Sequestro Piazza Bilotti: “Quando ero in Comune avevo già capito che c’erano irregolarità”

LE INTERVISTE DI COSENZAINFORMA.IT L’ex assessore ai lavori pubblici, Giulia Fresca (nella foto) fornisce la sua versione sull’indagine che ha portato all’arresto di 35 persone

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    Ieri gli arresti e il sequestro di ditte e cantieri. Oggi i commenti e le reazioni. Dopo che la Guardia di Finanza ha messo i sigilli a parte del parcheggio in costruzione su piazza Bilotti, il sindaco Mario Occhiuto, ha replicato a un post su Facebook: “In questa indagine il Comune a guida Mario Occhiuto non può essere “parte in causa” ma semmai “parte lesa”. Questo deve essere ben chiaro ai tanti invidiosi che sperano in qualche coinvolgimento oppure ai parassiti politici”. Detto ciò, le Fiamme gialle e gli inquirenti stanno analizzando con attenzione il materiale sequestrato, stanno rivedendo frame by frame i video acquisiti. Insomma, l’indagine di Nicola Gratteri e di Federico Cafiero de Raho vanno avanti. Intanto Cosenzainforma, per capire meglio come si è potuto arrivare a una simile situazione ha contattato l’ex assessore ai Lavori pubblici, Giulia Fresca. L’ex amministratrice che durante il primo mandato di Occhiuto monitorava i lavori su piazza Bilotti con i suoi “sopralluogando”.

    Lei è stata assessore ai Lavori pubblici del Comune di Cosenza durante il periodo in cui si costruiva piazza Bilotti e, ci sembra, che lei avesse anche presentato un progetto. Immaginava che poteva andare a finire così?

    “La storia di piazza Fera nasce con un concorso nazionale di progettazione bandito alla fine degli anni 90 sotto l’amministrazione del sindaco Giacomo Mancini. In quell’occasione si registrò un discreto numero di gruppi partecipanti, tra i quali il mio con il progetto “Imago Urbis” che giunse tra i finalisti e fu inserito, come tutti, all’interno di una pubblicazione realizzata dall’amministrazione comunale del tempo. Ciò mi ha consentito di conoscere perfettamente ogni aspetto critico che avrebbe riguardato la realizzazione di un eventuale progetto, conoscenze che ho più volte adottato allorquando, da giornalista del Quotidiano della Calabria, fui chiamata a seguire gli sviluppi che il sindaco Salvatore Perugini, insieme alla dirigente Sabina Barresi, aveva inteso perseguire affidando all’architetto Pietro Caruso, vincitore del concorso originario, la realizzazione della piazza, divenuta, dopo la sindaca di estrema sinistra, Eva Catizone, Piazza Bilotti. Quando, successivamente, il sindaco Mario Occhiuto, decise di “personalizzare” l’idea di Caruso, il quale, a fronte del pagamento di un progetto non adottato e di incarichi “di consolazione” per la progettazione di Piazza Amendola e Piazza Riforma (dove peraltro ai tempi di Mancini si era aggiudicato il secondo concorso di progettazione!), io criticai aspramente la scelta invitando alla indizione di un nuovo concorso di progettazione, tenuto conto che bisognava, secondo le parole del primo cittadino, ripartire da una “nuova” piazza. In realtà non era così e sotto questa operazione ci sono stati da subito grandi interessi privati che riguardano proprio il concept design, analogamente a quanto accaduto per tutti i progetti “strategici” di Cosenza. La mia presenza in giunta con Occhiuto e’ stata, come ho più volte detto, un tentativo mal riuscito da parte del sindaco di far fuori una compagine politica della maggioranza, ponendola in difficoltà di fronte alla scelta del nome da sottoporre per l’esecutivo. Io ero persona difficile da controllare e soprattutto troppo “scomoda” tecnicamente e proprio questi motivi hanno costretto il sindaco ed i suoi adetpi, (dopo che il mio nome era stato fatto con l’intenzione che fosse ostacolato ma al contrario, è stato invece sostenuto) a dovermi mettere nella condizione “minima” di operatività. Fu allora che ho inventato la figura dell’assessore di cantiere recandomi quotidianamente a “sopralluogare” con tanto di documenti e scambi con le ditte e la manovalanza. …Rispondo alla domanda…Sapevo che sarebbe andata a finire cosi? Un tecnico porta a termine i propri lavori ed in questo progetto l’interesse della ditta doveva essere quello di rientrare il prima possibile con il capitale speso attraverso la gestione dei parcheggi. Tali considerazioni valgono in un contesto di normalità e, come ho già detto prima, questo progetto non è nato normale e non poteva finire diversamente”.

