Per scappare dalla realtà, si rischia di cadere nel precipizio della vita

IL COMMENTO. Anime malate d'insofferenza e di noia (di Carmine Calabrese)


Anime malate di carenze affettive. Di crisi d’identità. Di fuga dalla realtà. Di disconnessione di comprensione. Di impennate d’egoismo. Di istinti di ribellione. Di scatti di impulsività. Di necessità di sfuggire da se stessi e dal mondo. L’escalation di casi, purtroppo non episodici e non rari, di Blue Whale, che si stanno reclamizzando in rete, stanno infettando anche le nuovissime generazioni cosentine e dell’hinterland, è l’ennesimo e allarmante megafono di un malumore esistenziale che sta divorando gli uomini e le donne del domani. Ci sono ragazzini e ragazzine che, nonostante la loro esistenza sia come un grande parco divertimenti ancora tutto da esplorare, vorrebbero salire sulle montagne russe e schiantarsi contro la realtà, solo per provare l’ebbrezza del brivido, solo per sentire addosso il tocco della morte, solo per avvertire sulla pelle il graffio del pericolo. Per questi teenager la realtà puzza di normalità e a loro non piace. Vogliono sentire il profumo della follia, vogliono annusare l’adrenalina che è nell’aria, vogliono sballarsi di alternatività. Quella in vendita a buon mercato su un pc, quella scaricabile su uno smartphone, come se fosse un’app. Ormai sulla rete si trova di tutto. Dagli incontri facili, ai procacciatori di anime. Dalle chat hot, agli sfogatoi virtuali e virali. La rete non è sempre un’amica di cui fidarsi e con cui confidarsi, è spesso una nemica, come la peggiore delle matrigne. E’ spesso una favola, senza lieto fine, senza buoni e senza eroi. E’ una favola piena di carnefici e di vittime. L’aspetto che preoccupa maggiormente e allarma ancor di più è che questi episodi si verificano, non in famiglie, sballate dal disagio o stordite dalla precarietà, ma in case cosiddette normali, dove, probabilmente, la connessione comunicativa tra genitori e figli e la complicità tra le generazioni a confronto, non funziona più. Valentina, appena 15 anni, è in cura da uno psichiatra per disintossicarsi da chat. Lei, figlia di due genitori in vista, ha sempre contrastato le regole di sua madre e di suo padre. Il suo essere ribelle, così come la sua indole un po’ sregolata quanto anarchica, l’ha sfoggiata in rete, dividendo e condividendo i suoi sbalzi d’umore e le sue fughe dalla realtà, in una chat di suoi coetanei. Una chat dove Valentina si è sempre sentita capita e protetta, coccolata e ascoltata. Ma, anche raggirata da chi, approfittando della sua fragilità emotiva e psicologica e della sua volubilità caratteriale e comportamentale, l’aveva convinta a scappare di casa e che si sarebbe preso cura di lei. Ma, quel finto amico, di Valentina voleva solo il suo corpo e rubare la sua innocenza. Per sua fortuna, Valentina ha scelto di confidarsi con un’amica di chat che ha avvisato i genitori della 15enne, salvandole la vita e anche la dignità, la verginità e il futuro. O, come Jacopo, quasi sedici anni, che convinto dagli amici a cliccare un ok su una mail, s’è ritrovato catapultato nel mondo di Elena, avvenente 27enne, disinibita e provocante che, in realtà, era un ventenne “collezionista” per passione e per devianze di immagini spinte e foto hot, inviate via mail, e messe in mostra a caro prezzo. Jacopo quando ha visto sul suo pc, comparire quel messaggio “Ciao, sono Elena, ho 27 anni e ho una gran voglia di fare cose strane. Adoro farle e sono disposta a fare quasi tutto. Sto cercando qualcuno che abbia voglia di me. Ho pensato proprio a te, perché penso che abitiamo vicini. Se anche tu hai voglia di vedermi e fare qualcosa con me, rispondimi qui. Intanto ti faccio vedere alcune mie foto nuda. Clicca qui per vederle”. E, davanti a quell’invito, il 16enne non ha saputo proprio resistere e ha cliccato, ritrovandosi in un labirinto senza uscito. Un labirinto di perversione, peccato e ricatto. Semplificare la questione con un riduttivo rapporto complicato tra genitori e figli, sarebbe oltremodo dannoso. Farebbe più danni dello stesso Blue Whale o di tutte le altre trappole della rete. Questo mal di vivere, deve essere, non solo curato, ma soprattutto, letto e decifrato. Prima che sia tardi. L’insofferenza e la noia, così come la voglia di evasione dalla realtà o di fuga dai propri anni e dalle regole sono “germi” di ogni epoca. Basti pensare a “Gioventù bruciata” pellicola degli anni ’50,  con James Dean, dove l’attore, diventato famosissimo per l’interpretazione del ribelle Jim Stark, sperimenta sulla sua pelle la voglia matta di mettere alla prova il suicidio e la sua ebbrezza. Che resiste agli anni, alle epoche e contamina anime e menti fragili e “infetta” la rete come un virus. Letale.