Non siamo cittadini di serie B

Silverio, ragazzo disabile si racconta

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    Oggi si celebra la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. Silverio M. ha 17 anni e non ha nessun problema a dichiararsi “disabile”. La sua spontaneità è disarmante, come la sua voglia di vivere e la sua allegria. Un ragazzo come tanti, se non fosse per la sua malattia, osteogenesi imperfetta del terzo grado, che lo costringe su una carrozzella da quando era bambino, poiché la sua particolare patologia gli rende le ossa molto fragili e, quindi, soggette a continue fratture. Silverio è l’amico di tutti al liceo di Scalea, dove è ben inserito e soprattutto ben voluto. Partecipa a ogni iniziativa, interviene nei dibattiti, con la sua socievolezza non gli è difficile attirare le simpatie di chiunque. Oggi, però, Silverio, “ha sbroccato”: ha deciso di raccontarsi, anche a nome di chi, nelle sue stesse condizioni, non è in grado di farlo o semplicemente “si vergogna”. Perchè lo ha fatto? “Perchè un disabile ha necessariamente bisogno di tutti”, dice. Un disabile si scontra quotidianamente con difficoltà di ogni tipo e, forse la peggiore, è proprio l’indifferenza di chi ha il potere di dirimere le differenze e non lo fa. Ad esempio, il decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503, prevede che sui mezzi pubblici vengano rimossi ostacoli e barriere, eppure a Silverio per anni è stato impedito di partecipare a viaggi d’istruzione con i suoi compagni, perchè i pullman non erano idonei alle sue esigenze. La sua prima uscita è stata lo scorso mese a Lamezia Terme, in occasione del Salone dello studente, quando un privato ha messo a sua disposizione un pulmino con pedana. Quando si sposta, gli capita spesso di incontrare barriere sui marciapiedi e, se decide di uscire con gli amici, deve sapere prima in quale locale andare, molti hanno un solo accesso e con i gradini. Silverio è coraggioso a parlare e lo fa senza peli sulla lingua: “Evidentemente non fa comodo rendere accessibili i mezzi di trasporto, sarebbe uno spreco di soldi e si andrebbero a perdere due posti normali ogni posto per disabile”. Sa per esperienza che la Calabria, ha ancora tanta strada da fare in questa direzione e favorire così una concreta integrazione. La nostra Regione, infatti, spende ogni anno mediamente circa 469 euro pro capite contro i i 3876 del Piemonte. Ma, in generale, l’Italia in Europa è tra i Paesi che spendono meno per la disabilità. Silverio, inoltre, da quando è nato vive in una casa al terzo piano e senza ascensore; questo complica ulteriormente la sua vita. Vive con la madre e un fratello, che lo sostengono in ogni cosa. In paese ha tanti amici, con cui va al mare, a vedere le partite. Tuttavia, ha deciso di scrivere la lettera aperta, con la speranza che abbia risonanza sul web e che riesca a smuovere le acque. A sue spese, sa pure che gli ostacoli più grandi da superare a volte sono di natura mentale e culturale e lancia per questo il suo messaggio: “Non ha senso negare diritti riconosciuti dalla legge, ma soprattutto far sentire i disabili cittadini di serie B. Non lo siamo. Siamo persone come tutte le altre”. Ma, fino a quando altri come Silverio non potranno uscire liberamente, prendere un autobus, partecipare a una gita, andare al mare, senza sentire di “pesare” su qualcun altro, dovremo chiederci, tutti che valore abbia una politica che non dà voce e non ascolta le persone in difficoltà, che importanza abbiano le battaglie per i diritti se molti ne rimangano esclusi, a quale funzione assolvano la scuola, la cultura, la fede se non sono capaci di assumere su di sé l’impegno a rimuovere ogni differenza non scelta ma subita, che senso abbia la nostra vita “normale”, se continua ad esserci bisogno di lettere aperte, come quella di Silverio, di appelli, di maratone, se una condizione debba essere sbattuta su un giornale, e da privata, privatissima, debba diventare pubblica? Tania Paolino

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