Angela, la sua nuova vita è partita

LE STORIE ESCLUSIVE DI COSENZAINFORMA.IT Da e su un treno. Quello che, di solito, passa per tutti nella vita

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    Angela è salita sul treno. Quello giusto. Sì, proprio così. Il treno giusto. Quello che, di solito, passa per tutti nella vita. Questa è la storia di Angela, brillante 30enne, divisa tra casa, affetti e carriera. La 30enne, dopo aver conseguito la maturità classica, s’è laureata, con il massimo dei voti, in Giurisprudenza, trovando anche lavoro in un’azienda cittadina e facendo, rapidamente, carriera. Con il passare del tempo, Angela ha visto la sua vita “incastrarsi” perfettamente con i desideri di quand’era ancora piccola. Un bel lavoro, un’ottima istruzione, tanti bei vestiti, una bella scatola di trucchi, ricca come quella con cui “colorava” le sue bambole, una posizione sociale rassicurante e un conto in banca in costante equilibrio tra entrate e uscite, tra guadagni certi e superabili imprevisti. Senza dimenticare anche l’amore. Una favola, anche in questo caso. Con il passare dei giorni, però, qualcosa in questo apparente perfetto meccanismo di vita e d’armonia, s’è inceppato, costringendo Angela a fare i conti con se stessa. Con la sua intimità, con le sue fragilità, con la consapevolezza di essere cresciuta troppo, troppo in fretta e di aver forse “barattato” i suoi desideri fanciulleschi alle sue certezze adulte. Un baratto, sbagliato. E, di questo se n’è accorta subito. All’inizio il timore è stato tanto. Soprattutto quello legato ai sensi di colpa, quello legato alla paura dei contraccolpi, soprattutto in termini di serenità e di autostima. Colpa, anche di quell’etichetta di “oroglio di casa” e portabandiera dei successi di famiglia, che le cominciavano a stare troppo stretti addosso. Come un capo d’abbigliamento che “strozza” il corpo e imprigiona i lineamenti e la fisicità del corpo. Ma, Angela, cresciuta dalla nonna, aveva imparato, proprio da Rosa, sua nonna, appunto, la consapevolezza di non dover mai apparire, ma sforzarsi di essere. Fragile, vulnerabile, impaurita, timorosa. Essere, semplicemente, se stessa. Una mattina, Angela ha deciso di mettere in valigia l’essenziale, di mettere in discussione se stessa e di prendersi una lunga pausa di riflessione. Di revisione delle sue priorità e di ricostruzione di una vita, o parte di essa. O meglio, di distacco. Dagli agi, dalle certezze, dalla carriera, dai vestiti firmati e dalle sue aspirazioni da adulta. Ritornando spensierata, avventurosa ed emozionata come quand’era minorenne. Quella minorenne che costretta dalle pressioni a crescere prima del suo tempo. Forse, più per accontentare gli altri, che per fare un favore a se stessa. E allora, ha scelto di prendere un treno e andare in Versilia, a casa di amici. Il giorno della sua partenza, però, Angela fu costretta a scendere dal treno. E, su quel treno non era nemmeno salita. Risolto l’imprevisto, un paio di giorni dopo, la 30enne si è ripresentata alla stazione. Identici bagagli a mano, identiche intenzioni, identica destinazione. Una volta sul treno, la 30enne si è sistemata al posto numero 22 della carrozza 8. Radio accesa, cuffie nelle orecchie, sguardo fisso sul telefonino e dita della mano sinistra, impegnate a “trasformare” in cuori, segni e disegni le macchioline sul finestrino. Al posto 21 c’era un bambino, intento a mostrare, a suon di pollici, la sua bravura sul nintendo. Fighissimo. Al 24 c’era una giovane suora delle Missionarie della Carità, (oggi ribattezzata Letizia (in segno di gioia e gratitudine al Signore) un tempo Rosalba, anche lei in viaggio di ricostruzione di se stessa. Anche lei con un passato da lasciare a casa e con un presente e un futuro da vivere “arrotolati” nel suo sari, ndc) emozionata