E, quel “finché morte non vi separi”, vale trent’anni. Di reclusione.

Si è chiuso il processo a carico di Antonio Barberio condannato a trent’anni di carcere con l’aggravante della premeditazione. Uccise la moglie Francesca Le Pera

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    E’ finita così, con un verdetto pieno di colpevolezza, la tormentata storia d’amore tra il 43enne Antonio Barberio e la “sua” Francesca Le Pera, 39enne (entrambi originari di San Giovanni in Fiore), barbaramente uccisa dal marito a Gerenzano, centro del varesotto, il 12 aprile del 2015. Il 43enne, infatti, al termine di un iter giudiziario lungo, è stato condannato dal gup di Busto Arsizio, Luisa Bovitutti, al massimo della pena: 30 anni. Con la formula dell’abbreviato. Il giudice per le udienze preliminari, inoltre, accogliendo in pieno le richieste del pm Nicola Rossato, titolare dell’inchiesta, ha anche condannato Antonio Barberio al pagamento di un risarcimento di 700 mila euro, nei confronti dei genitori e dei fratelli della donna, costituitisi parte civile, nonché a saldare tutte le spese legali.

    LA TRAGEDIA – Tra Antonio Barberio e Francesca Le Pera, le cose non andavano più bene. Quella scintilla d’amore s’era spenta, così come anche la passione non riusciva più a tenerli insieme. I litigi, racconteranno i vicini, erano all’ordine del giorno. In quel piccolo appartamento di via Quarto dei Mille, dove la 39enne aveva vissuto con Barberio e i loro due figli, uno di 19 e una di 15, l’armonia non era più “inquilina”. La donna, infatti, intenzionata a riprendere in mano la sua vita e ritrovare la sua serenità, aveva lasciato l’appartamento coniugale, trovando ospitalità a casa di un’amica. La sua intenzione era quella di “rimettersi” in piedi e trovare un appartamento. Per ricominciare. Ma quel lento equilibrio familiare, è stato spezzato la mattina del 12 aprile del 2015. Il 43enne, operaio, infatti, non accettava l’idea che sua moglie volesse mettere fine al matrimonio, desiderosa di ricominciare una nuova vita. Quella mattina, infatti, Barberio, di buon mattino, scrisse un sms allarmante alla moglie: “corri, vieni subito, la piccola sta male”. Francesca Le Pera, non esitò nemmeno un attimo. Si vestì in fretta e, ancora più frettolosamente, raggiunse l’abitazione di via Quarto dei Mille. Non immaginava che quell’sms era un tranello. Non aveva idea che quello era un invito, un appuntamento con la morte. Arrivata a casa, Barberio tentò di riconquistarla.

    Ma, nonostante le parole, le promesse e la voglia di riprovarci, la 39enne non volle cedere e tra i due scoppiò una violenta lite. Urla, schiaffi, spintoni e grida d’aiuto. La 15enne, ancora a letto, sentì quel frastuono e si svegliò di soprassalto. Restò a lungo accovacciata in una angolo della sua cameretta. Poi, sentendo silenzio, la ragazzina si fece coraggio, aprì la porta della sua stanzetta e raggiunse la cucina. Qui, in un lago di sangue, trovò la madre esanime a terra, con ferite da taglio sul corpo e suo padre, ancora sanguinante con il coltello tra le mani e in stato di confusione. Le urla della ragazzina, allertarono i vicini che, chiamarono subito i soccorsi. In pochi istanti e a sirene spiegate uomini dei carabinieri e della polizia e personale medico e paramedico del 118, arrivarono sul posto. Per la donna, purtroppo, non c’era più nulla da fare. L’uomo, invece, caricato sull’ambulanza, venne trasportato all’ospedale San Gerardo di Monza, dove venne sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. Uscito dalla sala operatoria e dichiarato fuori pericolo, Antonio Barberio venne arrestato e piantonato, con l’accusa di omicidio.

    LA DIFESA – L’avvocato difensore d’ufficio di Barberio, alcuni giorni dopo l’efferato delitto, avanzò alla Procura la richiesta di perizia psichiatrica. Secondo il legale del 43enne, il suo cliente al momento del fatto era incapace di intendere e di volere. Uno stato prolungato di confusione psichica, legata all’intenzione della moglie di separarsi, che scatenò la sua reazione d’impeto e che avrebbe impedito all’operaio di affrontare il giudizio. Ma la carta del vizio di mente, non ha “commosso” né il pm, né l’avvocato di parte civile, né il gup. Barberio, infatti, giudicato con l’abbreviato è stato condannato a 30 anni di reclusione.

    Carmine Calabrese

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