Tentò di uccidere un avvocato, legale assolto per vizio di mente

L'avvocato Guerino Nigro, condannato in primo grado dai giudici del Tribunale di Cosenza, è stato, pochi minuti fa, assolto, con formula piena, dai giudici della Corte d'Appello di Catanzaro

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    Quando sferrò la coltellata, il suo interruttore nevralgico era spento. L’avvocato Guerino Nigro, condannato in primo grado dai giudici del Tribunale di Cosenza, è stato, pochi minuti fa, assolto, con formula piena, dai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro. I magistrati del “secondo grado”, accogliendo in pieno la tesi difensiva del legale di Nigro, hanno riconosciuto che, al momento di compiere il fatto, il legale cosentino era “incapace di intendere e di volere”. Il ribaltamento del verdetto ha “cancellato” la condanna a 8 anni di reclusione, inflitta a Nigro in primo grado. Una condanna per tentato omicidio e lesioni gravissime, con premeditazione. Nigro, infatti, era stato condannato, come detto, a 8 anni di reclusione: 5 da trascorrere in carcere e tre in una struttura psichiatrica riabilitativa. Il verdetto di condanna venne emesso nello scorso mese di maggio. Oggi, invece, il pronunciamento dell’Appello. Con un verdetto di non colpevolezza.

    I FATTI – Era un tranquillo pomeriggio di aprile del 2015, quando Guerino Nigro, penalista 46enne, come un forsennato, si precipitò all’interno dello studio legale di Vincenzo Valentini, devastandolo. Oltre a sfondare le vetrine delle librerie e mettere a soqquadro l’ufficio legale, Nigro, in preda ad un incontenibile scatto di ira e di rabbia, afferrò il collega per il collo, minacciandolo e ferendolo con un pezzo di vetro. Le urla, provenienti dallo studio legale e le richieste di aiuto di Valentini, allertarono gli inquilini dello stabile che lanciarono l’allarme alla sala operativa del 113. Quando i poliziotti arrivarono nello studio legale, Vincenzo Valentini sanguinava vistosamente dal collo e da una mano, mentre Guerino Nigro si era dato alla fuga, facendo perdere le sue tracce. Valentini, ascoltato a lungo, spiegò che il collega l’aveva aggredito, accusandolo di avergli manomesso il pc, per sottragli dei file. Guerino Nigro, dopo aver girovagato, insieme con il suo legale di fiducia, si presentò in Questura. Per costituirsi. Scattarono le manette. Valentini, invece, finì al pronto soccorso dell’Annunziata. Dopo l’interrogatorio di garanzia, il gip del tribunale di Cosenza, oltre alla convalida dell’arresto, dispose che Nigro venisse sottoposto ad un’accurata perizia psichiatrica. Il dottor Crisci, incaricato dal tribunale di eseguire la perizia, evidenziò nella sua relazione che Nigro era affetto da un “disturbo delirante”, bollandolo anche come “soggetto socialmente pericoloso”. Dopo alcune settimane di detenzione carceraria, Nigro venne trasferito agli arresti domiciliari. Da cui evase. Riarrestato, il gip, nella seconda udienza di convalida dell’arresto, non fu tenero con lui e, inasprì la pena, ridisponendo per Nigro il carcere. Ma, nel penitenziario di Reggio Calabria. Dopo la condanna di primo grado, Guerino Nigro, venne trasferito dal penitenziario ad una struttura psichiatrica della provincia di Cosenza. Oggi l’assoluzione. Ma, sia la Procura di Cosenza, che la parte civile proporranno ricorso in Cassazione. 

    Carmine Calabrese

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