Un’overdose spegne Elisa, in fuga da se stessa e da una vita piena di schiaffi

La trentasettenne è stata ritrovata dal suo compagno in casa

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    L’ultimo schiaffo. Dall’eroina e dalla vita. Elisa Cudeddu, 37enne, sarda di nascita e giramondo per scelta di vita e per “imposizione” dell’eroina, è stata stroncata da un’overdose. Letale. La 37enne, un passato difficile alle spalle, in fuga perenne dai problemi e da se stessa, con problemi irrisolti di tossicodipendenza e alcolismo, nonostante una fitta rete di medici, infermieri e angeli del volontariato intorno, non è riuscita, mai, a dire no alle “seducente” lusinga dell’eroina. Troppo forte il suo richiamo, troppo irresistibile la sua chiamata, troppo doloroso voltarle le spalle. Anche se conflittuale, quello tra Elisa e la droga, era un rapporto di fatto. Una triste e disperata storia, un irrinunciabile ancora di salvezza, un sicuro rifugio, in cui ripararsi, per sfuggire ai demoni e per nascondersi dalla vita. Quella stessa “mamma” che, fin dalla tenera età, aveva preso Elisa a schiaffi e pugni, negandole abbracci, coccole e carezze. Elisa, caratterialmente fragile, psicologicamente devastata, corporalmente indebolita, con un basso tasso di autostima e un’elevata indifferenza verso la speranza, è stata uccisa, non solo dall’eroina. Ma dalle amicizie sbagliate, dalle ferite rimediate, dalle botte prese e dalle delusioni, collezionate in tutta la sua esistenza. Ieri mattina, la vita di Elisa, si era aperta come quella di tante altre mattine precedenti. Occhi stanchi, volto tirato, sorriso spento. Elisa, “raccolta” per strada più di una volta dal personale medico e infermieristico del 118, restituita, spesso, alla vita dai medici dell’Annunziata, era entrata, da tempo, in una rete sociale d’aiuto per persone prigioniere di fragilità e disagio. Umano, economico, spirituale, sociale. La 37enne, però, nonostante le tante braccia allargate verso di lei, non è mai riuscita, convintamente, ad aggrapparsi a queste “scialuppe” d’emergenza e d’aiuto. L’unico vero aiuto, lei lo trovava “baciandosi” con la bottiglia o stordendosi dentro un “buco”. Proprio come ieri. Ieri pomeriggio, infatti, in questo “buco” c’è caduta dentro, rimanendoci incastrata per sempre. Quando il suo compagno di vita e di sventure, è ritornato a casa, ha trovato Elisa riversa su un letto, senza vita e con una siringa conficcata in una gamba. Il compagno della 37enne, ha urlato con tutta la voce, ha gridato il nome della sua Elisa, ha cercato di scuoterla, sperando che fosse svenuta. Le grida dell’uomo hanno richiamato l’attenzione di tanti inquilini all’interno di quello stabile di via Rivocati. L’uomo, con un filo di voce, ha avvisato i tanti “angeli” che cercavano di aiutare Elisa, chiedendogli aiuto. In pochi minuti, quel piccolo appartamento di via Rivocati, è diventato meta di un “pellegrinaggio” doloroso. Tutti quelli che aiutavano Elisa, sono corsi per un ultimo saluto. Polizia, 118 e medico legale, invece, hanno fatto il resto, attivando tutto il protocollo investigativo e giudiziario post-mortem. Su Elisa, trasportata all’obitorio dell’Annunziata, verrà effettuato l’esame autoptico, anche per stabilire l’ora della morte e la pesantezza micidiale dell’overdose. I tanti “angeli” del volontariato e i tanti componenti della rete sociale d’ascolto e aiuto che aiutavano Elisa, si sono organizzati per organizzarle il funerale. Anche l’ultimo viaggio, Elisa lo farà con loro e vicino a loro. Le uniche persone che le sono state vicine e hanno cercato, in vari modi, di proteggerla da se stessa e farle fare “pace” con la vita.

    Carmine Calabrese

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