EDITORIALE. Diverso da chi? Differente per cosa?

Questa è la Cosenza che ci piace: culturalmente matura, tollerante e libertaria (di Carmine Calabrese)

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    Diverso da chi? Differente per cosa? Sono ancora alti e rumorosi i decibel dell’eco della festa del Gay Pride. Cosenza, anche ieri, ancora una volta, ha dimostrato la sua maturità culturale, la sua indole tollerante, la sua vocazione libertaria, sfilando, orgogliosamente, con la città e per la città sotto i colori di un grande arcobaleno. Cosenza, ancora una volta e anche ieri, ha esaltato la bellezza della spontaneità, ha evidenziato la semplicità della naturalezza, ha consacrato la felicità di essere e sentirsi liberi. I mille e oltre partecipanti al raduno che, orgogliosamente, convintamente, festosamente, hanno sfilato da piazza Loreto fino a piazza Amendola, sventolando i vessilli della difesa dei diritti, sono la più bella immagine di una città che cresce, che lotta, che abbatte i pregiudizi e sfida le barriere. Soprattutto quelle mentali. Le più pericolose, spesso le più insuperabili ed impenetrabili. La festa di ieri insegna che la diversità non deve mai essere vissuta come uno spavento, non deve essere mai misurata come metro di paura, non deve essere mai utilizzata come strumento di differenza. L’unica diversità che più spaventa, che oltremodo terrorizza, è quella di chi, vestendosi d’ipocrisia o truccandosi di normalità, s’esibisce in pose di finta naturalezza, nascondendosi. Essere omosessuale non è né una colpa, né una condanna. Essere intollerante, essere chiuso mentalmente, essere ignorante, invece, diventa una colpa grave e una malattia incurabile. Ieri, uomini e donne di ogni età, famiglie e adolescenti hanno manifestato la loro voglia di esserci, hanno portato in strada la spontaneità dei loro sorrisi. Una coppia di neo sposi, dopo aver pronunciato il proprio convinto sì in chiesa, ha scelto di unirsi anche alla festa e nella festa, sfilando e danzando sotto la musica dell’amore. Quello che non conosce differenze cromosomiche, quello che ama l’affinità tra gli stessi sessi. La Cosenza che ieri ha festeggiato per strada e sfilato per tutta la città è la Cosenza che vogliamo, è la Cosenza di cui ci sentiamo orgogliosi di appartenere, è la Cosenza che crede ancora nelle favole. Il resto, l’hanno fatto i cartelli, i sorrisi dei partecipanti, la spensieratezza di chi c’era. Gli amici e le amiche omosessuali che abbiamo visto sfilare, abbiamo ammirato per strada, li rivendichiamo con estremo orgoglio. Nei loro occhi, nei loro sorrisi, nei loro sguardi, nella loro naturalezza abbiamo visto tutta la loro grandezza. Umana, spirituale, antropologica, psicologica. Nei loro sorrisi, nella loro spontaneità, nella loro essenza, nella loro naturalezza abbiamo visto la luce, abbiamo respirato la speranza, abbiamo annusato la vita.

    Foto di Marina Pasqua

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