Estate 2017, tra incendi, mare sporco e furti

È la fotografia di una stagione che quest’anno non è stata bella per la nostra regione

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    L’estate non è ancora finita ma possiamo provare a tirarne già le somme. Anche quest’anno i condimenti sono stati il mare sporco, i furti, le sagre e gli altri eventi culturali, il turismo più o meno di basso livello; a farla da padrone, però, come non mai gli incendi.

    E saranno proprio gli incendi a lasciarsi dietro un cumulo di cenere e danni ambientali mai registrati, ettari ed ettari di boschi andati in fumo, flora e fauna da reintegrare per salvare quel che resta del nostro ecosistema, oltre alla dimostrazione dell’esistenza di una criminalità pervasiva e subdola, quella zona grigia, a chiamarla come don Luigi Ciotti, difficilmente individuabile eppure presente e attiva.

    La mafia che si ricicla, che si camuffa, che si infiltra, contro la quale occorre studiare nuove strategie di contrasto, a favore della quale vanno anche certe facili e comode scorciatoie, del tipo “non è mafia, è criminalità di bassa lega”, come se anche la mafia non lo fosse…Gratteri ci dice che occorre puntare sulla scuola più che dare soldi alle associazioni antimafia di mestiere.

    Il geologo Tansi dà indizi sulle probabili strategie degli incendi. Il dott. Laghi non smette di avvertire sui rischi gravi connessi alle centrali a biomasse, e non solo. Insomma, ci sono indicazioni e metodi. Ma in estate siamo tutti un po’ distratti, anche l’impegno va in ferie. Se non fosse per avvenimenti terribili che richiamano la nostra attenzione, quelli lontani da noi e quelli a noi vicini. Ieri, l’incendio a Cosenza.

    Un banale incidente, che nasconde e, nello stesso tempo, sbatte in faccia a tutti una situazione di degrado economico-sociale. Tre persone, avvolte dalle fiamme, che invano hanno chiesto aiuto, difficilmente scompariranno dai ricordi della città e si cancelleranno dalle coscienze di chi ha favorito o taciuto la loro condizione.

    Nessuno giudica, ma va preso atto che in città si è più soli e indifesi se si è anziani. Siamo chiamati in causa proprio tutti, invece, chi occupa un ruolo istituzionale, chi è semplice cittadino. Il vecchio, il disabile, il disoccupato diventano un fastidio quando si vedono e quando si sentono.

    Categorie in disuso, oggi è più trendy occuparsi di altri soggetti deboli, senza sapere che una società va salvata nel suo complesso, se si vuole evitare una “guerra tra poveri” e innescare una competizione, là dove invece occorrerebbe solidarizzare e fare fronte comune.

    Un concetto difficile da capire, per chi proprio su quella guerra vuole lucrare, anche solo in termini di consensi elettorali. Brutta estate, quella del 2017! Avevamo pure provato a essere spensierati, ma non è colpa nostra se poi succedono tutte queste cose!

    Tania Paolino

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