Personalità multi …tasking

Si è conclusa con una condanna per molestie la vicenda che ha coinvolto lui, lei e l’altra

Più informazioni su


    Questo non è un racconto su un’appassionante e raccapricciante storia di giochi di ruolo, men che meno è la pretesa giornalistica di un articolo sulla sindrome e sugli effetti dei disturbi dissociativi dell’identità. E’ il racconto di una vicenda che nasce da un decesso, cresce in un’indagine e finisce in tribunale. Con un verdetto, esemplare, di condanna. Penale come stalker e morale come ex, fidanzata, quasi moglie e amante. Seguiteci. Alida, nome di assoluta fantasia, è la protagonista di questa vicenda. Che, invece, di fantasioso non ha nulla. Una vicenda, così ricca di colpi di scena a ripetizione, così particolareggiata di dettagli scabrosi e così infarcita di suspence e pathos, che nemmeno il più sofisticato tra i giallisti, sarebbe riuscito a fare meglio, arrivando a tanto. Alida, ha circa 30 anni, quando perde letteralmente la testa per un uomo, (Claudio, anche lui “battezzato” dalla fantasia, ndc) poco più grande di lei, a cui spontaneamente consegna corpo, anima e cuore. Il colpo di fulmine è immediato, tanto che Alida e il suo lui, abbattono completamente i tempi del “proviamo a vedere cosa succede tra di noi” e si danno una chance. Una di quelle che, nella testa e nel cuore di ogni innamorato, dovrebbe valere per la vita, per tutta la vita. I primi mesi, come in ogni trama d’amore, sono da favola. Baci, carezze, coccole, complicità, amore e sesso. La relazione tra i due va avanti per mesi. L’intesa cresce, al pari dell’entusiasmo e della passione. I mesi passano e diventano anni. Esattamente sei. E l’attrazione tra i due è in costante crescita. Ma, a pochi giorni dal festeggiare l’ennesimo anniversario, e a “santificare” quell’unione davanti al Signore e all’altare, lo champagne resta nel congelatore per un evento inatteso e doloroso: la mamma di Claudio, saluta d’improvviso la vita. Alida, a 25 giorni dal pronunciamento del “sì, il traguardo atteso da una vita, sognato ad occhi aperti e immaginato con indosso l’abito bianco, il velo lungo e il bouquet candido e profumato di felicità tra le mani, rivede le sue priorità e il “sì” finisce nel congelatore. Insieme allo champagne. Claudio, destabilizzato dalla morte della madre e psicologicamente fragile per “metabolizzare” il distacco da Alida, si prende una pausa di riflessione e “sparisce” per sei mesi. In questa lunga assenza, però, Claudio non è stato fermo, né con il cuore, né con le mani e con il resto del corpo, finendo per ritrovarsi quasi padre e con un sì “riparatore”, da pronunciare, senza possibilità di ripensamento o revoca. Claudio, tramite alcune amicizie in comune, riprende i contatti con Alida, riprendendo con lei, esattamente da dove i discorsi si erano interrotti. La passione tra i due, ridivampa tra le ceneri del passato, e riprende ad ardere. Più forte di prima. Claudio e Alida ritornano insieme. Ma, da amanti. Clandestini, o quasi. La loro storia dura per 20 anni. Vent’anni in cui Claudio ha vissuto una vita parallela, una vita stile “sliding doors”. Per vent’anni, Claudio è stato un marito fedele e un padre esemplare, ad ore. Ed è anche stato un amante focoso e un fedifrago impertinente. Nel recitare questi ruoli e nel vivere questa doppia vita, Claudio c’aveva preso quasi gusto. E, avrebbe continuato a divertirsi se, la signora morte, non avesse deciso di “tagliare” il suo ruolo dalla scenografia di questa storia d’amore, romanticismo, passione, menzogne e passioni. Sfrenate. Fatti i conti con il distacco da Claudio, la sua famiglia ha deciso di riprendere la vita di tutti i giorni. Ma ad Alida questo non bastava, non piaceva. Lei, relegata nello scomodo ruolo secondario dell’amante, ha deciso che voleva di più. Meritava di più, pretendeva di più. E, allora, ecco che Alida, non mossa dal dolore, ma “spinta” dalla rabbia e dalla vendetta, ha deciso che alla moglie del suo amante la doveva far pagare. E, anche di brutto e senza esclusioni di colpi. Per la vedova di Claudio e le persone a lei più vicine, è iniziato un incubo. Ad occhi chiusi e anche aperti: pedinamenti, telefonate anonime, appostamenti, “pizzini” sul parabrezza dell’auto e, perfino, lettere senza firma e telegrammi. Come quello, con su scritto “condoglianze”, che fece recapitare alla moglie di Claudio alla nascita del figlio. Un messaggio di felicità e auguri, singolare. Decisamente. La vedova di Claudio, ancora con indosso il lutto nell’animo e con la necessità di fare i conti con l’assenza di suo marito e con la necessità di dover essere forte e serena, per suo figlio, ha deciso di dire basta e ha denunciato tutto, prima ad amici e parenti, e poi alle forze dell’ordine. Le persone, soprattutto, gli amici più vicini a Claudio, sapevano tutto di Alida, di quella storia parallela e della doppia vita di Claudio, tenuta in piedi per 20 anni. Risalire ad Alida è stato semplice. Fino alla sua imputazione.

    L’avvocato Sergio Campanella (in foto) brillante penalista del foro di Cosenza, e legale della famiglia di Claudio, costituitasi parte civile, nel corso delle tante udienze ha ripercorso le tante tappe di questa vicenda, “inchiodando” Alida alle sue responsabilità e mettendola faccia a faccia con le sue colpe. Riconosciute anche dalla legge. Alida è stata condannata per molestie, la moglie e il figlio di Claudio si lasceranno questo tormento alle spalle e Claudio, forse riuscirà a riposare in pace. Almeno, come marito e come padre.

    Carmine Calabrese

    Più informazioni su