I libri della de Theo al Telesio. “La donazione è della sorella Clelia”, ci dice una nipote

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. “È del tutto falso che mia zia abbia mai pensato di lasciare qualcosa al liceo. Il dono è di sua sorella, Clelia de Theo, e delle sue nipoti, Claudia, Roberta e Barbara”.

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    RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. “Gentilissimo Direttore, sono una delle poche eredi giuridicamente riconosciute della professoressa Luigia de Theo e, nello specifico, l’erede, per suo espresso desiderio, di gran parte della sua biblioteca. Ci terrei che il vostro giornale attuasse una rettifica, dal momento che ho avuto modo di leggere notizia dell’impegno certamente immane di gran parte dei docenti e degli studenti del Liceo Telesio, e certamente corrispondente a verità. Ma (…) è del tutto falso che mia zia abbia mai pensato di procedere a una donazione al Telesio. Questa iniziativa spetta solo ed esclusivamente ai soli che lei aveva destinato come eredi, giuridici o morali o culturali. Si tratta di me, delle mie sorelle e di mia madre. Vicino a noi nella scelta e destinazione è stato solo il professore Leopoldo Conforti, nostro sodale e amico. Come ho avuto modo di raccontare all’illustre preside Iaconianni (dirigente del Telesio, ndr), mia zia aveva un solo desiderio che ha sempre espresso a più riprese: voleva che i suoi mobili e oggetti d’arte e libri venissero portati a Napoli, nella casa dei suoi genitori che io indegnamente abito, affinché il suo patrimonio culturale venisse ricongiunto a quello del padre Antonio de Theo e della sorella Clelia, oltre che mio. Contro i suoi desiderata, ma con il parere favorevole di mia madre, che in termini giuridici è la sola erede universale, ho deciso di procedere a una donazione di quanto mia zia aveva destinato a me nei suoi desiderata verbali e scritti. La ragione è la seguente: nell’impossibilità logistica di dare ai libri e ai suoi oggetti uno spazio degno, la famiglia Maggi ha deciso in modo concorde di rinunciare a quasi tutto, purché questo tutto potesse trovare uno spazio degno e una cura eterna. Ma è giusto che Cosenza sappia quanto segue: sarà mia madre a dover provvedere ai debiti che mia zia ha contratto proprio per tener dietro alle spese di libri e oggetti che ora riposano nel Telesio. Dunque l’illustre liceo, che certamente io amo e stimo, usufruirà di testi e oggetti le cui spese ora stanno gravando su mia madre e sulla mia famiglia. Oggetti e libri che mai Cosenza avrebbe avuto, se fosse dipeso da mia zia, ma che mia madre e noi sue nipoti abbiamo deciso di donare perché avessero la giusta luce. Facciamo questo non perché sentiamo di dovere qualcosa a qualcuno, ma solo per amore nei confronti di Luigia de Theo e della Cultura. È giusto che si sappia che mia zia è stata oggetto di visite – da parte di molti, certamente non di tutti – finché è stato possibile spremerla come un limone, approfittando in ogni modo possibile della sua generosità. Ma quando più nulla si poteva ricavare da lei, è morta sola in ospedale e in povertà quasi assoluta, gravata da spese che ha dovuto sostenere per farsi assistere da persone che, pur beneficiate gratuitamente da lei in ogni modo (lezioni gratuite per anni, denaro regalato, etc.), non hanno poi esitato a chiederle denaro per ogni forma di aiuto. Cosenza (nella maggior parte) è stata molto crudele e strumentalizzante con mia zia; ma noi abbiamo deciso di essere grati a Cosenza in nome di un Bene superiore che nessun debito di riconoscenza conserva nei confronti di quasi nessuno che l’abbia conosciuta. Fanno eccezione pochissimi, ma proprio perché persone nobili non vogliamo nominarli. In conclusione: il miracolo dell’Epifania che viene citato nell’articolo non è una grazia ricevuta per volontà professoressa de Theo. È, al contrario, il dono di sua sorella, Clelia de Theo, e delle sue nipoti, Claudia, Roberta e Barbara, che a costo di spese inimmaginabili per sostenere viaggi, traslochi e debiti; al costo di pianti per aver dovuto affrontare la separazione da ricordi amatissimi di una persona amatissima; al costo di una esperienza orribile, in cui hanno dovuto fare i conti con chi ha solo sfruttato la dolce Luigia de Theo, hanno infine rinunciato a tutto purché questo tutto sopravvivesse. Sarà ora compito di Cosenza mostrarsi all’altezza di un tale dono e mostrare almeno post mortem la dovuta riconoscenza e bontà nei confronti di una napoletana che solo bene ha fatto ai cosentini, ma è da alcuni di questi stata depredata materialmente e spiritualmente.

    Claudia Maggi

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