La “rossa” di Calabria in grande spolvero al VI Festival di Campora San Giovanni

La “Cipolla Rossa di Tropea Calabria Calabria” I.G.P, festeggia numeri da capogiro a tutto vantaggio delle imprese, dell’occupazione e del Pil regionale

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    Campora S.G. – 20/08/2017 – Il trionfo della “Cipolla Rossa di Tropea Calabria Calabria” I.G.P. E’ andata così al sesto Festival della “rossa”, tenutosi il 13 agosto scorso, che nel basso Tirreno cosentino, in agro di Campora San Giovanni, nel comune di Amantea, così come nelle vicine e catanzaresi, Nocera Terinese e Gizzeria, trova da oltre cinquant’anni linfa vitale nella terra limosa affacciata sul mare, esposta ai venti caldi provenienti dal Tirreno. In realtà la presenza della cipolla rossa sulle coste calabresi risale ad una ventina di secoli addietro. Il prelibato ortaggio pare sia stato importato addirittura dai Fenici e diffuso tra le popolazioni autoctone che ne apprezzarono subito il sapore dolce e le proprietà medicamentose, ora riconosciute a livello internazionale dai più importanti laboratori scientifici del pianeta, che ne hanno osannato le proprietà organolettiche. Insomma la cipolla rossa di Tropea avrebbe proprietà antitumorali, antisclerotiche con benefici per il cuore e le arterie. E non è tutto. Una specie di toccasana, che dalle parti di Campora San Giovanni gli anziani conoscono bene. Ecco perché, assieme ai pomodori giganti della vicina Belmonte Calabro ed al peperoncino piccante, non manca mai sulle tavole delle popolazioni di questo lembo di Calabria. E se il rating della cucina calabrese ha subito una giusta e virtuosa impennata negli ultimi mesi, grazie anche al servizio sul New York Times del gennaio scorso, che la colloca tra le 25 migliori al mondo, lo si deve anche alla “rossa” di Calabria, che non ha eguali in tutto il pianeta per qualità e gusto. E infatti a Campora, sulla coltura della cipolla, che ha tempi di coltivazione e produzione lunghi, dall’autunno all’estate, si è sviluppato nei decenni un tessuto imprenditoriale rilevante, che contribuisce ad elevare il reddito pro capite nella vasta area prima accennata e da un impulso notevole alla formazione del Pil regionale. Basti pensare, per andare ai numeri, che nel solo territorio camporese se ne producono quasi mezzo milioni di quintali, per essere collocati nella rete della grande distribuzione italiana ed europea. Ma anche sul mercato d’oltre oceano ci sono richieste pressanti di approvvigionamento che, tuttavia, per le caratteristiche del prodotto che abbisogna di tempi brevi di stoccaggio e trasporto, incompatibile con i trasferimenti via mare, non possono essere del tutto soddisfatte. I quasi mille ettari di terreno coltivato sono divisi tra decine di aziende agricole, che producono, confezionano e collocano sul mercato la “rossa”, fornendo occupazione stagionale a centinaia di persone che lavorano il prodotto a mano per quasi l’intero ciclo industriale. Tra queste è degna di nota l’azienda Veltri, nel settore da 50 anni, che coltiva e commercializza una parte considerevole della produzione camporese. Un’impresa antica, avviata con lungimiranza dal capostipite Salvatore, e portata avanti dal figlio Antonio. Ma già i figli di quest’ultimo sono ben inseriti in azienda e ne assicurano il futuro. Il Festival, dunque, diventa, ogni anno, il giusto riconoscimento alla regina degli ortaggi calabresi. Anche questa volta, tra taranta e stand, sagre e cucina sperimentale, tutto, ovviamente, rigorosamente a base di cipolla rossa di Tropea preparata in decine di modi diversi, in piazza San Francesco a Campora San Giovanni sono accorsi in migliaia da ogni dove. Gli stessi turisti che affollano le spiagge del Tirreno e del vicino catanzarese lo ritengono oramai un appuntamento fisso, oltre che un’attrazione, e non mancano di fare incetta del prodotto che poi trasferiscono nei luoghi di residenza. Se c’è una Calabria vincente, anche dal punto di vista imprenditoriale, è dunque quella legata alla produzione della Cipolla Rossa di Tropea – Calabria IGP. Un mercato che può ancora crescere e che può aspirare a far diventare definitivamente il territorio in questione, mettendo a sistema le produzioni autoctone di grande pregio esistenti, un’area d’eccellenza alimentare al pari di quelle a forte sviluppo dell’Emilia Romagna o della Toscana.

    Rino Muoio

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