Blue WhaleChallange: fake news o gioco reale e letale per gli adolescenti?

LE INTERVISTE DI COSENZAINFORMA.IT La criminologa Monica Capizzano: “Il Blue Whale s'inscrive nel contesto più ampio delle sfide estreme su Internet. Alcuni adolescenti sentono la necessità di mettere alla prova il lato oscuro di loro stessi”.

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    Dopo il servizio delle Iene non si fa che parlare del Blue WhaleChallange, il gioco della Balena blu che sembra essere costato la vita a diversi ragazzi nel mondo. Esistono due diverse filosofie di pensiero: una che ritiene si tratti in gran parte di allarmismo, attivato da una serie di “fake-news”, e una seconda che ritiene si tratti di un vero e proprio pericolo. Forse la verità sta nel mezzo. Tuttavia, anche se la questione è stata gonfiata, questo continuo parlarne non fa altro che aumentare il rischio di emulazione da parte dei ragazzi. Per discutere del fenomeno e che effetti abbia prodotto nelle new generation, Cosenzainforma ha intervistato la psicologa, criminologa e scrittrice, Monica Capizzano.

    C’è stato un notevole e improvviso salto generazionale dagli anni Novanta ad oggi. In quel periodo non esistevano i social, si organizzavano le pizze il sabato sera, la domenica pomeriggio si andava al cinema e poi presto a casa. Ora invece, se un ragazzo non haun account suFacebook o Snapchatè preso in giro. Come giudichi questa trasformazione?

    Io la chiamo involuzione. Da quando internet è entrato a far parte delle nostre disinformate vite, le famiglie si sono divise in due gruppi. Da una parte abbiamo genitori attenti, che si preoccupano del contenuto che circola in rete e provano a stare al passo dei loro figli per proteggerli e guidarli. Dall’altra, genitori felici e spensierati dal fatto evidente di aver demandato una parte fondamentale dell’educazione agli aggeggi elettronici; utili educatori, baby sitter e gruppo di amici virtuali.Abbiamo insegnato ai nostri figli l’estemporaneità dei sentimenti, l’amore che è eterno finché non si cambiostato (sentimentale ndr) su Facebook; gli abbiamo insegnato a sentirsi frustrati e arrabbiati se il cellulare non funziona, perché educati ad avere ogni cosa con un click. Genitori Peter Pan che si preoccupano di essere amici dei loro figli, senza sgridarli per evitare di minare un impianto educativo privo di fondamenta.E, soprattutto, li abbiamo iscritti, minorenni, su Facebook e gli abbiamo mostrato che se sbagli nella vita virtuale non c’è ripercussione in quella reale.

    Naturalmente, la prima “canna” a quattordici anni è quasi un obbligo. Troppa libertà da parte dei genitori o è il mondo che cambia e bisogna adeguarsi?

    Il mondo cambia ad ogni stagione e, nella maggior parte dei casi, in negativo. Se dovessimo adeguarci a tutto quello che accade, ci estingueremmo in poco tempo. Per fortuna non è così. Ma lo sai cosa accadrà? Che tra qualche anno la situazione sarà più critica. I millennials saranno i nuovi genitori: quegli adolescenti di oggi cresciuti da Zuckerberg e Shmidt, vulnerabili quanto un pc connesso alla rete senza antivirus, che si esprime attraverso emoticons e conferisce punizioni in video chat.

    Attualmente i minorenni della generazione 2.0 sono attratti da tutto ciò che produce adrenalina. Vedi il caso del Blu Whale. Puoi spiegare di che si tratta?

    Il Blue Whale è un horror game per via delle prove devastanti a cui un adolescente deve sottoporsi. Letteralmente “gioco della balena azzurra”, per l’assonanza a quello che naturalmente accade alle balene azzurre, che tendono a spiaggiarsi e morire. Il Blue Whale non è scaricabile, ma è necessario essere invitati a giocare tramite hashtag, gruppi chiusi e specifici link sui social media. Una volta scaricato il gioco, chi è al di là dello schermo si impossessa del social e della vita della vittima.Il gioco prevede 50 giorni di prove, durante i quali la violenza aumenta fino a raggiungere il culmine nell’ultimo giorno. Ad ogni iscritto viene assegnato un “curatore”, che invierà le prove da sostenere alla vittima e questa, a sua volta, dovrà inviargli prove foto/videografiche a testimonianza della prova sostenuta. I ragazzi vengono manipolati mentalmente e, al 50 esimo giorno, verrà chiesta loro la prova finale: uccidersi lanciandosi da un palazzo.

