Operazione antidroga: Gip convalida i fermi e la custodia in carcere per i quattro immigrati

Convincenti le prove raccolte dal Pm Fasano e dai Carabinieri di Amantea

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    Jaw Matarr, Badjan Ashley Mohamed, Emmanuel Godwin e Njie Papa, i quattro immigrati fermati nel corso dell’operazione antidroga dei Carabinieri svoltasi nella nottata dello scorso 23 novembre, rimangono in carcere. La convalida dei fermi e della misura cautelare chiesta dal Pm, Anna Chiara Fasano, è stata decisa nella mattinata di oggi dal giudice per le indagini preliminari, Rosamaria Mesiti, che ha, dunque, confermato in pieno le tesi che lo stesso sostituto procuratore della Repubblica di Paola, titolare del fascicolo, ha posto a base della misura. Anche per il giudice, in buona sostanza, esiste un pericolo di fuga per i quattro immigrati, ospiti del centro di accoglienza “Ninfa Marina”, che avevano costituito all’interno della stessa struttura una base logistica per l’approvvigionamento, confezionamento e spaccio di sostanze stupefacenti (marijuana e cocaina, com’è stato acclarato dai carabinieri durante il blitz dell’altra notte). E proprio il sistema di rifornimento della banda, alla quale testa pare ci fosse il Jaw Matarr, prevedeva continui viaggi verso la piazza di Rosarno degli altri tre africani. Questo aspetto, assieme al fatto che l’eventuale misura meno afflittiva dei domiciliari non è stata ritenuta possibile per l’impossibilità da parte della struttura di accoglienza di garantire controllo e vigilanza dei quattro soggetti fermati, ha convinto il Gip che l’unica misura adeguata e concretamente applicabile sia quella richiesta dal Pm. Il Gip, poi, riconosce la gravità delle condotte assunte, le allarmanti modalità dei fatti e quindi le ipotesi di reato ascritte ai quattro fermati da parte del magistrato della Procura della Repubblica di Paola, diretta da dottor Bruno Giordano. Ma è tutto il quadro indiziario sottoposto a valutazione che evidentemente ha convinto il giudice. Un lavoro minuzioso che parte da lontano, a cominciare dagli altri quattro arresti effettuati nei mesi passati da parte dei militari dell’Arma della stazione di Amantea, guidata dal maresciallo Tommaso Cerza, sotto il coordinamento del comandante della compagnia di Paola, Antonio Villano. Per esempio, alle operazioni di confezionamento e dello spaccio della droga pare contribuisse molto anche un altro immigrato, sempre ospite della struttura nepetina, tale Sarr Saikou, tratto in arresto il 22 luglio scorso. E, secondo quanto è dato sapere, i carabinieri della stazione di Amantea hanno saputo accertare con dovizia di particolari, attraverso, osservazioni, appostamenti, immagini e altri presidi investigativi, come il sistema di detenzione e commercializzazione delle sostanze stupefacenti fosse stato ben organizzato all’interno del “Ninfa Marina”. Pare, infatti, che la banda degli africani nascondesse la droga all’interno di locali posti nel sottotetto dello stabile ubicato in via Firenze, ad Amantea. Una intensa attività d’indagine, dunque, che ha portato alla luce una fiorente attività illecita di spaccio che avveniva in vari punti della cittadina tirrenica. Una vendita che veniva effettuata anche a minori e davanti alle scuole cittadine. Non mancavano anche giovani provenienti da altri comuni viciniori all’appuntamento con gli spacciatori. La base logistica all’interno della struttura di accoglienza era peraltro ritenuta sicura dai fermati, che agivano indisturbati anche per la rete di sorveglianza attiva che altri immigrati accolti nella struttura effettuavano quotidianamente a vantaggio del gruppo criminale. Un’attività di vedetta che mirava a registrare l’arrivo dei Carabinieri, i quali, tuttavia hanno operato con riservatezza e alta professionalità disinnescando il sistema di controllo adottato dall’organizzazione criminale e recuperando prove di colpevolezza utili al magistrato per porre fine all’attività illecita. Le indagini, in ogni caso, vanno avanti per accertare se a margine delle condotte sopra adottate ci sia una rete di fiancheggiatori legata alle cosche criminali del territorio del basso Tirreno cosentino e del rosarnese.

    Rino Muoio

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