    La magistratura si è fermata per il momento agli imprenditori, ma Nicola Gratteri ha sostenuto che gli appalti venivano concessi secondo un codice prestabilito. Ritiene che ci possano essere state anche influenze politiche?

    “Assolutamente si. Io ho già rappresentato alla Procura della Repubblica di Cosenza, quando sono stata invitata a dare un contributo per la chiarezza di molti aspetti come persona informata sui fatti, di azioni che, seppure apparentemente rispettose delle procedure, di fatto non lo erano. Sarebbe sufficiente chiedersi quante imprese che operano in città, pur assumendo continuamente incarichi, dimostrano di aumentare il numero dei dipendenti per rispondere, nei tempi giusti, a tutti gli affidamenti contemporaneamente, e quante ditte, anche storiche ed accreditate, non abbiano avuto nemmeno la possibilità di poter essere invitate a qualche piccola opera di intervento. L’ influenza politica a Cosenza non ha un colore unico ed univoco. Ci sono ben altri interessi che serpeggiano sotto la immagine di facciata della politica. Non è mai stata una novità ed il Procuratore Nicola Gratteri, persona che conosco personalmente e stimo da sempre, sa bene che tutti i personaggi della politica cittadina sono collegati a doppio giro, vuoi per motivi parentali, vuoi per scambi di favore, vuoi perché è sempre stata forte l’idea dei comitati di affare e, guarda caso, (se solo volessimo ricordare il Palazzo della Sanità o le costruzioni su viale Parco) passano gli anni, le situazioni, le condizioni ma i legami si rafforzano e le persone coinvolte sono sempre le stesse (o loro diretti congiunti). La vera piovra criminale cosentina ha centinaia di tentacoli e, purtroppo toccano anche alte sfere e le grandi corporazioni capitoline. A me dispiace per quanti credono ancora nella politica pura e nel ruolo terzo delle Istituzioni. Su Piazza Bilotti la mia voce di invito al Prefetto di Cosenza di non rendersi correo nella consegna della Piazza alla città non è stata ascoltata. Il sequestro doveva essere fatto prima dell’evento di Capodanno e non solo per irregolarità economico/finanziarie e di infiltrazioni criminali ma per motivi, molto più semplicemente, tecnici”

    Quando lei ha ricoperto il ruolo di assessore ha mai avuto sentore di qualche irregolarità?

    “Assolutamente si ed avevo la necessità di rendermene conto “dati alla mano” a cominciare dalla contabilizzazione e dalla verifica dei collaudi in corso d’opera. Ma, nonostante la mia insistenza, ogni mia richiesta di atti contabili non è mai stata soddisfatta dal RUP (ben comandato dal primo cittadino) ed in merito ai collaudi in corso d’opera ho assistito personalmente alla esecuzione di pseudovisite che sono state sempre oggetto di critica da parte mia (da tecnico prima che da assessore) per la superficialità con la quale molti aspetti venivano assentiti ed approvati. Se posso esprimere una considerazione personale ritengo che questa indagine, se sarà condotta nella misura giusta e senza condizionamenti, sia solo l’inizio di una lunga serie di azioni che usciranno dal Vaso di Pandora. Non credo che le persone coinvolte direttamente, nella qualità di padri di famiglia, rimarranno in silenzio di fronte alla possibilità di richiamare alla responsabilità i diversi, singoli attori protagonisti! Onestamente mi dispiace per la città, per quel luogo che poteva davvero essere una bella piazza anziché una brutta pagina di pseudo architettura e soprattutto per il bilancio comunale che troverà le cifre non rendicontate inserite nei PAC come debiti fuori bilancio. I cittadini forse, solo allora, capiranno che a volte, le scelte impopolari dei singoli, sono più giuste di quelle collettive”.

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