di angoscia. L’angoscia della separazione, del distacco, dell’abbandono. L’angoscia di due donne, a cui è stato impedito di diventare madri; l’angoscia di due uomini, a cui è stato negato di essere padri. L’angoscia per due neonati che, venuti alla luce, sono stati «risucchiati» dal buio. Della morte.

    I FATTI

    Per raccontare queste drammatiche storie, dobbiamo riavvolgere il nastro degli eventi, rivedendoli alla moviola. La mattina di Alberto e Francesca, era iniziata travagliata. La donna, infatti, s’era svegliata con forti dolori addominali. Immediatamente Alberto, aveva caricato sua moglie in auto e via verso l’Annunziata. Qui, dopo essere arrivati, Francesca era stata sottoposto ad un monitoraggio. I medici, dopo il controllo ecografico, avevano rassicurato la coppia: la gravidanza è ok, il battito del piccolo è regolare. Ma, al secondo controllo, effettuato intorno alle 14, era emersa un’altra verità. Drammatica: il nascituro era andato in sofferenza, cardiaca e respiratoria. Francesca, trasportata d’urgenza in sala parto, era stata rassicurata: «andrà tutto bene», le avevano garantito. Ma, non è andata, purtroppo, così. Sì, perchè il suo bambino, era nato morto. Un epilogo davvero catastrofico. Alberto, dopo un pianto dirotto, carico di dolore, di disperazione, di incredulità, è scappato dai carabinieri a presentare una denuncia. L’informativa, trasmessa al pm dela Procura della Repubblica, ha dato il via all’indagine: corpicino e cartella clinica, sono stati posto sotto sequestro.

    Il calvario di Francesca e Alberto, è identico a quello di Attilio e Fabiola. Anche loro, travolti dal dramma della morte che «divora» vita e felicità, hanno perso la loro piccolina,. Era nata, appena qualche ora prima all’ospedale di Castrovillari. Ma, subito dopo essere venuta al mondo, era stata trasportata d’urgenza all’Annunziata. Per essere salvata, per essere «strappata» dalle braccia anafettive della morte. Ma, anche in questo caso, purtroppo, non c’è stato nulla da fare. La piccolina, sarebbe morta, raccontano le prime valutazioni mediche, per un’infezione: uno stafilococco aureo, violento. Un’infezione micidiale e fatale che avrebbe contratto in ospedale. I due casi, finiti sotto la lente d’ingrandimento del pubblico ministero Giuseppe Cozzolino, passerà ora sul tavolo dei medici legali. Saranno loro a dover dare risposte, saranno loro a dover dire perchè a questi due bambini è stato negato il futuro e perchè a questi quattro genitori è stato impedito di coccolarsi la felicità.

    Carmine Calabrese

     

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