Assalto Bcc, i carabinieri indagano a tutto campo

AGGIORNAMENTO. Organizzati, pazienti, pratici e ben vestiti. No, non è la specifica richiesta di un'azienda alla ricerca di profili dirigenziali di alto livello. E’  il “modus operandi” dei tre malviventi che, ieri, hanno rapinato la filiale banca di Credito Cooperativo di Rende

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    Ieri tre uomini “normali” hanno assaltato la banca uscendosene con un “prelievo” di 130mila euro, contenuti nella cassaforte. I tre, come detto, organizzati e ben vestiti, una volta entrati in banca, hanno atteso il loro turno e, dopo aver chiesto ad alcuni cassieri di poter parlare con il direttore, se lo sono fatti chiamare e, voilà il piano criminale è scattato all’istante. Come se pianificato per bene e con pazienza. Il direttore, tenuto sotto scacco con un coltello puntato alla gola e “marcato” stretto dai malviventi, non ha potuto far altro che digitare la combinazione e aprire il forziere. Tra l’altro, regolato a tempo. Arraffato l’incasso, i tre, prima di darsela a gambe, hanno chiuso i dipendenti e i clienti in una stanza, costringendoli anche a lasciare i cellulari. Prigionieri, impauriti e senza alcun contatto con l’esterno. Tutto calcolato, anche per garantirsi fuga e “rallentare” le operazioni di sos e l’intervento delle forze dell’ordine. I carabinieri della Compagnia di Rende, coordinati dal capitano Sebastiano Maieli, dopo aver ascoltato i testimoni, hanno visionati i filmati delle telecamere interne ed esterne e avviato una capillare caccia ai fuggiaschi, con tanto di posti di blocco, perlustrazioni e perquisizioni a tappeto. Ma, allo stato, dei tre nessuna notizia. I malviventi, entrati in azione a volto scoperto, potrebbero, non solo aver agito con la complicità di una vedetta che gli ha protetto la fuga, ma potrebbero essere “forestieri”. Un’ipotesi investigativa, rafforzata anche dalla “sfrontatezza” criminale con cui hanno agito, senza coprirsi, senza camuffarsi. Così come non si esclude la presenta di qualche talpa che ha informato i malviventi su bottino e tempi di apertura del congegno a tempo. L’azione delinquenziale, per come è stata progettata e portata a termine, lascia pensare che l’assalto alla Bcc non sia opera di “novizi” della malavita, ma di menti esperte e dal sangue freddo. Circa il colpo, ci sono pochi dubbi sulla “regia” della criminalità organizzata. La mala cosentina, disarticolata da continue raffiche di arresti, da pentimenti eccellenti e da nuovi “picciotti”, pronti a “cantare” per far pace con lo Stato, ha bisogno di soldi per riempire la “bacinella”. Una dettagliata informativa sull’accaduto è stata trasmessa al procuratore capo della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo.

    Carmine Calabrese

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