Ilaria e Giuseppe, da ex amanti a vittima e carnefice

  Una storia dove d'amore ce n'è davvero poco finita in tribunale

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    Quando uno dei “due cuori” ne imprigiona uno nella “capanna” chiudendolo con il lucchetto della paura. Per raccontare questa triste storia, ricorro, modificandola, ad una delle più romantiche e belle metafore sull’amore. Questa storia, dove d’amore, come leggerete ce n’è davvero poco, se non addirittura nulla, e dove di tutto il resto, ce n’è in quantità industriale, è finita in tribunale. Con due processi ed altrettante pesantissime accuse: stalking ed estorsione. La trama di questa sceneggiatura di un classico “c’eravamo tanto amati e di nascosto”, racconta di Ilaria, 50 anni, apprezzata e talentuosa pittrice cosentina, finita, prima nel cuore, e poi nelle attenzioni, non affettuose, né romantiche, di Giuseppe, napoletano, presidente di un’associazione culturale che, all’inizio di questa storia, almeno si sarebbe preoccupato di far conoscere la bravura di Ilaria ovunque. Facendole, da sponsor. La stretta collaborazione tra i due, racconta ancora la storia, inizia nel 2014. Tutto comincia durante una mostra. Giuseppe, anche lui 50enne, appassionato di arte, di professione agente di polizia provinciale, in qualità di presidente di un’associazione culturale, segue con interesse mostre artistiche e personali pittoriche varie. L’incontro con Ilaria, favorito anche dalla comune passione per uno specifico stile pittorico, favorisce la collaborazione. I primi tempi, le cose tra i due vanno bene. Tutto lascia presagire che quella collaborazione, permetterà ad entrambi di raccogliere soddisfazioni e successi. Ilaria, sposata e madre, è entuasiasta di questo sponsor. Crescono le mostre, salgono gli inviti nelle gallerie, aumentando e, anche di tanto, il valore delle opere di Ilaria e la sua vis artistica. Come spesso succede, il contatto continuo fra i due, le tante ore passate insieme e il raccontarsi spaccati delle rispettive vite, alimenta nei due, non solo la passione per l’arte, ma anche il sacro fuoco dell’eros e dell’amore. Tanto che, una sera, si ritrovano appassionatamente nudi e soddisfatti nel letto. Come due innamorati la loro prima volta. L’intesa, professionale e corporale, va alla grande. I due, infatti, entrambi bisognosi di passioni ed emozioni forti, decidono di amarsi, di nascosto. La passione è tanta, l’entusiasmo lo è ancora di più, così come è tanto l’interesse dei due di amarsi, sfidando paure, sensi di colpa, sospetti e timore di essere scoperti. Ma, con il passare del tempo, però, Giuseppe vuole Ilaria tutta per lui, solo per lui. E, lentamente, la passione, l’entusiasmo e la sintonia, finiscono per essere fagocitati, in un solo boccone, dalla sete di possesso e dal desiderio di esclusività. Ilaria non ci sta. Lei, non vuole “sostituire” suo marito, né vuole rinunciare alla carriera di artista e mamma. Per Giuseppe, però, quel rifiuto è un atto grave di insubordinazione e irriconoscenza che, va punito. In modo esemplare. Per la pittrice 50enne, inizia un vero incubo. Ad occhi aperti. Minacce, telefonate, messaggi telefonici, mail pesanti, pizzini con frasi irriguardose. Con tanto anche di pedinamenti e persecuzioni. Ilaria, seppur terrorizzata ed impaurita, si impone di mantenere calma, sangue freddo e serenità. Il rischio è altissimo: perdere tutto: dal marito alla credibilità come artista. Anche la paura di finire nel “tritacarne” della critica, dell’opinione pubblica e della famiglia, le gela le emozioni, impedendole di trovare stimoli per i suoi quadri e le sue creazioni policromatiche. La paura cresce e Giuseppe non “molla”. Lui vuole lei e, a tutti i costi. Ilaria, ormai psicologicamente sul punto di crollare nell’abisso dell’esasperazione, trova il coraggio di dire basta e, tramite un avvocato, denuncia Giuseppe e tutto il suo “terrorismo” persecutorio. La denuncia, presentata presso la Procura di Cosenza, viene trasmessa per competenza a quella di Santa Maria Capua Vetere. I pm, riconoscendo legittime le accuse della 50enne, chiedono ed ottengono il rinvio a giudizio per Giuseppe. L’accusa per lui è di stalking e a breve, comparirà alla sbarra. Nel ruolo di “cattivo”. Per Giuseppe, il “colpo” è insopportabile. Quella donna, la deve pagare. E, ferito nell’orgoglio come amante abbandonato e come uomo mollato, “spinge” ancora di più sull’acceleratore della “rabbia”. In un tranquillo pomeriggio di un’estate di due anni fa, siamo sempre nel 2014, infatti, Giuseppe tempesta di telefonate Ilaria. Casa e cellulare. Il suo obiettivo è duplice: parlare con il rivale raccontandogli “cose scabrose” sotto le lenzuola e mettersi in contatto con la figlia di Ilaria, per mostrarle il vero volto di sua madre. All’ennesimo tentativo, però, il progetto vendicativo va in porto. Ed è l’inizio di un nuovo incubo. Giuseppe, infatti, senza far accenno alla sua identità, parla con la figlia di Ilaria e gliene dice di tutti i colori, finendo anche per pretendere la restituzione di una somma di denaro che lui stesso aveva prestato alla donna. La figlia di Ilaria è sotto shock. Di quella telefonata ne parla con la madre. Ilaria, ha nuovamente paura. Ilaria presenta una nuova denuncia e le forze dell’ordine, “seguendo” il flusso di chiamate e la triangolazione dei ripetitori, risalgono a Giuseppe. Il 50enne, finisce nuovamente nei guai. Questa volta per calunnia ed estorsione. Ilaria è sempre più centro, epicentro ed ipocentro di un devastante terremoto morale, psicologico e umorale. E, come se non bastasse, un altro “boato” le sussulta dentro. Suo marito, avendo intuito qualcosa e riconoscendo nel “non detto” di sua moglie, tanto di nascosto e di scabroso, si sfila l’anello nuziale e prepara le carte della separazione. Ilaria, tramite i suoi legali di fiducia, gli avvocati Maria Rosa Bugliari ed Edoardo Florio, presenta una nuova accusa contro Giuseppe. La donna, specifica che quella somma di cui parla il suo ex amante, non è un prestito, è solo la spartizione di un compenso, concordato tra i due all’epoca della loro collaborazione professionale. Il processo per calunnia ed estorsione contro Giuseppe è attualmente in corso, presso il tribunale cittadino.

    Carmine Calabrese

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