Sindacati e Rsu contro Crisci: una riorganizzazione senza né capo e né coda

Incredibilmente il rettore azzera l’area della Comunicazione Istituzionale e delle Relazioni Esterne

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    Le Organizzazioni Sindacali e le RSU, – si legge in una nota –  alla luce del confronto avuto in data 05/6/2017 con l’Amministrazione Universitaria sul progetto di riorganizzazione degli uffici e dei servizi dell’Ateneo, ritengono doveroso evidenziare la propria posizione e i punti deboli che lo stesso progetto presenterebbe.

     

    La proposta di riorganizzazione degli uffici e dei servizi, trasmessa alle organizzazioni sindacali con nota prot. n. 12424 del 31 maggio 2017, è stata adottata dal Direttore Generale in conformità agli indirizzi strategici di organizzazione degli uffici e dei servizi, deliberati dal Consiglio di Amministrazione nella seduta del 16 gennaio 2014 e successive: 19 settembre 2016, 12 ottobre 2016 e 14 marzo 2017, tralasciando la delibera del Consiglio di Amministrazione del 23 aprile 2014,  che definiva la dotazione organica dei dirigenti di seconda fascia dell’Ateneo, individuando il numero di “Ripartizioni” organizzativo-funzionali di livello dirigenziale.

     

    Si tratta dell’ennesima proposta di riorganizzazione di uffici, che segue alla lunga teoria di provvedimenti emessi sullo stesso argomento nell’ultimo triennio (ventidue), inequivocabile documentazione della totale assenza di un progetto di organizzazione dell’Ateneo e della oramai indiscutibile incapacità di programmare l’attività amministrativa, nonostante i ripetuti e vacui richiami al principio costituzionale del buon andamento.

     

    Le scriventi hanno più volte segnalato la necessità inderogabile di una rivisitazione complessiva ed organica della struttura amministrativa, secondo scelte strategiche che tenessero conto di una organizzazione generale delle strutture che di fatto potessero rispondere alle mutate esigenze di servizio.

     

    La scelta opportuna, come più volte rappresentato, non può che passare attraverso la valorizzazione delle competenze professionali già esistenti e di provata capacità, da impiegare in un nuovo assetto strutturale dotato delle figure professionali necessarie.

     

    L’Amministrazione, invece, pur volendo, a parole, “Perseguire l’obiettivo della valorizzazione del personale tecnico-amministrativo attraverso l’individuazione e l’impiego di specifiche competenze, indiscutibile fattore di successo della struttura organizzativa”, nei fatti, con quest’ultimo provvedimento, procede all’ennesimo rimescolamento senza, peraltro, seguire un criterio logico.

     

    Rimescolamenti che, nell’ultimo triennio, hanno riguardato, in particolare, determinate strutture (Centro Residenziale, Centro ICT, Servizi per la Didattica, l’Area Ricerca, Affari Generali, Orientamento) come dimostrano i continui spostamenti dei rispettivi responsabili, disposti con provvedimenti “umorali”, che nulla hanno a che fare con l’invocato principio della “Rotazione degli incarichi”, ma, più semplicemente, penalizzazioni di competenze professionali, mediante svuotamento di compiti e funzioni. Non esiste una mappatura delle professionalità interne e il personale viene trasferito da una struttura all’altra, senza mai attivare preliminarmente procedure trasparenti di mobilità interna per la copertura dei posti disponibili.

     

    Una dimostrazione che la proposta di riorganizzazione in esame non migliora affatto l’assetto organizzativo è data dalla incomprensibile decisione di chiudere la comunicazione istituzionale (il Portavoce del Rettore è tutt’altra cosa), relegando di conseguenza l’Ateneo all’isolamento anche relazionale oltre che fisico; di essa resta, come ultima traccia, la mera gestione tecnica del portale.

     

    Si istituisce l’Area Servizi di Supporto alle Attività di Ricerca, ma non c’era già una Area Ricerca di più ampio respiro? Con questo ennesimo provvedimento di riorganizzazione si tenta ancora una volta di separare e sovrapporre i progetti di ricerca.

    Nei provvedimenti di riorganizzazione si richiama spesso il Decreto Direttoriale n. 65 del 12 febbraio 1998, con il quale si è proceduto a una riorganizzazione dell’Amministrazione Centrale in Aree, Settori, Uffici e, in via immediata all’individuazione dei responsabili delle Aree funzionali. Nelle premesse del provvedimento si legge: “Preso atto delle proposte rappresentate sull’argomento dalle Organizzazioni Sindacali nell’incontro avvenuto giorno 23 gennaio 1998.”

    Provvedimento basato su ben altri metodi, che si ispirava ai principi della trasparenza e della concorrenza in termini di mobilità interna.

    Da stigmatizzare è il tentativo dell’attuale Governance di emarginare, nei processi decisionali concernenti l’organizzazione degli uffici, le Parti Sociali, privando così il personale destinatario della necessaria rappresentanza in un confronto democratico, che, in una società civile ed evoluta, li dovrebbe precedere e fondare.

    La bozza presentata sembra avere come obiettivo, non tanto la progettazione di nuove unità operative che siano in grado di rispondere in maniera più efficiente ed efficace alle nuove esigenze dell’Ateneo, quanto piuttosto le persone fisiche (nomi e cognomi) da spostare da una parte all’altra e, per quel che riguarda l’assegnazione delle mansioni agli spostati e persino degli spazi in cui dovranno operare, rinvia a successivi provvedimenti; il tutto in capo al Direttore Generale.

     

    Vengono meno gli obiettivi che una amministrazione pubblica dovrebbe perseguire:

    a) motivare le persone (comunicare per condividere per conseguire);

     b) ottimizzare l’utilizzo delle risorse;

     c) ridefinire i confini delle responsabilità funzionali e, al tempo stesso, renderli facilmente attraversabili dai processi di lavoro;

    d) coniugare la trasparenza dei processi di lavoro con “legalità”, la tempestività e la semplificazione con “opportunità” e senso del “pubblico interesse”.

     

    Ciò non potrà che portare a una impossibilità di gestione degli uffici, oltre che a un inevitabile inasprimento ulteriore del clima tra il personale tecnico amministrativo e di biblioteca.

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