Roberto e quel suo impulso d’amore finiscono in ‘cella’

Questa è una storia triste che mescola passione e persecuzione, romanticismo e possessività, amore e fantasia

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    Quei fiori d’arancio, “coltivati” nella mente. Questa è una storia triste, una storia che mescola passione e persecuzione, romanticismo e possessività, amore e fantasia. Questa è una storia di un disagio. Umano, mentale, esistenziale. Questa è una storia che “unisce” vittima e carnefice in un abbraccio che “stritola” l’affetto, “affanna” l’amore, fino a farlo smettere, perfino, di respirare. Questa è la storia di una mente “malata” che “infetta” di persecuzione e possessività la vita, la quotidianità e la tranquillità di una donna. Questa è la storia di Roberto, (nome di fantasia, ndr) “macchiatosi” del gravissimo reato di stalking e persecuzione. Questa storia inizia una decina d’anni fa, in una sala d’aspetto del Centro di Igiene Mentale di Cosenza. Roberto, affetto da problemi di natura psicologica e relazionale, con scatti impetuosi d’affettività e un bisogno, quasi farmacologico, di attenzioni, entra nel Centro d’Igiene Mentale, per una visita. Nel centro, proprio quel giorno, a veicolare il traffico delle “menti impazzite”, c’è Eleonora (altro nome di fantasia, ndr). La dottoressa, descritta da tutti come una delle pschiatra più brave, dotata di un istinto amorevole e comprensivo nei confronti dei suoi pazienti, accoglie Roberto, mettendolo a proprio agio e ascoltando i suoi tormenti interiori e i suoi demoni esistenziali. Roberto parla, si sfoga, racconta. Eleonora, invece, ascolta, prende appunti e studia il paziente, “leggendo” le sue espressioni facciali, interpretando i suoi messaggi corporali e osservando la gestualità di Roberto. Una gestualità che permette ad Eleonora di capire meglio chi ha davanti. Per Roberto quello con Eleonora non è solo un incontro terapeutico, ma diventa un momento d’amore. Esagerato, esasperato, incontenibile, irrefrenabile, impulsivo. Roberto, spinto da quegli impulsi d’affettività, progetta il suo presenta e pianifica il suo futuro. Roberto si convince che Eleonora è lì per lui. Pronta a dirgli “sì”, per tutta la vita. Da quel momento, per Eleonora inizia un vero e proprio incubo. Roberto “insegue” la sua “metà” ovunque. Per strada, sotto casa, nel centro di igiene mentale, nei bar, nei supermercati. Eleonora se lo vede davanti, come un fantasma. Come un demone, come un incubo. Ad occhi aperti. Eleonora le tenta tutta per “disinnescare” l’impulsività e la possessività di quel suo paziente. Ma, niente. Roberto insiste. Eleonora, tanto preoccupata quanto in difficoltà, capisce che la comprensione serve a poco. Ci vuole un atto. Di forza. Ecco che, allora, si reca dagli inquirenti e denuncia tutto. Con dovizia di particolari e con precisione, quasi chirurgica, la psichiatra racconta ai detective tutto il disagio che vive e che sopporta. Gli inquirenti, raccolta la denuncia, avviano le indagini e, mattone dopo mattone, raccolgono le prove contro il ragazzo, “inchiodandolo” alle sue responsabilità. Ma, Roberto, non molla. Quella dottoressa è solo sua e, deve esserlo per sempre. Per la vita. Scatta il primo provvedimento, ma Roberto quel muro che la legge vuole costruire tra lui e la sua amata, lo butta giù a picconata d’amore e d’affetto. Con il passare dei giorni, delle settimane, dei mesi, la situazione peggiora. Roberto cerca nuovi approcci. Durante un convegno medico, Roberto “appare” tra la folla. Eleonora lo vede e lo semina con lo sguardo. Lo scorso 8 marzo, lo stalker ritenta l’aggancio, facendo recapitare alla psichiatra un mazzo di mimose. Anche in questi due nuovi episodi, Eleonora presenta denuncia. Ripartono le indagini e gli inquirenti accertano che la firma di quelle persecuzioni è sempre la stessa: Roberto. Il sostegno dei familiari, la vicinanza degli amici, i suggerimenti dei conoscenti sul cercare di arginare Roberto e le sue impulsività interiori, falliscono. Roberto non s’arrende. Lui e la “sua” donna devono stare insieme. Lo vuole lui, lo vuole il destino, lo vuole la sua mente. Il procuratore capo della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, firma un decreto per “arginare” Roberto. Il paziente, i suoi tormenti interiori, le sue impulsività esistenziali, i suoi scatti affettivi e la sua mente “esplosiva” d’amore, vengono ristretti in un centro di sicurezza di Santa Sofia d’Epiro. Qui Roberto, verrà ascoltato, curato e controllato. E, sperano i familiari, anche “liberato” dalla morsa della sua ossessività.

    Carmine Calabrese

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