Cosenza. Decima tappa del tour ‘La bandiera, il suo popolo’

Sabato 29 settembre, la bandiera gigliata farà il giro della città. Alle diciotto, a Piazza Kennedy, racconti e rievocazioni storiche

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    COSENZA – Milan Kundera dichiarò: «Per liquidare un popolo, si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un’altra cultura, inventa per loro un’altra storia.» Proprio su questo assunto si fonda la volontà dei gruppi meridionalisti di voler riscoprire la grande storia di un territorio cacciato nell’oblio, tacciato di luoghi comuni e ridotto a sentirsi inferiore in quanto colonizzato.

    Rendere un popolo orgoglioso della propria storia è utile per buttare le basi di un riscatto atteso da tanto, troppo tempo e serve a guardare verso il futuro con ottimismo. Infatti, se si ha contezza delle origini della nascita dell’emigrazione, della questione meridionale, del proliferare della criminalità organizzata e via discorrendo, si è in grado di meglio analizzare le problematiche che attanagliano la nostra terra e quindi di trovare le giuste soluzioni, predicando la pari dignità tra le varie anime dell’Italia tutta.

    Alla luce di quanto sopra, sabato 29 settembre 2018, a Cosenza, si terrà la decima tappa del tour “La bandiera, il suo popolo”, una iniziativa scaturita da un’idea di don Luciano Rotolo, Socio Fondatore della Fondazione Francesco II di Borbone, incentrata sulla storica bandiera gigliata delle Due Sicilie. La bandiera giungerà a Palazzo Arnone alle ore 16:00 e dopo una breve visita al Palazzo dei partecipanti e la benedizione da parte di Don Luciano Rotolo e di Padre Casimiro Maio, alle ore 16:30, a Bordo dell’autobus scoperto ScopriCosenza, effettuerà un giro per le strade della città.

    Subito dopo, alle ore 18:00, la bandiera giungerà a piazza Kennedy per essere esposta ai cittadini di Cosenza. L’evento si concluderà con racconti e con rievocazioni storiche con la presenza di briganti e di figuranti in uniforme storica, muniti di riproduzioni di armi bianche senza filo e senza punte.

    A scanso di equivoci, si sottolinea che non c’è alcuna recondita volontà di mettere in discussione l’unità geografica d’Italia, che il Sud ha pagato con il proprio sangue, e nessuna simpatia monarchica, che sarebbe anacronistica. Nessuna “nostalgia”, quindi, anche perché il nostalgico è colui il quale ha vissuto una determinata fase storica e nessuno può vantare un’età bicentenaria.

    Però è certo che, dopo tanti anni, sarebbe utile raccontare la verità sul Risorgimento, se non altro per placare certe tensioni razziste che tanto male fanno alla convivenza tra nord e sud ed esporre – perché no? – la bandiera delle Due Sicilie, giusto per fare qualche esempio, come simbolo culturale: alla stregua, dei veneti con la loro bandiera di San Marco e dei pisani con la loro bandiera rossocrociata.

     

     

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