Davigo, Colombo, Morra e Vetere domani a Cosenza

Parleranno di corruzione, giustizia e libertà

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    Giustizia giusta, giustizia e libertà, corruzione. Termini complessi, su cui scrivere trattati di sociopolitica e di filosofia. Definire una giustizia giusta, infatti, vuol dire ammettere la possibilità del suo contrario o semplicemente la necessità di rafforzare il sostantivo. Sulla seconda espressione, invece, occorrerebbe scomodare i francofortesi, per i quali era vera o l’una o l’altra. Della cosa non erano affatto convinti i partigiani, che ai termini dedicarono uno dei più organizzati movimenti di liberazione dal nazifascismo. Parole, quindi, cui in Italia dovremmo essere avvezzi, eppure, se continuiamo a parlarne, più di qualcosa in questi decenni di democrazia non ha funzionato. Non è casuale che ne trattino domani a Cosenza due dei protagonisti del pool di Mani pulite, che determinò il passaggio – quanto meno formale – dalla prima alla seconda Repubblica, Pier Camillo Davigo, presidente della II Sezione Penale presso la Corte suprema di Cassazione, Gherardo Colombo, ex consigliere presso la Corte di Cassazione, insieme con Nicola Morra, senatore M5S, e Ugo Vetere, sindaco di Santa Maria del Cedro, invitato per le sue ultime battaglie contro certi poteri istituzionali che non lo stanno affiancando sulla questione relativa all’occupazione illecita del demanio. Si parlerà di corruzione, quindi, un male che rischia di diventare banale se non viene impedito con le adeguate misure di prevenzione, se non si percepisce che il suo contrasto deve coinvolgere tutti, nessuno escluso, a cominciare dalle piccole azione individuali e quotidiane.

    Tania Paolino

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