‘Grazie, professore’

Lo scrittore e giornalista Letterio Licordari, in esclusiva per Cosenzainforma, lo ricorda così

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    C’è una esclamazione che viene spontanea alla notizia della scomparsa di Stefano Rodotà, “NO!”, a simboleggiare il rammarico per la perdita di una delle figure più autorevoli del mondo giuridico italiano, nonché strenuo difensore dei diritti e della Carta Costituzionale. Poco più di sei mesi fa, infatti, lo abbiamo visto soddisfatto, assieme ad Anna Falcone e ad Alessandro Pace, per la risposta degli elettori alla proposta di modifica contemplata nel referendum del 4 dicembre.

    Cosentino di nascita, romano di adozione, Rodotà verrà ricordato per essere stato un Presidente della Repubblica gradito alla gente, ma non ai giochi sotterranei del potere, ma soprattutto per essere stato il primo Garante per la protezione dei dati personali, eliminando il caos che in questo settore vegetava prima del 1997 e armonizzando le delicate problematiche con quelle dei Paesi europei e non. E’ stato anche componente delle commissioni Affari Istituzionali e della “bicamerale” per le riforme in questo settore. Membro del Consiglio d’Europa, ha partecipato alla stesura della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

    Ha insegnato Diritto Civile presso le Università di Macerata e Genova prima e poi di Roma, ma ha portato le sue tesi giuridiche in numerosi atenei europei, soprattutto alla Paris 1 Pantheon-Sorbonne, degli Stati Uniti d’America, del Canada, dell’America Latina. Il patrimonio che lascia a noi e alle generazioni future è immenso e prezioso. In queste ore i media celebrano un giurista e un politico (eletto deputato da indipendente per la prima volta nel 1979 nelle liste del PCI, pur essendo di estrazione socialista) di elevato spessore, che ha meritato grande rispetto e ammirazione da parte di tutti, compreso il M5S, che lo indicò quale candidato “super partes” al Quirinale nel 2013.

    Da queste colonne ci piace ricordare il suo amore per la Calabria: anche se non ci tornava più come un tempo, amava i luoghi della sua gioventù, Cosenza, San Benedetto Ullano e San Marco Argentano, e dobbiamo essere davvero orgogliosi che sia stato un figlio illustre di questa terra. Mancherà, certo che mancherà alla politica e alla società italiana, un paladino dei diritti come Stefano Rodotà, che lascia in eredità anche l’attenzione verso un’informazione corretta e coerente, che si è sempre sintetizzata negli editoriali sul Corriere della Sera della figlia Maria Laura, alla quale – assieme a tutta la sua famiglia – vanno le condoglianze di questa testata. Non lo salutiamo né con un R.I.P. né con altre melense frasi, ma a Stefano Rodotà diciamo semplicemente “grazie, professore!”.

    Letterio Licordari

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