    Il game che spinge a uccidersi, proviene dalla Russia. Tuttavia fonti governative di Mosca spiegano che i decessi violenti di minorenni non sono aumentati rispetto allo scorso anno…. Non è che il BlueWhale sia uno dei tanti fenomeni estivi creato per aiutare i media in mancanza di notizie a riempire le pagine dei giornali o i blocchi degli online?

    Sebbene non sia stata ancora dimostrata la relazione diretta tra i giovani che si sono tolti la vita e il Blue Whale game, sono tantissimi i teenagers morti e che hanno preso parte a questi tipi di perversioni online. Il Blue Whale s’inscrive nel contesto più ampio delle sfide estreme su internet e non è stata e non sarà né la prima né l’ultima delle mode on line. Facciamo attenzione agli atti di emulazione e non perdiamo di vista che alcuni adolescenti sentono la necessità di mettere alla prova il lato oscuro di loro stessi.

    In Italia si sarebbero verificati tre casi legati a questo fenomeno: un ragazzo che si è ammazzato lanciandosi da un palazzo, un episodio secondo a Pescara. Mentre una ragazza a Cosenza sarebbe stata salvata dalle forze dell’ordine. 

    In Italia, l’incertezza nella correlazione tra il Blue Whale e i suicidi di questi ragazzi è ancora più alta che altrove. Non abbiamo dati certi e le forze dell’ordine non si sbilanciano. Quasi certo è che un adolescente che oggi arriva a togliersi la vita ha sicuramente un pc o un cellulare che in sé racchiude parte della causa.

    Che deve fare un genitore se dovesse accorgersi che il figlio ha modificato il suo comportamento mostrando segni di depressione o violenza?

    I genitori devono conoscere ciò che accade in rete e non sottovalutare. È importante conoscere questi fenomeni che si diffondono a macchia d’olio in rete e tutelare i ragazzi dalle trappole del web. Non bisogna farsi vedere allarmati o, ansiosi. I nostri figli hanno bisogno di essere ascoltati, anche quando ci chiudono la porta in faccia. Se gli mostriamo controlli ossessivi, innalzeranno le barriere e non verremo mai a conoscenza di quello che in rete li turba. Ore trascorse davanti al pc, testa china sul cellulare, frustrazione, irascibilità, silenzi, cambi di umore repentini. Sono tutti segnali da leggere e interpretare. Da soli non riuscite ad aiutarli? Affidatevi ad amici, a professionisti, a persone competenti. Ma non smettete di stargli accanto. Esistono i metodi per monitorare i nostri figli senza invadere i loro figli. Oggi non abbiamo più scuse, tutti a scuola di internet. Bisogna conoscere a fondo abitudini e stili di vita virtuali dei nostri adolescenti.

    Infine, quale può essere il messaggio da dare ai giovani e ai genitori per evitare inutili tragedie?

    I genitori non sono dei supereroi. Possono sbagliare. Se riuscissimo ad accettare questo, forse la strada da intraprendere non sarebbe così tortuosa. Non esiste un ragazzo felice e spensierato, che non mostrava sintomi di depressione che si toglie la vita. Esiste la disattenzione, il disinteresse, l’isolamento, esistono i silenzi, le scuse non dette, gli abbracci non dati e le porte chiuse mai aperte.Insegniamo ai nostri figli a dire “no”, a cadere, a sbagliare, a dire la loro. E mentre crescono e diventano gli uomini e le donne per cui abbiamo faticato, facciamogli sapere che ci siamo sempre, che siamo lì pronti a sorreggerli, ad applaudirli, a piangere e a ridere insieme. I genitori non sono e non dovrebbero essere gli amici dei propri figli. Sono semplicemente genitori. Esseri umani senza alcun potere speciale. Vulnerabili. Di notte non proteggono la terra dai malvagi, ma vegliano sui propri figli. Qualcuno ci riesce. In molti falliamo. Ma non per questo non ci riproviamo.

    Astolfo Perrongelli

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