Un cero votivo per due comunità

Cetraro ed Acri unite nella festa in onore del Beato Angelo

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    “Una domenica trascorsa all’insegna della solidarietà e dell’amicizia quella del 30 ottobre scorso nella Basilica del Beato Angelo d’Acri, in occasione della festività del frate acrese”. Il vicesindaco di Cetraro, Fabio Angilica, commenta così, in una nota diffusa martedì, la partecipazione, insieme al consigliere regionale Giuseppe Aieta, all’assessore comunale Mariella Aita e al consigliere comunale Samuele Losardo, a questo atteso evento religioso, particolarmente sentito sia dai fedeli della cittadina tirrenica, sia dai fedeli acresi, che si è, appunto, tenuto, domenica 30 ottobre, nella cittadina presilana. “Da quando abbiamo istituito il gemellaggio fra la nostra e la cittadina della Presila – ha aggiunto Angilica – ogni anno il sindaco di Acri e quello di Cetraro accendono congiuntamente la lampada votiva in onore del Beato. È un privilegio riservato solo alla nostra città, assunta come seconda patria da questo gigante di umiltà e santità. Anche quest’anno abbiamo rinnovato il rito, insieme al consigliere Aieta, che da sindaco stipulò il gemellaggio, e all’assessore Aita e al consigliere Losardo. Ma il merito di aver consolidato negli anni i rapporti con la comunità acrese va alla nostra Parrocchia dei Cappuccini e a don Luigi Gazzaneo, che, con Antonio Martilotta, instancabile promotore delle diverse iniziative organizzate in ricordo del Beato Angelo, hanno saputo, per tramite di Padre Pietro, riavvicinare le due comunità nel ricordo del frate acrese”.

    Il legame tra il Beato Angelo d’Acri e Cetraro è, da sempre, molto stretto, visto che il religioso, a partire dal 1710, soggiornò a lungo nella cittadina tirrenica quale guardiano dell’allora Convento dell’Ordine dei Cappuccini, ordine al quale apparteneva, e considerava la città una seconda patria, dove strinse vincoli di amicizia che durarono fino alla sua morte, come quello con l’Abate di Montecassino, padre Ildefonso del Verme, che conobbe nel tempo in cui il benedettino rivestiva la carica di Vicario Generale a Cetraro, all’epoca possedimento del celebre cenobio. Clelia Rovale

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