Pubblicità sessista su viale Mancini

Vecchi luoghi comuni che indignano le donne

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    “Se me la dai te la pago subito e in contanti “. Recita così un grande cartellone pubblicitario posizionato lungo viale Mancini su cui campeggia la foto ammiccante di una donna con addosso una mini canotta, da cui si intravede un seno prosperoso. La ragazza, di cui non si vede il viso, ha la pancia superpiatta rigorosamente scoperta e porta attillatissimi jeans a vita rigorosamente bassa. Ma cosa mai pubblicizzerà il cartellone in questione?. E’ l’intuizione, oltre al marchio aziendale di chi ha commissionato la pubblicità, a dare una mano a l’ignaro passante, sullo sfondo si nota infatti un auto, una berlina di grossa cilindrata, scura e con i fari accesi. Ecco cosa pubblicizza il cartellone: la compravendita di auto usate. Una pubblicità sessista che ha indignato le donne che hanno attraversato il noto vialone che unisce la città di Cosenza a Rende. Ma è davvero necessario usare il corpo delle donne per vendere e comprare auto, per di più usate? E soprattutto perché usare una frase con un esplicito riferimento sessuale? Ritrarre le donne, il loro corpo, come puro oggetto sessuale ci riporta a una pubblicità fatta di ruoli stereotipati in cui il genere femminile è sinonimo di disponibilità sessuale. Un genere di pubblicità dura a morire che viene portata avanti agganciando lo stereotipo della donna-oggetto a modelli di successo (l’auto di grossa cilindrata appunto) amplificando e diffondo gli stereotipi maschilisti e sessisti che influenzano la creatività. Oggi però le donne di Cosenza come quelle di Rende reagiscono, segnalano, si indignano e rinvedicano un altro tipo di “creatività” nella pubblicità.

    Mariapia Volpintesta

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