Michele Cascella, un “bambino prodigio”

Un “ crepuscolare prestato alla pittura” in mostra fino a 30 Novembre alla galleria d’arte "Marano", a Cosenza

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    “Michele Cascella, un crepuscolare che ama le case diroccate, che dipinge i conventi, i prati fioriti e gli angoli di pace che evocano memorie” Così scrisse di lui Costanzo Costantini, giornalista e scrittore, firma autorevole del “Messaggero”. Un ‘artista di fine ’800 del quale ancora oggi si ammirano le opere, e che negli anni della sua formazione artistica, ha affidato alla tele ed alla pittura l’interiorità di un mondo che per sopravvivere agli orrori della fame ,della carestia e della guerra, doveva far pace con la natura, riconoscendo la sua immanenza in essa. Con questo spirito la Galleria Marano ,a Cosenza, ha inteso presentare la mostra, fino al 30 novembre, dedicata a Michele Cascella, con una serie di acquerelli, ma soprattutto acqueforti, una tecnica calcografica molto diffusa e consistente nel corrodere una lastra di metallo-zinco di solito – rame per grandi tirature, con un acido (nitrico) per ricavarne immagini da trasporre su un supporto- carta normalmente – per mezzo di colori, il tutto patrimonio inestimabile dell’artista. Cascella non ebbe un’infanzia molto facile. Secondo di sette figli, non mostrò un particolare interesse per gli studi e neanche per il disegno. Fu suo padre a decidere per lui un futuro artistico, portandolo nel suo laboratorio , facendogli copiare i disegni di Leonardo e Botticelli . Da questo momento in avanti, il giovane Cascella muoverà i primi passi creando quello che egli stesso diventerà, ovvero uno dei maggiori artisti del XX secolo. Sotto la guida del genitore, nel suo laboratorio, veniva spronato a lavorare all’aperto per afferrare ed interpretare appieno il linguaggio silenzioso e segreto della natura. Il giovane Cascella si svegliava presto, all’alba, per “ fermare sulla tela la trasparenza dell’aria e la sua breve ed effimera durata”. “Pitturare l’aria”, questo il monito del padre, che desiderava unire in comunione l’animo dell’artista con la bellezza ed il canto segreto di una natura, che diventerà nelle opere del pittore, l’unica musa ispiratrice . Cascella nei suoi dipinti non seguì nessuna filosofia in particolare, piuttosto paragonò l’arte ad una melodia di sottofondo. Quando scoppiò il primo conflitto mondiale, fu richiamato alle armi , e nel suo zaino decise di portare tele e colori con i quali fissò i momenti difficili della Prima Guerra . Attualmente queste opere sono conservate al Museo del Risorgimento e Raccolte Storiche di Milano Nel 1924 espose per la prima volta alla Biennale di Venezia , che gli rifiutò l’opera “ La casa blu”, in seguito e per ironia della sorte acquistata da Eduardo De Filippo . Il suo carattere estroverso e cosmopolita lo spinse ad oltrepassare l’Oceano, trascorrendo così lunghi periodi in California e negli Stati Uniti. Questa lontananza volontaria alimentò in Cascella la consapevolezza del sentimento del ricordo e della nostalgia. La morte lo colse a Milano il 29 agosto del 1989 alla rispettabile età del 97 anni. Le opere di Michele Cascella sono attualmente conservate presso Galleria d’Arte Moderna di Bruxelles, il De Sasset Art Gallery in California, la Galleria d’Arte Moderna di Roma, e la Civica di Torino.

    Francesca Pecora .

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