La Sila violentata da incendi e incuria

Il Comitato Ambientale Presilano lancia per la sua tutela una campagna su change.org

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    Povera Sila! Appena ieri il Comitato ambientale Presilano, dalla sua pagina facebook, lanciava la petizione su change.org, dal titolo Fermiamo l’invasione della plastica nel Parco Nazionale della Sila, diretta a Sonia Ferrari, Commissario straordinario dell’ente Parco, e al Presidente Mario Oliverio. Qualche ora dopo, o contemporaneamente, i rifiuti finivano tra le fiamme dei roghi, che si sono mangiati alberi, sottobosco, animali. Uno scempio inaudito. Il territorio silano, come si legge nella petizione, “è continuamente violentato da persone incivili che, dopo aver banchettato, abbandonano rifiuti tra i boschi. I danni maggiori derivano dall’abbandono di plastiche, per lo più stoviglie, che si sbriciolano e permangono su e nel terreno per decenni, con conseguenze devastanti per l’equilibrio dell’ecosistema”. Il Comitato chiede ai destinatari delle firme “di individuare soluzioni tempestive al problema e in particolare di introdurre norme che vietino, all’interno del perimetro del Parco, il trasporto e l’utilizzo di stoviglie usa e getta di plastica o altro materiale non compostabile”. Oggi lo stesso Comitato interviene sugli incendi delle nostre montagne, dietro i quali è sempre più chiaro un disegno criminale, “un ennesimo disastro, funzionale solo agli interessi economici di gente senza scrupoli”. E a poco valgono i turni massacranti di quanti in questi giorni si stanno prodigando nello spegnimento del fuoco, mettendo anche a repentaglio la propria vita. Quando finalmente l’emergenza sarà superata, il Comitato si impegna a chiedere l’adozione di misure straordinarie, che impediscano che il crimine venga portato a compimento, e l’imposizione di un lungo periodo di fermo del taglio dei boschi, per raggiungere al più presto una superficie boschiva almeno pari a quella precedente all’estate 2017. I danni al patrimonio floro-faunistico sono ingenti. Sarebbe opportuna anche la sospensione della prossima stagione venatoria, per favorire il ripopolamento degli animali, di cui, secondo alcune statistiche, sono state falcidiate almeno due generazioni. Ma, purtroppo, se da una parte si ode il lamento di Cassandra, profetessa di sventure poi verificatesi ma rimaste inascoltate, dall’altra si assiste al pianto del coccodrillo, che, pur vedendo i risultati vergognosi sotto i propri occhi, preferisce continuare a tenerli chiusi per non intaccare interessi discutibili.

    Tania Paolino

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