‘Paura per una scultura? Bisogna temere gli allarmi sociali, non l’arte’

ESCLUSIVA. Cosenzainforma.it torna sull'opera che ha destato clamore in città. E lo fa intervistando la curatrice della mostra, Martina Cavallarin

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    Quella scultura dell’uomo che pende, lì, in bella mostra nella vetrina della galleria d’arte Ellebì, a Cosenza, ha suscitato polemiche in città. Qualcuno l’ha considerato troppo “forte”, quasi violenta. Cosenzainforma.it ha raggiunto telefonicamente Martina Cavallarin, la curatrice della mostra dello scandalo, “Thesaurus”, a Venezia dove si trova per un evento collaterale della Biennale 2017.

    Lei è un’esploratrice di talenti artistici, dalla pittura alla fotografia , dal video alla scultura e all’installazione. Ma l’ attività di scouting per individuare gli artisti che, potenzialmente, potrebbero avere un buon successo è possibile anche con l’esposizione delle loro opere nelle gallerie d’arte. Forse anche qualcosa in più, non è solo individuazione ma anche comprensione profonda delle dinamiche che animano il sistema dell’arte contemporanea. Lei come descrive la correlazione tra arte contemporanea e le gallerie d’arte?

    Vorrei cominciare col dire che l’arte contemporanea non è facile. È avanti , all’apparenza e con inganno può sembrare indelicata e lascia perplessi e spiazzati. Le gallerie d’arte rimangono il punto di riferimento per il collezionista o l’appassionato d’arte intenzionato ad acquistare delle opere. Ma l’arte non si può solo fossilizzare nel collezionismo classico, sarebbe un’eresia. L’arte è divenire, l’arte contempla il passato, il presente e il futuro. L’arte è divenire, è un cambiamento spaziale e temporale. Il divenire nasce anche dalla ricerca che dà la possibilità agli artisti esordienti di far vivere le loro creazioni. Le gallerie d’arte sperimentano e scommettono su due realtà : affiancano i talenti emergenti promuovendoli e vendono le opere di artisti ormai affermati e presenti da tempo sul mercato. Non parlerei di mecenatismo , ma di essere propositivi. È ammirevole il giovane artista che sperimenta , nonostante la sua esigenza artistica spesso non sia devota al dio denaro. Nella società odierna purtroppo assistiamo alla riduzione della persona a homo oeconimicus , l’artista non è sempre vincolato al mercato, l’opera d’arte dell’artista emergente non è certezza di sussistenza, esistenza e riconoscimento economico. Gli artisti emergenti sono da stimare per la loro libertà di essere se stessi nonostante l’indefinito. E provo profonda gratitudine per le galleriste d’arte Marilena e Claudia Sirangelo, che non si fermano solo al collezionismo, nonostante le opere nazionali e internazionali del 900 che posseggono, ma accolgono la ricerca e gli artisti emergenti. Soprattutto perché la galleria d’arte Ellebi è nel Meridione. Il Sud è un territorio sociale complicato , c’è un pregiudizio grottesco nello scommettere sui giovani artisti, si ha un’ errata interpretazione del bisogno culturale-artistico quasi viene etichettato come un’opportunità sociale inutile. Credo che invece il Meridione abbia bisogno di fare rete e di costruire progetti artistici che intensifichino la collaborazione tra soggetti pubblici e privati, promuovendo quella dimensione dialogante e cooperante dell’agire che rappresenta un valore aggiunto e un beneficio diffuso.

    “ Perché secondo lei l’esposizione di un’opera in vetrina ha creato “paura”? Lei ritiene giusta una “selezione” su cosa esporre per non offendere la sensibilità dei passanti?

