Movimento Presila Unita: ‘Fine delle fusioni in Calabria’

Il 1° agosto il Consiglio regionale della Calabria discuterà una proposta di legge sulle fusioni

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    La relazione illustrativa mette in risalto le potenzialità annesse alle fusioni, rimarcandone il ruolo strategico nelle dinamiche di crescita e riscatto del territorio. In realtà nel prosieguo della lettura è evidente come la proposta sia fortemente ostativa nella realizzazione di nuove fusioni: un percorso a ostacoli crescenti, con un muro invalicabile nella fase referendaria. Infatti la proposta di legge che sarà discussa contiene al suo interno, relativamente al referendum, il doppio quorum. Dal testo originariamente presentato e approvato in Commissione Affari Istituzionali a febbraio 2019, affinché il referendum sia ritenuto valido deve votare il 30% degli aventi diritto. Affinché l’esito venga considerato favorevole alla fissione serve che ciascun comune vi sia la maggioranza assoluta degli aventi diritto che votano si. Agli estensori della proposta di legge, ai membri della commissione e a tutti coloro che hanno licenziato il testo che approderà alla discussione nel prossimo consiglio chiediamo qual è l’utilità del primo quorum in presenza del secondo (ci sfugge la ratio, anche dal punto di vista matematico), chiediamo inoltre di spiegare chiaramente ai cittadini quale sia l’utilità del secondo quorum, visto che richiedere la maggioranza assoluta degli aventi diritto è davvero un unicum nella legislazione nazionale. E’ bene rimarcare, ad esempio, che in un comune ove gli aventi diritto al voto sono 10.000 cittadini al fine di considerare il referendum favorevole non basterebbero 5001 votanti, ma sarebbero necessari 5001 voti favorevoli. Tale soglia è talmente alta che non è prevista nemmeno nei referendum abrogativi. Se al contrario vi fossero soltanto 5000 favorevoli e 10, ..100 ..o 4000 contrari il referendum sarebbe bocciato. Inoltre appare davvero singolare non tenere conto dell’affluenza, costantemente in calo nel corso del tempo, alle consultazioni referendarie ed elettorali in genere. Ricordiamo ad esempio che alle scorse elezioni regionali l’affluenza è stata del 44,07% a fronte del 59,26% delle precedenti. Quelli previsti dal testo di proposta della legge sulle fusioni ci sembrano numeri oltremodo ostativi alla realizzazione di altri processi di fusione, visto che è un limite davvero invalicabile prevedere la maggioranza assoluta degli aventi diritto. Il referendum, oltretutto, come previsto dalla carta Costituzionale, in tema di aggregazione tra comuni, recita “sentita la popolazione…”.  Il referendum è consultivo e non deliberativo, in quanto la decisione finale spetta al Consiglio Regionale.  La proposta di legge pone infine una serie di obblighi difficilmente ottemperabili che di fatto impediscono persino l’avvio dell’iter referendario. Ad esempio nel caso in cui la proposta di fusione fosse avviata dalla raccolta di firme da parte della cittadinanza, essa dovrebbe presentare a corredo uno studio di fattibilità e una certificazione che attesti una condizione finanziaria sufficiente (chi affronterà i costi per la redazione di questi elaborati? Se un comune non presenta una condizione finanziaria sufficiente è condannato al suo destino?). È mai possibile che in questa proposta di legge non siano ancora previsti vantaggi per i comuni già fusi (sia  fiscale, sia nella priorità nei bandi, sia nelle deroghe alla gestione di alcuni servizi come acqua e spazzatura, ecc..), mentre nelle altre regioni si accompagnano i processi di accorpamento per almeno un decennio (alcune anche 15 anni) con diverse forme di sostegno. Auspichiamo che ci sia un cambio di rotta durante la discussione in Consiglio Regionale in modo da consegnare ai cittadini calabresi una legge avanzata e lungimirante, pienamente rispettosa del dettato Costituzionale, che possa rappresentare le esigenze dei territori e sia totalmente scevra di interessi campanilistici e di parte.

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