Ma i detrattori 2.0 dove sono?

Il talento di  Dario Agrimi alla galleria d’arte Ellebi 

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    Se una delle installazioni dell’artista Pugliese  Dario Agrimi ha impiegato poco tempo  per  creare un minimo di insurrezione popolare, esponendo  in vetrina il suo “Non dice chi è” presso la Galleria d’Arte Ellebi di Cosenza, di Claudia e Marilena Sirangelo,  di sicuro ai più, l’effimera quaestio  è passata inosservata, riconsacrando  così  il talento  di Agrimi.  Ai detrattori 2.0 era stato rivolto  l’invito a confrontarsi, a discuterne guardandosi in faccia, proprio nella galleria  della discordia.

    Ma all’appuntamento di un caldissimo mercoledi sera di fine giugno, non si è presentato nessuno. La controparte c’era tutta. L’artista Dario Agrimi,  in collegamento skype da Venezia la curatrice indipendente Martina Cavallarin , che a Cosenza ha allestito la mostra Thesaurus con le creazioni di Agrimi, Claudia e Marilena Sirangelo, i critici d’arte  Gemma Anais Principe e Roberto Sottile. Numeroso il pubblico, bambini compresi che hanno disegnato e  dato vita su carta alle loro emozioni, sotto gli occhi divertiti di Agrimi, che dispensava in generosità, trucchi e segreti delle sue produzioni. Ma il processo mediatico non si è tenuto, per assenza degli accusatori, dunque  il reato non sussiste.

    Se è vero che Dario Agrimi è un recidivo dell’arte dissacrante e dissacratoria, che spesso divide e non unisce fermenti culturali, l’attenuante generica e non generalizzante che laicamente potrebbe assolvere le sue incursioni artistiche, vive proprio nello “strappo culturale” subito dal pubblico. Culturale, appunto. E allora una pioggia di commenti negativi, rispettabilissimi per carità, postati sui social, un passaparola che tentava di veicolare un messaggio denigratorio, forse studiato a tavolino, o più semplicemente un malcelato tentativo di “disturbare” il fenomeno artisticamente più rilevante dell’anno, in una Cosenza non insolita a fare i conti con modalità autolesioniste.

    Sul banco degli imputati, sornione, Dario Agrimi, mai sottrattosi all’ira mediatica dei post pubblicati, pronto a rispondere ad ogni perplessità. L’arte è un fenomeno improvviso, cruento, a volte perverso, e quando scandalizza , in fondo ha fatto il suo dovere.  Dice Gemma Anis Principe : “Le accuse di questi giorni, mosse da numerosi passanti offesi dall’allestimento, sono diverse: è una trovata pubblicitaria, macabra, poco adatta a bambini – alcuni avrebbero addirittura urlato dal terrore!”.   – E’ qui che la vicenda, letta nel contesto contemporaneo della ipercondivisione di informazioni possibile grazie a internet, diventa un esempio di analfabetismo funzionale: l’opera viene vista ma non osservata con attenzione. La   maggior parte dei detrattori ha individuato nella figura un impiccato. Eppure, nessun cappio è presente nella scena.” –   Più che opportuna, a questo punto la riflessione professionale ed  umana, arrivata come una sferzata di cruda realtà da Pasquale Gagliardi- medico- anestesista rianimatore, che ha fatto del volo con l’Elisoccorso la sua ragione di vita, quella stessa vita che toglie, prende e forse restituisce  ciò che resta di un impatto brutale.

    “ Nel corso della mia esperienza di rianimatore, ho visto sulle strade veramente di tutto. Si è parlato delle reazioni dei bambini davanti alla visione inquietante dell’opera di Agrimi come uno scandalo irrecuperabile. Ma quando questi stessi bambini vengono condotti per mano al lato del guard – rail per vedere con i loro occhi l’epilogo di una tragica perdita, quasi obbligati alla interiorizzazione di un’immagine, che cambierà per sempre il corso della loro vita, mi chiedo, perché in quel caso NESSUNO si scandalizza! “

    Appello finito. Agrimi assolto. Risarcimento intellettuale esaustivo. 

     Francesca Pecora

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