‘Vi racconto il Mabos’

Roberto Sottile (in foto) ci parla, in anteprima, del Museo d'arte del bosco della Sila che verrà inaugurato il 9 luglio prossimo

Più informazioni su


    C’è fermento in contrada Granaro nel comune di Sorbo San Basile dove domenica 9 luglio alle ore 16.00 verrà inaugurato il MABOS ossia Museo d’Arte del Bosco della Sila. Ben 30 mila metri quadrati di bosco che ospiteranno delle installazioni e della sculture, circa 30 le prime sculture in legno che verranno posizionate per l’apertura e poi delle tipiche casette in legno e pietra tipiche della Sila, che ospiteranno residenze artistiche e una vasta area espositiva di 500 metri quadrati, recuperata da una serra riconvertita per laboratori ed esposizioni. Un progetto ambizioso nato grazie all’imprenditore Mario Talarico, che nei pressi, adiacente all’hotel il Granaro, ha dato vita a questa idea, con la direzione e la curatela scientifica del critico d’arte Roberto Sottile, che ha risposto a queste domande.

    Arte contemporanea e natura un binomio perfetto in una terra come la Calabria, come nasce questo ambizioso ed affascinante progetto?

    Questo progetto parte da lontano grazie a Mario Talarico che in questi anni ha realizzato nei pressi dell’hotel il Granaro nel 2011 e nel 2013 il progetto Wood Sculpture Contest Sila, chiamando a raccolta le diverse sinergie del territorio. Da quella esperienza resta un primo patrimonio di opere circa trenta, che costituiscono l’inizio di quello che dal prossimo 9 luglio sarà il MABOS, il Museo d’Arte del Bosco della Sila. A dicembre dello scorso anno con Mario ci siamo ritrovati a chiacchierare di come questa prima esperienza potesse evolversi, andare oltre, ci siamo rivisti qualche mese dopo con una serie di residenze “zero” per capire se c’erano i presupposti per iniziare questa avventura ospitando gli artisti Marco Ronda e Giuseppe Barilaro e poi Angelo Gallo e Stefano Pullano. Da questa prima fase di rodaggio abbiamo capito che i tempi erano maturi, abbiamo discusso sul nome, sul progetto scientifico da dare e siamo arrivati ai nastri di partenza.

    Quale sarà la vocazione del MABOS?

    Il rispetto della natura da una parte e la sperimentazione artistica dall’altra. Vogliamo fondere questi due concetti attraverso la presenza di artisti che abbiano voglia di mettersi in gioco di contaminarsi concettualmente rispettando la natura ed esaltando i luoghi di una terra, la Calabria, che ha tutte le carte in regola per competere con altre mete che appaiono più appetibili. Vogliamo raccontare la potenza della natura attraverso il linguaggio dell’arte che è linguaggio universale. Arte contemporanea e natura un legame che oggi più che mai ci appare imprescindibile. Il MABOS che ho il piacere di dirigere e curare, avrà questa vocazione sociale, raccontare questo legame invisibile tra la natura che testimonia il nostro essere parte di una più grande visione dove l’uomo è parte integrante da una parte e dall’altra l’arte che è il risultato della creatività della passione e dell’intelligenza dell’uomo. Il MABOS è l’insieme di tanti luoghi dove il bosco gioca la parte centrale… Esatto! Il percorso nel bosco dove verranno installate le prima trenta sculture in legno di 30 mila metri quadrati è il cuore di questo progetto. Pensiamo a dei lavori che possano interagire con il bosco in tutti i mesi dell’anno, con il sole dell’estate, con il colore dell’autunno e con il candore della neve. Un luogo da vivere per 12 mesi che non resterà mai statico ma diventerà un luogo dinamico grazie a ciò che ci regala la natura e grazie alla presenza degli artisti che vivranno il MABOS. Poi ci sarà lo spazio serra di 500 metri quadrati riconvertito in laboratorio e spazio espositivo, per offrire la possibilità di un racconto artistico più delicato con l’utilizzo di supporti e materie che all’esterno non possono essere fruiti. E poi la biblioteca del bosco, uno spazio di lettura aperto a tutti in qualsiasi ora, 24 ore su 24 dove poter leggere, ma anche poter lasciare un libro e prenderne uno che sarà messo a disposizione del lettore. Immaginiamo il MABOS come un villaggio della creatività in armonia con la natura. Questo è il nostro obiettivo principale, e vogliamo raggiungerlo attraverso la presenza di artisti del territorio ma non solo.

    Vogliamo sperimentare, misurarci e nello stesso tempo dialogare e confrontarci con svariate esperienze. Un museo che possiamo definire atipico?

    Abbiamo una concezione di museo come l’insieme di una struttura che sia contenitore, che posso custodire e proteggere. Il MABOS invece ha la sua vocazione verso il bosco, che ospiterà le sculture e sarà il palcoscenico principale delle nostre attività. E poi la serra che abbiamo voluto mantenere tale per non stravolgere il senso del nostro percorso. Un luogo di sperimentazione di laboratorio, di integrazione tra arte e natura. Tra percorsi naturalistici e percorsi concettuali. Il nostro obiettivo è la fruizione del bosco attraverso il legame con l’arte contemporanea. La Calabria ha importanti istituzioni museali, non sarebbe servito realizzare una fotocopia riveduta e corretta di altri luoghi. Abbiamo pensato ad un percorso unico che possa valorizzare la Sila, il bosco, e possa dare spazio alla sperimentazione artistica. Quindi scarpe comode e benvenuti al MABOS!