per il suo viaggio verso la città Santa, dove avrebbe ricevuto dalla madre superiora del suo ordine, il nuovo incarico come missionaria nel cuore d’Africa. E, al 23 non c’era nessuno. Ma 100km dopo il primo ciuf, ciuf veloce, quel posto è stato occupato da Andrea. Trent’anni, bolognese di nascita, romano d’adozione, milanese per formazione e toscano per stile di vita e scelta di carriera, Andrea, regista, specializzato in cortometraggi e in docu-film, appassionato di psicologia, criminologia, e “lettura” e interpretazioni delle emozioni altrui e del loro linguaggio di silenzi, ha notato subito l’espressività di Angela, apprezzandone lineamenti, ammirandone il taglio degli occhi e la comunicatività del volto. Tra un’occhiata al panorama, uno ad Angela e uno agli altri ospiti dello scompartimento, Andrea ha continuato a scrivere e tappezzare di appunti il suo quaderno, con copertina una grande macchina da presa. Andrea ha scritto per km, alternando momenti di intensa creatività a momenti di pausa. E riflessione, quasi in cerca dell’ispirazione giusta. A Roma, suor Letizia è scesa e benedicendo tutti con un sorridente “buon viaggio e sia fatta per tutti voi la volontà del buon Dio”, ha lasciato libero il suo posto. Prima della fermata nella città eterna, era sceso il piccolo con il suo nintendo in una mano e la stretta rassicurante della mamma, nell’altra. Angela e Andrea sono rimasti lì. E, tra sguardi di imbarazzo e di cuorisità, hanno continuato a viaggiare. Andrea ad un tratto ha smesso di scrivere, riponendo il suo quaderno nella borsa, ha rivolto lo sguardo verso Angela, cercando un suo cenno. Un semplice appiglio per la conversazione. Subito dopo una lunga galleria, tra i due è iniziato un dialogo. Un racconto di vite, una reciproca confessione di se stessi, una bella chiacchierata. Di quelle che fanno bene. Di quelle che, spesso, servono per scoprirsi e conoscersi. Oltre se stessi. Ed così che Andrea ha fatto emergere tutto il “non detto” di Angela, liberandola anche da quella sindrome intimistica e d’anima da cui era affetta e facendo emergere la parte più vera della sua identità. Fanciullesca. Andrea ha raccontato il suo lavoro, ha mostrato i suoi lavori, ha parlato dei suoi progetti. E, parola dopo parola, km dopo km, Angela da compagna di viaggio, da confessore, da ascoltatrice e da complice di un’avventura tra pensieri e parole, è diventata anche musa ispiratrice. Andrea, terminata la pausa, ha ripreso a scrivere, trasformare i pensieri in inchiostro, dare forma alle scene e dare anche una trama al suo ciak mentale, in lavorazione. Arrivati alla stazione di Firenze, il quaderno di Andrea è carico di appunti. Con una bella storia impressa, con un bel racconto da mettere in ordine e con una protagonista in carne ed ossa. Con il nome, Sabrina, solo di fantasia. Prima di scendere dal treno, Angela e Andrea si sono scambiati numeri di telefono, contatto fb e indirizzi mail. Oggi Angela è in Toscana, pendolare tra Viareggio, Firenze, Livorno e Roma. Oggi Angela è al suo secondo ciak, il primo da protagonista in un corto di Andrea. Che parla di destinazioni, partenze, arrivi, ripartenze, binari e treno. Quello giusto. Oggi Angela ha trovato la sua strada e ha capito la sua destinazione. E, anche il suo scopo: essere d’aiuto agli altri, dividendosi tra i set e la mensa della Caritas, alternandosi tra i ciak di strada e la cucina della mensa dei poveri di Firenze o ancora portando la sua sensibilità a bordo di un furgoncino colorato di un’associazione di Castelnuovo di Garfagnana, impegnata nelle ronde notturne per dare sostegno, cibo, e cure ai senza tetto. Ecco, tutto quello di cui Angela aveva bisogno era su un treno. Proprio quello su cui Angela è salita.

    Carmine Calabrese

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