    La vetrina della galleria è un paesaggio ibrido, un luogo privato che però si affaccia, innestando un dialogo, sullo spazio pubblico della strada. In quell’affaccio avviene la “fruizione nella distrazione” come afferma Walter Benjamin anche a proposito dell’arte pubblica, fuori dalle mura del museo. Anche la televisione è una vetrina, ma non si affaccia sulla strada; la televisione entra suadente e infida nelle nostre case. Con o senza “parental control” . Una televisione colma di violenza, quella sì, la violenza della banalità, del vuoto, dell’annichilimento e dello svilimento. Ma poi siamo sinceri, quante volgarità troviamo mentre passeggiamo per le strade? Perché non ci accorgiamo di ciò che veramente brutale e immorale è intorno a noi ? Fa più clamore un manichino sospeso in una vetrina di una galleria d’arte rispetto al quotidiano scenario di uomini e donne intenti a giocare alle slot machine. Io temo più un allarme sociale come la ludopatia, non un’ opera d’arte. L’arte è una domanda aperta sul mondo, è curiosità, è territorio di transito instabile e straordinario, e quindi mai rassicurante, per menti aperte o desiderose di aprirsi, disposte alla conquista di nuove possibilità: l’arte massaggia il muscolo atrofizzato della coscienza collettiva. L’arte contemporanea, e tutta la grande arte è sempre contemporanea, ha una sua bellezza transeunte e variabile nei secoli. L’artista è un manipolatore di segni che trova nel mondo e che traduce secondo la sua propria visione nella magia dell’opera. La critica Rosalind Krauss ci ricorda che nel suo nucleo più ostinato l’arte è sovversione, sfida, individuazione di alternative. E quindi anche violazione di divieti, scavalcamento che riporta in luce quanto era stato represso o rimosso e istituisce corrispondenze inattese tra percezione e pensiero. L’arte si prefigge di destabilizzare le nostre abitudini di pensiero, per farci progredire e crescere.”

    Cosa vorrebbe dire ad un bambino che entra per la prima volta in una galleria d’arte moderna?

    “I bambini amano l’arte perché sono persone che ancora posseggono integre una curiosità senza filtri che si va, anche se non sempre inevitabilmente, ad annacquare nel tempo. Gli adulti a volte perdono il senso dello stupore e per evitare tale decrescita infelice i bambini devono progredire contornati da stimoli, possibilità, interazioni. C’erano molti bambini la sera dell’inaugurazione di Thesaurus, molti. E sedevano sui gradini accanto all’opera di Dario Agrimi “Non dice chi è”, una scultura sospesa in stato di equilibrio impossibile, con le fattezze di un corpo incappucciato di cui si vedono solo i giganteschi piedi neri sospesi, e ridevano di quegli arti iperrealisti giganteschi, delle unghie così simili e così diverse dalle loro. Guardavano in silenzio o sorridenti, sempre con occhi colmi di meraviglia, dispositivo che attiva i meccanismi della crescita e dell’apertura a un universo infinito. Ecco, parliamo della meraviglia. Ecco , la verità è che il bambino non urla terrorizzato alla vista di un appeso, di una ferita, di un’immagine insolita, del diverso, ma diversamente il bambino urla stupefatto perché lì si manifesta il suo desiderio di capire e la sua apertura al mondo. Il bambino si sarà chiesto “ Ma come fa a restare sospeso? “ . Forse avrà pensato : “ Allora i supereroi esistono!”. La curiosità e l’immaginazione sono prerogative necessarie per la crescita , gli adulti possono accompagnare di risposte il tragitto di vita dei più piccoli. I genitori non possono e non devono essere distratti nei confronti della crescita del pensiero e della coscienza critica dei loro figli e della collettività intera. Ora mi sento di dire ai genitori: portate i bambini fuori di casa e lontani dalla televisione e dalla “democratica pornografia” della rete. Accompagnateli nei musei, davanti a Caravaggio con le sue spade e teste mozze e serpenti di Medusa, alla Crocifissione di Mantegna, ai regni destabilizzanti di Hieronymus Bosch, ai mondi costruiti dagli artisti contemporanei che hanno lo sguardo prismatico della libellula e le facoltà dell’androgino, uomo e donna insieme con tutta la sua potenza e il dono della specialità. Accompagnateli e fatevi accompagnare, e ascoltateli. Imparerete molto dal loro sguardo aperto all’altro e alle diversità che implicano intelligenza e attitudine allo sviluppo. L’arte è un territorio d’esperienza in cui crescere insieme.” Per chi volesse seguire il consiglio della critica d’arte e curatrice Martina Cavallarin ,la galleria d’arte Ellebi ha organizzato un evento “NON DICE CHI È. L’arte tra dialogo e meraviglia”. L’appuntamento è per mercoledì 29 giugno. Alle ore 18 è prevista l’accoglienza di bambini e ragazzi dove potranno fare il gioco dell’arte ‘’Dimmi chi sei’’ con fogli e matite colorate per la libera espressione dei bambini nell’arte. Alle ore 19 ci sarà un incontro aperto per tutti coloro che sono desiderosi di ampliare gli orizzonti, scambiare opinioni, aprirsi al dialogo con Dario Agrimi, autore dell’installazione “Non dice chi è”,il corpo sospeso che ha fatto e fa parlare tutta la città.

    Alessia Rausa

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