    Quant’è difficile in una regione come la Calabria avviare un progetto del genere?

    Un progetto del genere come quello del MABOS è difficile e ambizioso in tutti i luoghi si pensi di avviarlo. La Calabria ha una grande potenzialità creativa, basta osservare il fermento culturale delle nostre accademie, la potenzialità e la qualità di alcuni percorsi d’arte contemporanea che si realizzano in alcuni musei, gallerie, e spazi espositivi, per capire che la Calabria è una regione culturalmente forte, capace di competere. Accanto a tutto questo, nel caso specifico del MABOS, la presenza di Mario Talarico, imprenditore calabrese, è vitale per il prosieguo del MABOS, ed è bello trovare persone come Mario che si mettono al servizio della crescita culturale della propria terra. Hai 34 anni e sono quasi 10 anni di attività del tuo percorso professionale come curatore e critico d’arte.

    Un primo bilancio?

    Per carattere, per impostazione mentale non sono abituato a fermarmi per fare bilanci, perché riuscire a stare al passo con i tempi mi impone di guardare sempre avanti, ma ciò non significa macinare percorsi e battere strada senza assorbire ciò che queste esperienze ormai acquisite in quasi 10 anni mi hanno trasmesso. Le cose da dire sarebbero tantissime, ed ho avuto modo in altre interviste di raccontare un po’ il mio percorso professionale di cui sono più che soddisfatto. Le mie idee, la mia attività è sotto agli occhi di tutti, ai posteri le sentenze! Anche se non leggo mai le sentenze, ma lavoro e vado avanti con due obiettivi: essere in pace con la mia coscienza, e lavorare nel massimo della professionalità. Mi chiedi un bilancio? Più che positivo!! Che mi si dimostri con i fatti il contrario!

    Cosa diresti ad un giovane che vuole intraprendere il tuo stesso percorso?

    Penso sia ancora presto per dispensare consigli. Però ricordo come ero io appena decisi che questa sarebbe stata la mia strada. Lo avevo deciso, ne ero convinto. Non ho mai cambiato pelle, abbandonato questa decisione e convinzione. È la stessa dal primo giorno. Ho maggiore esperienza, ma la strada è sempre quella.

    Qual è il traguardo? È una strada senza traguardi, questo è il bello di questo lavoro. Ma ciò non significa non avere sane ambizioni. Però rifiuto il traguardo perché preferisco continuare a correre. Questo è un lungo percorso dove incontri creatività. Dove condividi un pezzo di strada e ti auguri che sia il più lungo possibile. Oggi nel 2017 la mia strada incontra Mario Talarico, il MABOS, il percorso iniziato da un po’ di tempo con Camera 237 con Angelo Gallo e Lucrezia Siniscalchi, la recente attività svolta presso il Museo del Presente di Rende, la sperimentazione e la complicità su alcuni progetti che voglio realizzare con Giuseppe Lo Schiavo dopo la bella esperienza della grande installazione di 300 metri quadrati realizzata a Bologna, oppure una bella idea condivisa con l’artista Jaqueline Gisele Rodriguez, nata in questi giorni che svilupperemo a breve. Ma potrei continuare ancora per molto. Diciamo che il traguardo è quello di continuare a correre, quindi mi auguro buone gambe e tanta energia ancora per tanto tanto tempo.

    Ritorniamo al MABOS, cosa pensi che questa esperienza del Museo del Bosco della Sila, che sta per iniziare possa darti?

    Voglio riformulare la domanda perché è giusto chiedersi cos’è che io, con il mio lavoro, il mio impegno possa dare al MABOS. Mi auguro di dedicare al MABOS la mia energia, la mia fatica e le mie soddisfazioni. Una diversa visuale e prospettiva sul rapporto arte contemporanea e natura. Mi auguro di dare professionalità coinvolgendo le energie migliori e la creatività più acuta e brillante. Il MABOS è pronto alla sfida. Siamo pronti, non siamo eroi, ma persona che credono fortemente nel ruolo dell’arte e della cultura anche in Calabria.

    Per chiudere un’ultima domanda… chi è Roberto Sottile?

    Sono l’insieme di tante esperienze. Ma resto semplicemente Roberto, che ama prendersi poco sul serio, testardo da buon calabrese e determinato. La vita mi ha insegnato tante cose attraverso tante persone che ho avuto il piacere di incontrare su quella strada di cui abbiamo parlato prima. La più importante è riuscire a riconoscersi sempre. Se hai questa capacità, significa che giorno dopo giorno la tua identità, la tua personalità sta crescendo bene ed è in salute. Perché riconoscersi è un po’ come incontrarsi, condividere e guardare sempre avanti. Sarò un sognatore, ma questo sono io.

     

    Alessia Rausa

    Più informazioni su